Sul settimanale CREDERE si parla di “Noi, genitori cristiani e il coming out di nostro figlio”
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Sul settimanale cattolico CREDERE N.6 dell’11 Febbraio 2024, in vendita nelle edicole (ma in molte deve essere ordinato espressamente) e nelle librerie Paoline, segnaliamo un’ampia intervista a papa Francesco (pp.16-21) in cui si racconta e parla del suo rapporto con la Parola di Dio, i giovani, le donne e le persone omosessuali.
A un certo punto il giornalista Vincenzo Vitale gli chiede: “Santo Padre, dopo la pubblicazione della dichiarazione Fiducia supplicans ci sono state tante reazioni. Al di là delle singole questioni, qual è l’essenziale di quanto è scritto? Qual è il cuore del documento?”. Il Papa gli risponde: «I peccati più gravi sono quelli che si travestono di un’apparenza più “angelica” (cfr. 2Corinzi 11,14). Nessuno si scandalizza se do la benedizione a un imprenditore che magari sfrutta la gente: e questo è un peccato gravissimo. Mentre si scandalizza se la do a un omosessuale… Questo è ipocrisia! Ci dobbiamo rispettare tutti. Tutti! Il cuore del documento è l’accoglienza».
Subito dopo l’intervista segnaliamo anche il bel reportage di Vittoria Prescindaro su “Noi, genitori cristiani e il coming out di nostro figlio” (pp.24-27) in cui Dea e Stefano, genitori cattolici con un figlio gay della rete 3volteGenitori e soci de La Tenda di Gionata, si raccontano.
Scrive la giornalista: “A volte sono i figli che aiutano le madri a venire al mondo. A farle rinascere. A Dea Santonico è accaduto il 7 maggio 2016 quando il figlio Emanuele, che all’epoca aveva 27 anni, ha raccontato e lei e al padre di essere omosessuale.
Per i genitori è una doccia fredda: la mamma piange, il papà resta senza parole. Subito pensano all’omofobia, alle discriminazioni che il giovane potrebbe subire. Ma per lui «è stata una liberazione». Poco dopo si è laureato e ha voluto una grande festa. Il video girato da un’amica mostra il giovane uomo che, emozionato e sorridente, cita le parole di Harvey Milk, il primo politico americano dichiaratamente gay, e aggiunge: «Anche io devo fare la mia parte, è un dovere e una grande liberazione».
Dea e il marito Stefano sono una famiglia “aperta”: fanno parte della Comunità cristiana di base di San Paolo a Roma. Eppure Emanuele ha comunque sofferto tanto prima di rivelare la sua omosessualità. E ai genitori Emanuele ha affidato una “missione”, che Dea e Stefano portano avanti senza risparmio. Nel 2018 sono entrati a far parte della Rete di Genitori cristiani con figli Lgbt, 3VolteGenitori.
«C’è tanto da fare per sdoganare l’omosessualità. E farlo nella Chiesa cattolica significa arrivare alla società. Emanuele ci ha chiesto di parlare della nostra storia senza remore. Nel gruppo si dice che «l’irreversibilità del coming out non riguarda solo i figli, riguarda anche noi genitori».
… «Questa esperienza ci ha cambiati come persone, nella relazione con nostro figlio, ma anche nel cammino di fede», ricordano Stefano e Dea.