Sui labirinti dell’omofobia noi libanesi LGBT abbiamo molte cose da dire!
Testimonianze tratte dal blog Lebidaho (Libano), 17 Maggio 2011, liberamente tradotte da Laura C.
Grazie omofobi, ad ogni schiaffo in faccia, ad ogni calcio nella pancia, ad ogni “Ya fou fou” divento sempre più forte. Tre anni fa non avevo il coraggio prendere parte ad un evento di IDAHO (Giornata internazionale contro l’omofobia). Avevo paura che qualcuno scoprisse che ero gay. Sono cambiate tante cose da allora.Mi sento più a mio agio nella mia pelle. Ho amici che mi vogliono bene e mi sostengono, sia etero che gay. Sono più coraggioso. La vostra ignoranza è stata una delle ragioni principali per cui ho cominciato un blog. Quindi grazie.
Oggi si festeggia la forza che viene dalla vostra prepotenza, la vostra discriminazione e la vostra ignoranza.
Beirut Boy
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I commenti che sento spesso sono qualcosa a cui sono abituata, cose del tipo “da quando ho saputo che Elton John è gay ha smesso di piacermi” e “Preferirei mio figlio morto piuttosto che gay”. Dopo un po’ ho imparato a ignorare ma credo che ‘perdono ma non dimentico’ sia la giusta espressione per quello che mi è successo. So che un giorno farò parte delle persone a cui non si vuole rivolgere la parola, che vengono odiate, a cui si sussurra dietro le spalle.
Fino a qualche anno fa mi importava, ora cascasse il mondo vado avanti per la mia strada, sono contenta di me stessa, della mia sessualità e della mia vita, sposerò la donna che amo e la gente dovrà accettarlo alla fine, perché se mento, nascondo o se ho paura, sarò solo io a dovermene pentire. La lotta contro l’omofobia è importante per me per molte ragioni, una delle quali è la mancanza d’istruzione che le sta alle spalle e un’altra la mancanza di libertà che abbiamo per colpa di un’educazione così terribile. Dobbiamo reprimerci per vivere le nostre vite senza paura, e questo non è assolutamente giusto per nessuno, gay o etero che sia.
Lebanon Rebel
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Gentile cittadino libanese, Lei dice che sono malato anche se potrei essere il medico che le salva la vita. Lei dice che sono sesso-dipendente anche se potrei essere il Suo sacerdote celibatario. Lei dice che sono uno psicopatico anche se potrei essere il Suo presentatore preferito in televisione. Mi chiama pervertito mentre acclama e vota i criminali di guerra. Lei dice di volermi sputare in faccia e dissociarsi da me, ma sa che potrei essere Suo figlio? Il Suo pregiudizio forza le persone come me a sposare una donna, che potrebbe essere la Sua adorata figlia.
L’omofobia è una malattia sociale, che fa male non solo agli omosessuali.
سيدي/سيدتي اللبناني/ة
تقول/ي لي: “إذا ابتليتم بالمعاصي فاستتروا” لكن أي معصية تقصد/ي. تقول/ي انني مريض على الرغم من انني قد أكون طبيبك المنقذ. تقول/ي لي انني مدمن الجنس على الرغم من انني قد اكون كاهنك المفضل الوقور. تقول/ي لي انني مختل عقلياً على الرغم من أنني قد أكون محللك السياسي المفضل. تقول/ي انني منحرف و خطر على المجتمع وأنت تهتف/ي لمجرمي حرب. تقول/ي إذا عرفتني سوف تبصق/ي في وجهي، هل تعلم/ي أنني قد أكون ابنك؟ رهاب المثلية يدفع بشاب مثلي أن يتزوج من امرأة، هل فكرت/ي يوماً أن هذه المرأة قد تكون ابنتك الحبيبة.
رهاب المثلية مرض اجتماعي، لا يؤذي فقط المثليون والمثليات.
RaynbowMonitor
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Un argomento tabù. Qui in Libano, è così che si definisce l’omosessualità. Infatti è quasi impossibile parlarne. Non c’è da stupirsi se siete bloccati su queste idee piene di odio nei confronti delle persone omosessuali. “Lezim nekhod w na3teh” (dare e avere). Questo è quello che ci chiedete. Ma quando vi rifiutate di ascoltare quello che abbiamo da dire, fate esattamente il contrario. Uscite fuori dal vostro guscio omofobico e guardatevi, istruitevi. Siamo umani, siamo normali. Accettateci come siamo, perché non cambieremo. Il vostro tormentarci non ci farà fuggire. Non potete farci cambiare né pregando né costringendoci né riempiendoci di botte. Quello che non ci uccide ci rende più forti, più coraggiosi. Stiamo lottando e non siamo pronti a perdere.
Karim N.
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Tutti indossiamo una maschera per diversi motivi. Io solo perché vivo in una società in cui essere gay è fortemente condannato. Anche se intorno ci sono messaggi che mi dicono di essere veramente me stesso, so che questo è impossibile in Libano. Qui non sono al sicuro. Non posso vivere la vita che voglio. Non posso esprimermi pienamente. Al contrario dei miei amici, non posso uscire con nessuna persona con cui vorrei uscire e quello che è peggio è che non conosco persone con cui possa veramente entrare in sintonia.
Ogni giorno a scuola devo affrontare i commenti e le azioni più odiose. Crollo sotto tutti questi colpi. È una punizione che non mi merito. La gente non vuole credere che l’omosessualità esista e mi attaccano da tutti i lati. Pensano che sia debole, malato e cattivo.
Vogliono che mi autodistrugga e che diventi qualcun altro. Ma devono sapere che non mi fermeranno, non possono farlo perché c’è un’arma segreta che uso per difendermi: la speranza.
Lebanese Alien
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Alcuni ragazzi non ballano al ritmo della canzone. Io sono uno di quelli. In Libano, la gente tende a pensare che io sia un disastro. Per questo ballo al buio, e quando mi guardano non cado a pezzi perché so che presto potrò ballare nella liberale Boston, senza questa poker face. Non voglio restare in silenzio.
Non lascerò che il mio sia un mattone usato per affondarmi. Voglio costruire una casa, un futuro. Libano, sai che ti amo. Famiglia, sai che ho bisogno di te, ma voglio davvero. Voglio questa storia d’amore. Come influisce su di me l’omofobia in Libano? Mi fa venire voglia di andarmene e non guardare più indietro, come tanti altri qui, e non ne sono orgoglioso.
LebaGaGa*
* Il testo rimanda continuamente alle canzoni di Lady Gaga, come ad esempio “Dance in the dark”, “Poker face” e “Bad romance”
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Tre anni. Questo è il numero che mi sono trovato davanti quando mi sono fermato a considerare che quanto mi è costato crescere in un Libano così così (o così?) omofobico. Tre lunghi anni sembra, in cui sono stato capace di confrontare gli appunti con i nuovi amici che ho conosciuto all’estero – a che punto ero quando ho fatto il coming out e quanta strada ho fatto nell’accettazione di me stesso. Ho detto per la prima volta le parole “sono gay” quando avevo circa vent’anni, ma poi ho sentito che avrei potuto farlo anche quando ero un teenager.
Tre anni brevi, comunque, ora che mi sembra di essere sulla giusta via verso la realizzazione di me stesso facendo quello che voglio a modo mio nel mio paese. Essere capace di influenzare quello che il Libano ha da offrire, dallo spirito alla cultura, senza la punizione del giudizio o della condanna da parte della gente. Tre anni in più. Un prezzo abbastanza alto da pagare. Dove sarei adesso se non ci fossero stati? Probabilmente non lo saprò mai. Forse è stato meglio che le cose siano successe. Beh. Ora sono passati…
Gay in Beirut
Testo originale: Today is the International Day Against Homophobia. Lebanon has a lot to say!