Nella chiesa cattolica come sta cambiando l’atteggiamento verso le persone LGBT?
Riflessioni del padre gesuita James Martin* pubblicate sul sito newsday.com (USA) il 25 giugno 2017 , libera traduzione di Silvia Lanzi
Qualcosa di nuovo sta accadendo nella Chiesa cattolica. Il suo modo di porsi nei confronti delle persone LGBT sta cambiando, almeno in alcune parti del Paese. Il mese scorso, il cardinal Joseph Tobin, arcivescovo di Newark (USA), ha
accolto nella sua cattedrale un folto gruppo di persone LGBT. “Sono Joseph, vostro fratello” ha detto, facendo eco alle parole dell’Antico Testamento. Per questi pellegrini è stata poi celebrata una messa. Con il suo predecessore, l’arcivescovo John Meyers, una cosa così sarebbe stata inconcepibile.
Pochi mesi prima il vescovo di Lexington (Kentucky) John Stowe, ha parlato davanti a New Ways Ministry, un gruppo attivo nella pastorale e nella difesa dei cattolici LGBT. Nel 1999 New Ways era stato condannato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, e i suoi due fondatori, il reverendo John Nugent (ora deceduto) e suor Jeannine Gramick, vennero ridotti al silenzio. Che un vescovo in carica abbia parlato in tale sede è un cambiamento epocale.
All’inizio di questo mese, due cardinali – quello di Newark, Joseph Tobin e Kevin Farrell, a capo del dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita – hanno approvato il libro che ho scritto sulla necessità che la Chiesa si accosti alle persone LGBT in modo più compassionevole. Per buona misura un’ulteriore conferma mi è venuta dal vescovo di San Diego Robert McElroy. Com’è potuto succedere? Ecco, per come la penso io, due possibili risposte.
La prima è ovvia: papa Francesco. Non possiamo sottovalutare l’impatto della sua risposta – “Chi sono io per giudicare?” – ad una domanda sui preti gay. Più tardi, sollecitato a spiegarsi meglio, ha detto che la sua affermazione si riferiva alle persone omosessuali in generale.
Durante la sua visita negli Stati Uniti del 2015, Francesco ha incontrato un suo ex-alunno, un uomo gay di nome Yayo Grassi, e il suo compagno. Anche se non ha cambiato niente nell’insegnamento della chiesa, le parole e le azioni del papa lasciano presagire un comunque un modo di porsi della Chiesa più amichevole. E ognuno dei prelati che ho citato – i cardinali Tobin e Farrell e i vescovi Stowe e McElroy – sono stati nominati tutti da Francesco.
La seconda ragione per cui alcuni, nella Chiesa, guardano con occhi nuovi al modo di relazionarsi con i gay cattolici sta proprio nelle sue radici. Pochi mesi fa ho tenuto una conferenza al Catholic Center della Yale University. Un’anziana donna mi si è avvicinata dicendomi: “Padre, ho qualcosa da dirle. Mia nipote è transessuale, le voglio un bene enorme
e voglio che si senta a casa nella Chiesa. Grazie per aver il libro che ha scritto“. È stata la prova che, anche nel decennio scorso, molti cattolici si sentivano a proprio agio nel fare coming out.
L’anno scorso il figlio sedicenne di un padre cattolico gli si è dichiarato. Pochi anni fa, la nonna con cui ho parlato a Yale avrebbe potuto non aver mai incontrato una persona transessuale. Ora quella persona è qualcuno che lei ama. Questo è il volto della Chiesa cattolica in molte parti del nostro Paese. E la tendenza è in aumento.
I cattolici stanno capendo, in numero sempre maggiore, che le persone LGBT sono state escluse, dalla loro Chiesa come nessun’altro gruppo. E ciò è chiaro perché c’è chi sempre più ascolta la loro voce e perché papa Francesco ha permesso ai cattolici di parlare di questi argomenti molto più apertamente.
Questo disgelo però non sta accadendo dappertutto. In molte parrocchie statunitensi le persone LGBT si sentono escluse; in alcune parti del mondo sono trattate con disprezzo. Alcuni pensano che il Papa non abbia fatto abbastanza per il cambiamento e citano, per esempio, la sezione del catechismo che etichetta gli omosessuali come “oggettivamente disordinati“. Comunque, questi passi sono un buon inizio e, di sicuro, sono opera dello Spirito Santo. Come tali, questi cambiamenti non solo non si fermeranno. Ma non potranno nemmeno essere fermati.
* James Martin è il gesuita autore di “Building a Bridge: How the Catholic Church and the LGBT Community Can Enter into a Relationship of Respect, Compassion and Sensitivity” (HarperCollins, 2017)
Testo originale: Change in tone on LGBT Catholics