Stati Uniti. Prove di matrimonio per la nuova generazione gay
Articolo di Benolt Denizet-Lewis pubblicato su D la Repubblica delle Donne del 11 ottobre 2008
(…) «Nell’adolescenza, raramente i nostri sentimenti venivano accettati da famiglia e comunità», spiega Alan Downs. autore di “La rabbia di velluto: come superare il dolore di crescere gay in un mondo di etero”, «spesso poi, quando riuscivamo a esprimere la nostra sessualità, si trattava di un’esperienza segnata da segretezza e manipolazione, o da una vergogna debilitante. Non c’è da stupirsi, allora, se raggiunta la ventina molti di noi si siano dedicati con determinazione al recupero del tempo perduto. E se alcuni abbiano anche esagerato».
«Gli omosessuali di oggi», afferma Jeffrey Chernin, psicoterapeuta di Los Angeles e autore di “Avvicinarsi: guida all’intimità e ai rapporti per uomini gay”, «crescono in circostanze diverse rispetto alla generazione che ha forgiato la moderna cultura gay in questo Paese.
L’adolescenza può ancora essere un periodo difficile, ma i ragazzi gay oggi fanno coming out prima, e sempre più spesso vivono apertamente la propria sessualità. Molti di loro non si considerano molto diversi dai coetanei etero, e spesso desiderano ciò che per tanto tempo è stato esclusivo appannaggio della cultura americana tradìziona : la possibilità di farsi una famiglia»
Drammi della gelosia
Ma cosa è stato a spingere la prima generazione di giovani gay a sposarsi? E, in assenza di un modello a cui ispirarsi, come hanno scelto di impostare le proprie unioni?
Curioso di scoprirlo, ho frequentato per un paio di mesi alcune giovani coppie di gay sposati o fidanzati tutti bianchi e con un titolo di studi universitario (da una ricerca condotta nel 2008 sulle coppie gay e lesbiche di Vermont, California e Massachusetts – tre Stati che offrono ai gay un qualche riconoscimento legale – è emerso che nella stragrande maggioranza dei casi in America le coppie gay che scelgono di legalizzare la propria unione sono di origine europea”).
E, nonostante in Massachusetts tra le coppie dello stesso sesso sposate e di età inferiore ai trenta anni le lesbiche sono il doppio degli uomini gay, ho scelto di concentrarmi su questi ultimi.
Spesso, infatti, le dinamiche dei rapporti tra lesbiche e tra gay sono diverse: «Le donne, sia omosessuali che etero, tendono a voler mettere su casa molto prima degli uomini», afferma Dan Savage, giornalista che cura una rubrica di consigli sul sesso ed è autore di The Commitment, in cui affronta i tema dei matrimoni omosessuali e racconta la propria decisione di convolare a nozze con il suo compagno di lunga data.
Anche Gary Gates. demografo che studia le tendenze della popolazione queer, sostiene la stessa tesi: “Le lesbiche tendono ad avere una compagna fissa più frequentemente rispetto agli uomini gay e a convivere prima. Hanno inoltre maggiori possibilità di avere figli, il che è uno dei motivi che le spinge a sposarsi».
È per questo che, in una sera di inizio autunno, mi ritrovo accanto a Marc e Vassili nel ristorante in cui lui un tempo lavorava come cameriere, e dove i due si sono incontrati un anno fa. «La prima volta che Marc venne al ristorante con i suoi amici pensai che fosse carino», ricorda Vassih. «Ma fece scavalcare uno di loro dalla finestra anziché farlo entrare dalla porta principale, e io dovetti rimproverarlo».
In seguito Vassili invitò Marc per una visita all’acquario. Fu il primo di molti appuntamenti e, circa un anno dopo, mentre i due sì trovavano in un locale gay, decisero di fidanzarsi.
«Lo consideravo il mio migliore amico, sentivo di voler stare accanto a lui per sempre, e allora perché non sposarsi?», racconta Vassili. «Ho sempre saputo di voler vivere accanto a una persona. E so di averla trovata».
Per il loro fidanzamento, però, Marc e Vassili non si sono scambiati anelli, non hanno fatto la rituale cenetta romantica con ‘dichiarazione” finale, nè si sono lanciati in progetti per una imminente cerimonia nuziale. Se gli si chiede il motivo, i due rispondono in coro che «certe formalità non sono necessarie». «Non esiste un modo prestabilito in cui comportarsi: per il nostro matrimonio non ci atteniamo ad alcun modello».
Ma allora perché fidanzarsi subito? Perché non convivere per un anno? La domanda viene respinta al mittente con uno sguardo, comune a molte coppie di innamorati, che sembra dire: “Forse non hai capito quanto ci amiamo”. «Sappiamo che andrà tutto bene», dice Vassili.
«Siamo innamorati e questo basta: so che alcune coppie gay, dopo qualche tempo che stanno insieme, “aprono” il loro rapporto, ma noi non abbiamo intenzione di farlo. Se non volessimo essere monogami non cì sposeremmo. La fedeltà è fondamentale in un matrimonio».
In fatto di fedeltà, giovani omosessualì sembrano non conoscere vie di mezzo. Nello studio di Frederick Hertz, avvocato, autore di una Guida legale per coppie gay e lesbiche, e consulente per accordi prematrimoniali tra coppie gay, una delle frasi ricorrenti è: “Se lui ha una storia, può scordarsi gli alimentì!”.
«Sono parole che non mi capita di sentire dai gay più anziani, che spesso fanno una distinzione tra fedeltà emotiva e fedeltà sessuale. Sulla questione monogamia», afferma, «le coppie di giovani gay sono pìù affini alle coppie etero che a quelle di gay delle generazioni precedenti».
Ti presento i miei
Ma ci sono delle eccezioni. C’è anche chi, come Brandon A. e Brandon L., tradizionalisti sulle formule del matrimonio, si sente anticonformista sulla questione monogamia. Dopo aver «analizzato gli elementi della tradizionale cultura coniugale eteronormativa’,, spiega Brandon A., hanno infatti scelto a quali di essi volersi attenere.
Per cominciare, i Brandon hanno annunciato il proprio matrimonio alle rispettive famiglie, e hanno voluto coinvolgerle nella loro nuova vita.
A loro volta, i genitori hanno reagito con grande entusiasmo: la madre di Brandon A. ha orgogliosamente accompagnato figlio e fidanzato alla serata gay Boston organizza ogni mese e si è esibita con lui in un affiatato ballo a centro pista, mentre la mamma di Brandon L. non ha volutq perdersi neanche un dettaglio della loro storia, compreso quale fosse «la loro canzone».
«È proprio strano», ha confessato in proposito Brandon A., «ho l’impressione di avere con la mia futura suocera delle conversazioni da ragazze!». Avide di racconti, le madri dei ragazzi hanno ascoltato attentamente il resoconto di come Bandon L (che sta concludendo il suo Ph.D, al MIT) ha proposto al suo compagno di sposarlo, inginocchiandosi di fronte a lui durante una cena romantica, con tanto di caminetto e This modem love di Final Fantasyla – la loro canzone – che faceva da sottofondo.
«Gli ho persino comprato un anello», mi ha detto Brandon L. «Di titanio», aggiunge ridendo Brandon A. «Forse sapeva che avrei finito per rompere o perdere qualunque altro materiale».
I Brandon hanno deciso di aspettare un anno o due per completare gli studi prima di celebrare un matrimonio formale. A differenza di Marc e Vassili, ritengono che una cerimonia nuziale sia importante: non come «presa di posizione politica» o per «rìcevere l’approvazione di qualcuno», ma per comunicarsì reciprocamente il proprio amore.
«La maggior parte degli etero non fanno che che parlare di fedeltà», dice Brandon A. «Poi, invece, hanno una storia o si lasciano perché stanno con qualcun altro. Noi abbiamo una ventina d’anni e non abbiamo avuto molti partner sessuali.
Sposarci era importante per comunicarci il nostro amore, ma pretendere che per tutta la vita non proveremo mai il desiderio di fare esperienze con altri non ci sembra sensato. Siamo aperti all’idea
di esplorare insieme la nostra sessualità, in modo da non creare disagio in nessuno dei due».
Stereotipi etero
Se per molte coppie gay sposate a negoziazione della monogamia rappresenta un punto critico, altrettanto critico è il dilemma di come artcolare la propria vfta sociale, In molti lamentano di non aver mai incontrato un’altra coppia di giovani gay sposati, il che li priva di un modello che potrebbe aiutarli a capire i proprio stesso rapporto: come se ci trovassimo su un’isola deserta, afferma Anthony Levin, account executive ventiseienne di Boston che ha incontrato suo marito Daniel Levin, 23 anni, all’università del Minnesota, dove entrambi studiavano.
La principale differenza tra noi e le coppie etero sposate è che loro incontrano ovunque altre coppie simili. Sarebbe fantastico conoscere altri gay sposati da poter frequentare. Un’altra differenza, per lo psicoterapeuta Jeffrey Chernin, è che, in terapia, le coppie gay tendono ad aprirsi più facilmente. Moltì di loro sono già abituati a discutere apertamente i problemi», dice.
Dal momento che non esiste un modello condiviso su come il loro matrimonio debba funzionare, sono pronti a negoziare ogni aspetto del rapporto. Dalla monogamia alle dinamiche di potere, alle responsabilità domestiche».
La maggior parte delle coppie dichiara di riuscire a condividere tali responsabilità alla pari e non sopporta l’idea dì impostare la propria vita domestica sulla base di stereotipi eterosessuali.
Resto sempre Stupito di fronte al numero di persone che ancora ci chiedono, “allora, tra di voi chi è la donna e chi è l’uomo”, afferma Jason Shumaker, che vive in un sobborgo di Boston con il marito Paul McLoughlin Il, docente ad Harvard.
I due si sono incontrati otto anni fa, entrambi venticinquenni, e si sono sposati legalmente a 29 anni. «Credo che sia la domanda più idiota che si possa fare», aggiunge. Siamo sposati, ma siamo anche due uomini, quindi nessuno di noi deve fare la donna”.
Nel 2004, MN mandò in onda un documentario sulla vita di due coppie gay – una di uomini, l’altra di donne – girato alla vigilia delle loro nozze, in Massachusetts. I due uomini, Aaron Pike Shainwald e Stephen Schonberg, celebrarono davanti alle telecamere il loro matrimonio, diventando la quarantaquattresima coppia dello stesso sesso a sposarsi in quello Stato.
Entrambi ventiduenni, si erano incontrati due anni prima da Pods, un locale notturno gay dì Boston. Il loro primo appuntamento, racconta Aaron, «durò tre giorni., e nove mesi più tardi andarono a vivere insieme. All’epoca tutti e due frequentavano ancora il college, ma con l’approfondirsi del loro rapporto entrambi si convinsero a renderlo ufficiale. Volevamo sposarci. e dedicarci l’uno all’altro per tutta la vita, spiega Aaron.
Un anno e mezzo dopo il matrimonio, però. i due hanno iniziato a prendere strade diverse, e dopo aver seguito una terapia di coppia per un anno, Stephen ha chiesto il divorzio. A volte è difficile non considerarsi un completo fallimento. Chi ha visto quel programma in tv ancora mi ferma per Strada per chiedermi come va il matrimonio, il più delle volte rispondo: Benissimo, meravigliosamente!”. Essere gay e già divorziato a 26 anni è “mooolto divertente.
Ora, Aaron ha un nuovo compagno: un cinquantenne («Con i giovani ho chiuso!», scherza), anche lui divorziato – ma lui era sposato con una donna – e si lamenta di non incontrare mai altri giovani gay divorziati.
Ma Aaron non è solo. Seduto in un caffè di Boston, anche a George – un ventiseienne brizzolato che ha da poco lasciato il marito – dispiace di aver contribuito negativamente alte statistiche sui dìvorzi in Massachusetts, tra e più basse della nazione.
“Il brutto è che io non credo nel divorzio: ho ricevuto un’educazione cattolica e, pur se tra alti e bassi, i miei genitori sono rimasti insieme. Ho fatto del mio meglio per far funzionare il mio matrimonio, ma non c’era più nulla da fare”.
Per George e Aaron, come per molti altri giovani gay del Massachusetts, il matrimonio è stata una possibilità per dimostrare al mondo che i rapporti gay possono funzionare. “Un tempo i nostri rapporti venivano rispettati solo quando si dimostravano duraturi”, dice il giornalista Dan Savage, “oggi i giovani gay brandiscono la licenza di matrimonio come a dire: ‘Vede? il nostro è un amore vero. Stiamo insieme solo da cinque mesi, ma siamo già sposati. Dovrete rispettarci!’.
Finché morte non ci separi
In una ventosa mattina, seguo Marc e Vassili che vanno in municipio a ritirare la loro licenza di matrimonio. Sicuri di volerla?, scherza l’impiegata all’apposito sportello. Si!, grida emozionato Vassili.
Poi, con in mano il documento appena ottenuto, fa scorrere o sguardo raggiante sulle formule del documento, che ha due colonne – parte A e parte B – al posto della tradizionale divisione sposo/sposa.
Fingendosi scandalizzato, Marc ruba il documento dalle mani di Vassili, Hey, perché sei tu la Parte A?. Perché sono l’uomo, ovvio, risponde il comagno con una risata.
“Sai cosa ho capito?”, dice Marc. “Che adesso che sono praticamente sposato posso lasciarmi andare. Non è uno dei principali vantaggi del matrimonio? Di certo non andrò più n palestra!”. Poi guarda Vassili, ridendo. «Mi ameresti o stesso se diventassi grasso?. «Naturalmente», risponde Vassili stringendolo in un abbraccio avvolgente. ln salute e in malattia. Finché uno di noi non muoia.., o, per lo meno, sino a quando non ci uccideremo a vicenda.