Sudafrica. La comunità LGBT chiede di non essere emarginata
Articolo di Laetitia Lago Dregnounou e Wandiswa Ntengento pubblicato sul sito dell’edizione in lingua francese di Africa News (Francia) il 20 dicembre 2021, liberamente tradotto da Nadia Di Iorio
La costituzione post-aparheid sudafricana protegge dalla discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Tuttavia, le persone omosessuali e transessuali devono affrontare quotidianamente la stigmatizzazione e la violenza. Nonostante questo, c’è aria di cambiamento da quando le Chiese dedicano spazio alla comunità LGBTQI+, la quale, essendo emarginata, attende ancora di essere integrata nella comunità cristiana eterosessuale.
Dumisani Dube, attivista della causa LGBTQI+, spiega che c’è ancora bisogno di tempo: “È stata una sfida trovare uno spazio privo di discriminazione e odio. Il problema delle Chiese è che affermano che c’è qualcosa di demoniaco nell’avere un diverso orientamento sessuale”.
Proprio grazie agli sforzi di Dumisani Dube, un ministero cristiano che opera per la comunità LGBTQI+ ha creato uno spazio sicuro per circa 500 persone, che sono parte delle stesse comunità in Nigeria e in Zimbabwe, e che hanno trovato rifugio nel Sudafrica.
“Abbiamo ospitato tante persone che vanno e vengono, e si fanno tante cose. Si viene nel nostro gruppo e si prende ciò che si vuole, dopodiché si è liberi di andare dove si vuole, verso qualsiasi fede o religione. Se per esempio qualcuno è musulmano e viene nel nostro gruppo, ci sforziamo di trovargli uno spazio dove può praticare la sua religione senza essere vittima di discriminazione.”
Secondo i militanti, il confino ha amplificato le difficoltà della comunità LGTBQI+, obbligando i giovani a restare nelle loro famiglie o in un ambiente che non accetta la loro identità sessuale.
Testo originale: Afrique du Sud: la communauté LGBTQI+ réclame plus de libertés