L’Arcivescovo Cupich: “Sarebbe utile ai vescovi e al Sinodo ascoltare le persone gay e i divorziati”
Corrispondenza di Francis DeBernardo pubblicata su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 17 ottobre 2015, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Durante una conferenza stampa estemporanea lo scorso venerdì [16 ottobre 2015] l’arcivescovo di Chicago Blase Cupich ha affermato che sarebbe molto utile avere ospiti al Sinodo delle persone lesbiche e gay e dei divorziati risposati perché possano rivolgersi direttamente ai vescovi. In una stanza affollata di reporter Cupich, nominato arcivescovo e padre sinodale da papa Francesco, ha parlato con candore e vivacità dei lavori del Sinodo.
Appena ne ho avuto la possibilità, gli ho chiesto: “Sarebbe utile ai vescovi e ai partecipanti al Sinodo ascoltare coppie gay e lesbiche, coppie divorziate, persone che non condividono il magistero attuale, la cui coscienza ha detto loro qualcosa di diverso?”. Cupich ha risposto subito, per nulla scosso: “Sì, forse sì. Lo so per esperienza: quando ho condotto le consultazioni nella mia diocesi ho ascoltato eccome quelle voci, le ho inserite nel mio rapporto, e così forse sono state rappresentate. Ma penso anche che ci farebbe bene ascoltare la viva voce di chi si sente emarginato, non filtrata dalla voce dei rappresentanti o dei vescovi. Questa è una cosa importante, come ho scoperto di persona”.
Un altro giornalista ha chiesto a Cupich, che in precedenza aveva affermato che la Chiesa dovrebbe accompagnare le persone divorziate e risposate attraverso le formazione delle coscienze, se ritenesse che lo stesso principio si applichi alle coppie dello stesso sesso che frequentano la Chiesa, un fenomeno pubblico piuttosto recente. La sua risposta è stata semplice e diretta: “Anche le persone omosessuali sono esseri umani. Esse hanno una coscienza, e il mio ruolo di pastore consiste nell’aiutarle a discernere la volontà di Dio, attraverso un periodo di discernimento e con lo sguardo all’oggettivo insegnamento morale della Chiesa, a capire la chiamata di Dio in quel momento. Per tutti è così. Dobbiamo stare attenti a non etichettare un determinato gruppo come non facente parte della famiglia umana, come se per questo gruppo ci fossero delle regole diverse. Penso che questo sarebbe un grosso errore”.
Un altro giornalista ha fatto una domanda sulle voci secondo le quali il Sinodo potrebbe rivedere determinate espressioni morali come “indissolubilità” e “disordine”. Cupich ha risposto: “Dobbiamo parlare alle famiglie nel modo in cui queste riconoscono se stesse. Certo, è importante avere molti principii, principii generali, categorie, le parole della nostra tradizione e così via. Però, se vogliamo davvero che la gente si impegni seriamente, queste devono capire che noi conosciamo la loro vita [attraverso] il nostro modo di parlare”.
Sull’argomento, molto dibattuto, della misericordia e della chiamata alla conversione, Cupich ha offerto questa analisi: “Dobbiamo credere nella misericordia e nella grazia di Dio per innescare la conversione invece di pensare il contrario, e cioè che solo chi si converte riceverà misericordia. L’economia della salvezza non funziona così. Cristo accoglie le persone ed è grazie a questa misericordia che la conversione si innesca moltissime volte nelle Scritture”.
Cupich ha affermato che la Chiesa deve cominciare a trattare gli adulti come adulti, guidandoli lungo il cammino ma permettendo loro di sviluppare la propria coscienza. Il National Catholic Reporter ha riportato così le sue parole: “’Cerco di aiutare la gente lungo il cammino, e la gente giunge a una decisione in buona coscienza. […] Perciò il nostro lavoro nella Chiesa consiste nell’aiutarla ad avanzare, rispettandola. La coscienza è inviolabile. Dobbiamo rispettare le persone quando prendono una decisione: io l’ho sempre fatto’”.
Poi espone meglio il suo pensiero: “’Abbiamo i mezzi con cui aiutare le persone a giungere a decisioni importanti su come vivere la loro vita cristiana. Penso che viviamo in un periodo che evidenzia ancora di più il bisogno di tale catechesi. […] La catechesi non può consistere solamente nel fornire dottrine rigide […] ma nell’aiutare, nell’accompagnare, nel mostrare il cammino, il sentiero che la Chiesa ha abbozzato con le sue decisioni prudenti.’ L’arcivescovo di Chicago ha poi citato un documento della Commissione Teologica Internazionale, risalente al 2009, sul ruolo della legge naturale, dicendo che ‘è un testo molto importante per questo Sinodo’. […]
Il documento afferma: ‘Nel campo della morale, la pura deduzione attraverso il sillogismo non è adeguata. Più il moralista affronta le situazioni concrete, più deve fare ricorso alla saggezza dell’esperienza, un’esperienza che integra i contributi delle altre scienze e si nutre del contatto con uomini e donne impegnati nell’azione’. […] Cupich ha affermato: ‘Le dottrine non sono sillogismi da cui deduciamo conclusioni. Ad esse bisogna integrare le circostanze della vita delle persone, caso per caso. […] I sillogismi sono importanti. I principii generali sono importanti. Essi limitano però la nostra libertà di affrontare le situazioni reali della vita, che io credo vada di pari passo con ciò che la Chiesa insegna’”.
Il sito Crux riporta un altro pezzo dell’intervista, nel quale Cupich parla dell’impatto degli incontri personali: “Cupich ha ribadito come sia importante per i leader della Chiesa ascoltare e sporcarsi le mani con i singoli credenti per poter capire i loro problemi e fabbricare risposte pastorali adeguate. […] ‘Se davvero vogliamo accompagnare, prima di tutto dobbiamo sporcarci le mani. A Chicago faccio regolarmente visita a chi si sente emarginato, persone anziane, divorziati riposati, gay e lesbiche, sia singoli/e che coppie. […] Penso che dobbiamo conoscere seriamente la loro vita se vogliamo accompagnarli’”.
Dopo dodici giorni di Sinodo, il discorso di Cupich è stato il contributo pastorale più rinfrancante che abbia sentito. Forse questo Sinodo non produrrà i risultati che speriamo, ma oggi ho la sensazione che, se papa Francesco continuerà a nominare vescovi della pasta di Cupich, il prossimo Sinodo o qualsiasi altra discussione sul matrimonio e la famiglia sarà sicuramente molto positivo.
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Testo originale: Cupich: Synod Would Have Gained from Hearing from Lesbian and Gay Couples