Sul quotidiano DOMANI inchiesta su la “rivoluzione nella chiesa. Il calvario dei cattolici Lgbt e la battaglia per farsi accettare”
Scheda a cura de La Tenda di Gionata
Il quotidiano DOMANI, in edicola giovedì 31 dicembre 2020, ha raccontato attraverso una serie di reportage: “Un anno che non avremmo mai voluto vivere e che invece dobbiamo capire e ricordare per tornare infine a sperare”. Tra lwe diverse inchieste proposte troviamo quella curata dal giornalista Luca Attanasio che, a pagina 9, sotto la foto di una madonna dall’aureola arcobaleno, da voce a una “rivoluzione nella chiesa” ovvero a “Il calvario dei cattolici Lgbt e la battaglia per farsi accettare”.
Scrive il giornalista “La loro voce per decenni inesistente o al massimo flebile, sta guadagnando decibel all’interno della Chiesa cattolica e creando brecce anche in contesti inimmaginabili fino a qualche tempo fa. Certi di un ruolo ben definito e del contributo che possono offrire, esistono e resistono volendo con tutte le forze restare dentro la chiesa. …”.
Un un’inchiesta che da voce alle diverse realtà per credenti LGBT e i loro genitori esistenti in Italia ed in cammino nella chiesa e con la chiesa.
Perché, come ricorda Eduardo Zenone, uno dei giovani volontari del Progetto Giovani Cristiani Lgbt intervistati: “noi scegliamo una via diversa dalla contrapposizione, crediamo fortemente che siamo noi a dover accompagnare la Chiesa verso una nuova comprensione perché semplicemente la Chiesa certe cose, non le sa né le capisce al momento. La nostra presenza la costringe a confrontarsi e, alla fine, a reagire”.
Un cammino che nella chiesa cattolica avanza “molto lentamente”, come ricorda Matteo Mennini, storico del cristianesimo all’Università Roma Tre e ricercatore sul tema, che però ha “due tappe fondamentali: il Gay pride del 2000, nel bel mezzo del Giubileo e la reazione che tutta la comunità Lgbt ebbe quando, nel 2008, la Santa sede si oppose duramente alla depenalizzazione universale dell’omosessualità proposta dalle Nazioni Unite. A quel punto, moltissimi credenti lgbt decisero di uscire allo scoperto”.
Ma l’inchiesta sottolinea decisamente come “l’azione di Papa Francesco, in questo percorso dalla negazione alla luce, ha un ruolo decisivo” a partire dal 28 luglio 2013, quando “nel corso del viaggio di ritorno da Rio de Janeiro, dopo aver preso parte alla Giornata mondiale della gioventù, pronuncia la famosa frase «se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?». Sino a giungere alle recenti dichiarazioni di Bergoglio contenute nel documentario “Francesco” di Evgeny Afineevsky, in cui il papa ha affermato «Le persone omosessuali hanno diritto a stare in una famiglia sono figli di Dio. Non si può cacciare via da una famiglia nessuno o renderlo infelice. Si deve fere una legge di convivenza civile, hanno diritto ad essere coperti legalmente».
Un accoglienza nella chiesa che non deve mancare, come ricordò Papa Francesco a Andrea Rubera, un gay cristiano unito in unione civile e con figli che gli aveva scritto, a cui disse “Ho letto la sua lettera e mi ha molto colpito, ma qual è il problema? Lei deve andare e portare i (suoi) bambini al catechismo, si introduca, spieghi chiaramente e vedrà che troverà accoglienza È una cosa giusta per i suoi figli e per lei“.
Come sottolinea nella sua testimonianza Carola Bosi, una catechista lesbica piacentina impegnata in diversi movimenti e percorsi parrocchiali, le parole sul tema di Papa Francesco sono state sempre «un incredibile volano. In meno di sette anni, sembra di essere avanzati di cento” ed hanno permesso nella chiesa di “rimuovere il “non detto”, il celato, ha cominciato a chiamare le cose con il loro nome, in altre parole ci ha fatto esistere».
Un cammino di dialogo nella chiesa e con la chiesa che oggi, come ricorda l’inchieta del quotidiano DOMANI, è portato avanti da “una galassia di circa trenta associazioni (ndr e gruppi di cristiani LGBT e i loro genitori) sparse in tutta Italia e poi ci sono le esperienze di parrocchie o singoli gruppi che raccolgono un migliaio di persone regolarmente impegnate, più un numero enorme di altre che guardano a queste realtà come luoghi sicuri o punti di riferimento” perché come afferma Innocenzo Pontillo, animatore de La Tenda di Gionata, “l’unica speranza di far cambiare la chiesa è suscitando dubbi e interrogativi. E, se non lo facciamo noi, chi mai lo farà?”.