L’amore è uno sconosciuto. Le storie LGBT che hanno cambiato la mia vita da prete
Dialogo di Katya Parente con don Cristiano Marcucci
“L’amore è uno sconosciuto. Storie LGBT che hanno cambiato la mia vita da prete” (2023, 176 pagine) è il libro di don Cristiano Marcucci uscito per l’editrice San Paolo. Si tratta di una lettura coinvolgente, che avvince dalla prima all’ultima pagina. L’autore ci ha raggiunto per una breve chiacchierata.
Nel tuo blog ti definisci prete 2.0. Perché?
Credo che il sistema Chiesa, così com’è concepito, sia ormai superato. Occorre trovare un nuovo modo, prima di tutto di essere, poi di concepire la pastorale. Le modalità classiche, sacramenti e messe a ripetizione per fare un esempio, sono ormai sorpassate. Le chiese vuote sono un segnale evidente ti: così non possiamo continuare.
2.0 è un modo nuovo, più adatto alla nostra cultura, di vivere la spiritualità. Per questo mi definisco “2.0”, una sorta di upgrade. Non so se davvero lo sono, ma ci sto provando.
Il futuro della religioni sarà di coloro che sapranno veicolare il messaggio spirituale in modo intelligente, e soprattutto aperto all’essenza della fede.
Di che cosa parla “L’amore è uno sconosciuto“, e perché l’hai scritto?
Il mio nuovo libro, questa nuova creatura, è un romanzo autobiografico, pertanto parla di me, dei miei baratri, paure, mancanze, blocchi, ma soprattutto della mia sete di amore.
Racconto la mia esperienza di trasformazione grazie a sette incontri lgbt. Storie che mi hanno attraversato, permettendomi di scoprire pezzi di me.
L’intento del libro è l’Amore, con la A maiuscola. Questo mi muove. Penso sia un bel compendio di accoglienza, tenerezza, dolcezza e bellezza.
La scrittura svela in modo mirabile la mia Anima. Io ne sono semplicemente strumento, la mia penna scorre guidata da un’altra dimensione. Pertanto il libro è mio, ma anche delle persone che incontro, e soprattutto di una dimensione “oltre”.
Nel libro infatti provo a raccontare, a svelare un altro amore, con la A maiuscola. Questa è la sete che abita nel cuore di ogni persona. Il cuore di ogni uomo cerca Dio, l’infinito dell’amore, lo sappia o meno.
Il testo è costruito su due registri: uno orizzontale, gli accadimenti, gli episodi, ciò che accade fuori. E un secondo registro, verticale, cosa accade dentro il protagonista del libro. La prima dimensione possiamo definirla umana, esterna, la seconda divina, interna.
I movimenti di crescita interiori descritti risultano sempre drammatici, perché svelano meccanismi disfunzionali, blocchi, demoni e ombre. Il primo impatto è terrifico, ma poi se accolti con amore, diventano vie di evoluzione.
La copertina del libro, il sacro cuore trafitto da sette spade, vuole esplicitare graficamente questo concetto: il processo di crescita avviene attraverso la sofferenza (fatiche e ferite, fallimenti e cadute), incanalata nell’amore. Ad amare si impara.
Sei un parroco, e quindi in contatto con persone ‘vere’ che vivono vite ‘vere’. Non pensi che il Magistero sia qualcosa calato dall’alto ed elaborato da chi sa tutto di teologia, filosofia e morale, ma poco o nulla dei problemi e delle lotte di ogni giorno?
La dottrina, teologica o filosofica, è importantissima, ma chiede di mettersi a servizio dell’uomo. Nel Vangelo di Giovanni Gesù si definisce “via, verità e vita”, per sottolineare come la verità sia custodita dalla via, la strada, e la vita, l’esperienza.
Quando la dimensione dottrinale non accoglie l’uomo, cade nella deriva dell’ideologia (mondo laico) o del dogmatismo (mondo religioso). Ed è un rischio sempre presente, nell’individuo come nel sistema.
“La legge è per l’uomo, non l’uomo per la legge.” La dottrina va incarnata nella vita degli uomini. Così come un vero desiderio, un amore autentico, chiede l’accoglienza della legge, della struttura. Il vero godimento chiede di incorporare la legge: un piacere che non incontra l’esperienza della legge diventa godimento mortifero.
Questo è il grande tema e problema della nostra cultura. Oggi non siamo più nel tempo dei “no”. Il problema attuale è il tutto lecito, tutto va bene, tutto si può fare. Nessun limite.
Il nostro tempo è invaso da questo godimento e permessi estremi. Non siamo più nel tempo dell’oggetto proibito, ma del godimento che non incontra nessuna esperienza del limite.
Nel libro provo a descrivere amori veri, che non chiedono sconti e non se la prendono con gli altri, istituzioni comprese.
Cosa pensi dell’apertura della Chiesa tedesca nei confronti dei cattolici LGBTQ?
Penso che occorra accoglienza e misericordia. Questi sono gli ingredienti dell’amore. Il tema del maschile e del femminile è prima di tutto interiore, non è un problema anatomico, ma spirituale.
Tutti siamo maschi e femmine, abbiamo cioè vibrazioni maschili e femminili. Io mi sento molto donna e madre ogni volta che accolgo le fragilità degli altri. Come credo lo sia ogni operatore che svolge un servizio nella relazione di aiuto.
Papa Francesco, per fare un esempio illustre, mostra un’accoglienza incondizionata materna, insieme alla sua grande paternità. A lui non interessa chi sei e che vita conduci, ama la tua umanità.
L’anatomia non fonda l’identità della persona. La Bibbia e le scienze psicologiche sono chiarissime in questo senso, ma il corpo è un aspetto fondante, non posso non considerarlo. Da lì devo partire.
Il corpo non c’entra nulla con la mia dimensione affettiva-sessuale, oppure il corpo definisce totalmente la mia identità sessuale, sono due estremismi, due derive, due facce della stessa medaglia. Credo occorra far riscoprire la propria dimensione interiore alle persone. Definirsi fuori è sempre molto parziale, spesso ingannevole.
Trovi che sia un segno positivo il fatto che una casa editrice religiosa abbia deciso di pubblicare un libro come il tuo?
Credo sia un bel passo in avanti. Un esempio di apertura e di accoglienza. Papa Francesco è l’apripista come Chiesa universale, il mio vescovo come chiesa locale, e una importante casa editrice cattolica.
Sono tre cerchi del grande sistema ecclesiale. Insieme, un passo per volta. Ringrazio tutti loro per la fiducia e la stima. L’amore resta. E salva.
È quello che dice San Paolo nella prima lettera ai Corinzi e Agostino, sullo stesso argomento, afferma: “Ama et fac quod vis!” (“Ama e fa’ ciò che vuoi!”). E noi saremo giudicati proprio su questo (Matteo 25, 31-46).