Sui cattolici omosessuali è ora di uscire da un vicolo cieco. Intervista a Claude Besson
Intervista di Isabelle B. Price pubblicata su sito Univers-L.com (Francia) il 17 Marzo 2013, liberamente tradotta da: Francesca Macilletti
Claude Besson potrebbe presentarsi ai nostri lettori e spiegarci il Suo percorso riguardante la religione e l’omosessualità?
Sono un ex monaco cistercense (francese), ho lasciato il monastero negli anni ’80 per vivere una vita di preghiera monastica nel cuore della città. E questo radicamento nella preghiera dimora ancora in me. Ho avuto molti impegni nella Chiesa che riguardavano, in particolare, le ingiustizie, ho militato e lavorato al CCFD (Comitato Cattolico contro la Fame e per lo Sviluppo) per quasi dieci anni. La mia fede nel Dio di Gesù Cristo è stata fondamentale nella lotta per ottenere più umanità. Oggi, sono impegnato, tra le altre cose, nella Conferenza Cattolica dei Battezzati Francofoni.Per quanto riguarda l’argomento dell’omosessualità: è stato nel 1999, quando si è discusso (in Francia) sui PACS, che le proposte omofobe e violente di alcuni cattolici mi hanno fatto conoscere lo sguardo discriminatore di molte persone nella Chiesa cattolica. È stato dopo questa presa di coscienza che, con altri cristiani, abbiamo creato il gruppo «Réflexion et Partege» (Riflessione e Condivisione), che oggi è un’associazione senza scopo di lucro.
Potrebbe presentarci meglio l’associazione «Réflexion et Partege» (Riflessione e Condivisione) della quale Lei è il copresidente ?
È nata da un grido di rivolta di fronte alle proposte omofobe di molti cattolici che mi sembravano completamente opposte alla politica di accoglienza che tutte le persone che decantano il Vangelo dovrebbero fare propria. Nell’anno 2000 abbiamo colto l’occasione di un appello del Vescovo di Nantes. Egli invitava tutti i cristiani a scrivere quello che vivevano: riflettete e condividete. Quindi, abbiamo avuto l’idea di scrivere le azioni di cristiani omosessuali raggruppando 13 testimonianza di uomini, donne e genitori. Abbiamo inviato questa raccolta al Vescovo. Egli, toccato dalla cosa, ci ha invitati a testimoniare questa realtà durante un grande incontro durante la Pentecoste del 2000. Le reazioni non sono state tutte positive, ma molte persone ci hanno detto «Ci sono pochi luoghi nella Chiesa in cui possiamo parlare di omosessualità ».
Dunque, il gruppo « Réflexion et Partege» era nato. L’obiettivo dell’associazione era quello di dare un contributo alla riflessione delle comunità cristiane per aiutarle ad aprirsi e ad accogliere le persone omosessuali permettendo loro di vivere rispettando la propria natura, e non di zittire un elemento essenziale della loro vita.
Abbiamo suscitato, nelle parrocchie, un certo numero di discussioni riguardanti questo argomento. Nella dinamica di queste serate di incontri, nel 2005, ci siamo lanciati nella realizzazione di un opuscolo « Orientation homosexuelle et vie chrétienne » (Orientamento omosessuale e vita cristiana). Diffuso non solo nella diocesi di Nantes, quest’opuscolo ha suscitato il vivo interesse di alcuni Vescovi: «il vostro opuscolo è un invito a far avanzare la riflessione e lo utilizzerò per avviare una discussione con le autorità interessate della mia diocesi ».
Oggi, grazie alla diffusione di circa 2000 copie di questo opuscolo, la nostra associazione si è aperta alle persone di diverse regioni della Francia. Dopo 3 anni, abbiamo organizzato un incontro nazionale, sempre con l’obiettivo di fare avanzare la riflessione sull’accoglienza delle persone nella Chiesa cattolica. Il libro che ho scritto, “Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse“, è il frutto di questo lavoro di riflessione durato 10 anni, e di incontri di numerose persone omosessuali. Nella nostra associazione si trovano donne e uomini omosessuali, genitori, sacerdoti e delegati alla pastorale famigliare.
Non sono una specialista della religione cattolica, ma ho la sensazione che la donna non sia considerata alla pari dell’uomo. È una cosa a priori? Ci potrebbe spiegare un po’ meglio il ruolo della donna?
Non è una cosa a priori. È vero che la Chiesa cattolica deve ancora fare molti passi avanti per riconoscere la piena parità della donna. La Chiesa cattolica ha una gerarchia prettamente maschile. In alcune parrocchie al giorno d’oggi, si rifiuta alle bambine di far parte del coro.
L’uguaglianza dei sessi non è ancora presente neanche nella società, anche se delle proposte sono state fatte, grazie agli studi di genere condotti ormai da molti anni. Il fatto che rifiuti l’uguaglianza dei sessi ci fa capire perché la Chiesa cattolica sprechi così tante energie a combattere questi studi.
Quando si parla di omosessualità e della sua condanna da parte della Chiesa Cattolica, si ha l’impressione che si parli soprattutto dell’omosessualità maschile. Perché si ha questa visione? Cosa viene detto riguardo all’essere lesbica?
La Chiesa Cattolica condanna tutti gli atti omosessuali, sia quelli maschili che quelli femminili. Ma è anche vero che, nel passato, ha condannato soprattutto la sodomia praticata dagli uomini
In questo libro, Lei ha chiesto una condanna maggiore per la gente di Chiesa che agisce in maniera omofoba e fa dichiarazioni omofobe. Purtroppo, non denunciando tutte le azioni degli integralisti attuali come i membri di Civitas, la Chiesa non si muove nella vostra stessa direzione. Pensa sia realizzabile questo sguardo moderato che Lei sostiene?
Quando si parla di Chiesa Cattolica, ci si riferisce sempre alla gerarchia. Ma la Chiesa Cattolica è, prima cosa di tutto, un popolo di uomini e donne. E molti di loro denunciano gli atti omofobi. Alcuni Vescovi francesi hanno, durante il progetto di legge sul matrimonio aperto alle coppie dello stesso sesso, denunciato con forza l’omofobia, notando quanto fosse ancora presente nelle anime e nei cuori della Chiesa. Ma, lo riconosco, la gerarchia non ha mai denunciato i membri di Civitas e non è colpa dei scritti su questo argomento. Se la Chiesa vuole essere coerente con quanto dice, credo prenderà coscienza delle sue mancanze e agirà di conseguenza.
Rimproveravo al suo libro “Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse” la mancanza di testimonianze e, in special modo, di testimonianze femminili. È perché le donne sono meno implicate rispetto agli uomini nella vita della Chiesa? Perché sono più nascoste? Perché ne incontra meno?
L’obiettivo del mio libro non era quello di essere una raccolta di testimonianze. Ce ne sono altri testi di questo tipo, tra cui il bel libro dell’Associazione David e Jonathan, “Les homosexuels ont-ils une âme” (Gli omosessuali hanno un’anima?). In effetti, nel mio libro ci sono nove testimonianze di uomini e sei di donne. La prima testimonianza, che conclude l’introduzione, è una lunga testimonianza di una donna.
Molte donne lesbiche hanno apprezzato questo libro. Una coppia di donne isolate si è recata in un’associazione grazie ad esso, mentre un’altra donna mi ha telefonato per ringraziarmi in quanto la sua lettura le aveva fatto scattare un clic. Nella nostra associazione «Réflexion et Partege» a Nantes, ci sono più donne che uomini. Ma è vero che l’omosessualità femminile è più nascosta, come dice Lei. Quella maschile sembra più visibile all’interno della società.
Che cosa ha pensato del dibattito che ha avuto luogo in questi ultimi mesi riguardante il « matrimonio per tutti »? La maggioranza della Chiesa vi si è opposta, ma alcuni cattolici che la pensano diversamente si sono fatti sentire.
La parola dei cattoliche che la pensano diversamente dal clero ha avuto difficoltà a farsi sentire al principio e molti cristiani hanno reagito in questo senso, impedendo alla gerarchia di togliere loro la voce per far credere che tutti i cattolici fossero contro questo progetto di legge. I Vescovi reclamano un dibattito nonostante lo abbiano sempre rifiutato. Non si può chiedere agli altri di fare quello che noi stessi non abbiamo voluto fare.
Il dibattito su questo argomento non è nuovo, contrariamente a quello che alcuni affermano. Già quando si stava discutendo dei PACS, più di dieci anni fa, si è cominciato a parlare del matrimonio. E se ne è parlato anche durante la penultima campagna presidenziale. È sufficiente prendere i giornali dell’epoca.
La Chiesa focalizza la sua attenzione sulla difesa della famiglia, come se fosse l’omosessualità a distruggerla, come se fosse in pericolo, quando invece è uno dei primi valori dei francesi. L’ho detto diverse volte: è quando le famiglie accolgono pienamente questa realtà che essa si costruisce nell’accoglienza del dialogo sereno. Le testimonianze sono numerose in questo senso. Per conto mio, non c’è mai stato un dialogo sereno in quanto, immediatamente, due opinioni si sono scontrate senza ascoltarsi né capirsi. Con questa famosa preghiera del 15 agosto, la Chiesa è come se fosse partita in guerra. Il seguito, lo conosciamo
Ha un altro libro in preparazione ?
No, questo è il mio primo libro e forse anche l’ultimo. È il frutto dell’incontro con numerose persone che, in qualche modo, mi hanno spinto a scrivere questo libro. È a tutte loro che devo la sua nascita ed è loro che ringrazio, perché sono numerose oggi le chiamate per far avanzare la riflessione su questo argomento. Questo libro è pieno di speranza, anche se sono cosciente che ci vorrà del tempo.
C’è qualcosa che desidera dire ai nostri lettori prima di lasciarci?
Vorrei semplicemente dire qualcosa sull’obiettivo del mio libro. Esso di rivolge soprattutto a tutte le persone di buona volontà che cercano di capire meglio la realtà delle persone omosessuali. Spero che il lettore si lasci toccare dalla verità dei comportamenti che ricercano il vero. È una cosa che percepisco durante le conferenze che tengo: l’omosessualità è sconosciuta e molti pregiudizi sono ancorati nelle rappresentazioni mentali, spesso per mancanza di conoscenza e d’informazione sul vissuto delle persone. E non manca il rifiuto della differenza, la quale da fastidio (cf. Introduzione)
Credo che questa mancanza di conoscenza, quest’ignoranza, portino alla paura, e la paura porta all’esclusione, al disprezzo, ai luoghi comuni, ai conflitti, ai ghetti e al desiderio di sbarazzarsi dell’altro. La paura, come sapete, è cattiva consigliera.
È per questo che, nei primi capitoli, ho cercato di fare una sintesi rapida di quello che dicono le scienze umane oggi a proposito dell’omosessualità. Non è certo in poche pagine che si può parlare degli argomenti come la differenza tra uomini e donne omosessuali. Altri lo hanno fatto, ma non era questo il mio obiettivo. (cf. Capire l’omosessualità di Marina Castenada)
Quanto al far percepire il malessere delle persone nelle testimonianza, è stata una cosa voluta, per oppormi ai discorsi di alcuni che affermano che le persone omosessuali siano ben accolte nella Chiesa cattolica. La realtà globale è un’altra e volevo mostrarla attraverso queste testimonianze, notando che non tutte le persone omosessuali sono infelici, depresse o dominate dalle loro pulsioni (p. 55). E per fortuna.
Per quanto riguarda la riluttanza, posso affermare che alcune persone hanno trovato molte delle mie proposte in questo libro troppo avanti ed eccessive. Tutto dipende da dove la persona si posiziona. Il mio libro non è destinato agli omosessuali (anche se molti di loro mi hanno ringraziato), ma alle persone che, nella Chiesa, sono lontani da questa realtà e sono ancora segnati dalla paura e dal rifiuto.
Tra l’affermazione militante, in cui un certo numero di omosessuali non vogliono entrare, e il pesante silenzio della colpa e della vergogna, dal quale alcuni cercano di uscire, voglio rinnovare i fili di un vero dialogo per uscire da una situazione di stallo. I ringraziamenti, molte testimonianze, conferenze e telefonate da persone che hanno delle responsabilità nella Chiesa cattolica, confermano il fatto che le cose vanno avanti, anche se poco alla volta. Siamo partiti da lontano e dobbiamo dare tempo al tempo.
Testo originale: Homosexuels Catholiques – Sortir de l’Impasse : Interview de Claude Besson