Sulla benedizione delle coppie omosessuali nella chiesa valdese. Una riflessione della Refo
Comunicato stampa Segreteria Nazionale REFO e del Gruppo VARCO-REFO del 17 giugno 2010
A seguito della benedizione della coppia lesbica da parte del pastore valdese Alessandro Esposito della chiesa valdese di Trapani ed in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal membro della chiesa valdese Lucio Malan (ndr segretario di presidenza del Senato Itliano), la REFO – Rete Evangelica Fede e Omosessualità e il VARCO, gruppo di Riconoscimento della Comunità Omosessuale, precisano quanto segue:
le chiese protestanti non considerano il matrimonio un sacramento, anche se in base alle intese con lo stato italiano per i ministri di culto iscritti nei ruoli esiste la possibilità di celebrare secondo il proprio ordinamento dei matrimoni civilmente validi.
Il fatto che la benedizione di una coppia lesbica sia diventata per gli organi di stampa un “matrimonio” costituisce un errore da ascriversi, senza dubbio, a un certo modo di pensare “cattolico romano” che è tornato a diventare “unico” e che finisce con il non considerare l’esistenza di “altre” chiese con teologie, storie, ecclesiologie e tradizioni diverse.
Sottolineiamo inoltre che le benedizioni private di coppie omosessuali esistono già all’interno delle chiese protestanti italiane e molte comunità locali hanno pubblicamente dichiarato la propria disponibilità a procedere in questa direzione.
Trattandosi inoltre, dell’invocazione della benevolenza e della fedele presenza di Dio nella vita di qualcuno/a, se esistessero critiche in questo caso sarebbe come se un padre nel momento in cui volesse benedire i propri figli e le proprie figlie,si sentisse dire che dovrebbe prima chiedere il permesso ai massimi organi rappresentativi della propria chiesa e poi decidere il da farsi.
Ben altro discorso è la benedizione pubblica, con un rito istituito, elaborato e “istituzionalizzato ”con una liturgia formale dagli organi rappresentativi delle nostre chiese dopo regolare dibattito all’interno delle assemblee delle chiese locali.
In questo senso ci preme sottolineare che il Sinodo Valdese dell’area Rioplatense ha dichiarato nell’atto sinodale 15/SR/10 quanto segue:
“sulla base delle riflessioni realizzate dalla chiesa evangelica valdese di Montevideo sottolineiamo il valore della comunità locale come ambito privilegiato di autorità. E’ l’assemblea locale l’organo fondamentale dove si può e si deve decidere sulle questioni essenziali in un ambiente di riflessione e di libertà, sempre in dialogo con la parola di Dio e nell’ascolto attento grazie all’azione dello Spirito Santo nella vita quotidiana.
(…) Dobbiamo incoraggiarci come comunità a sensibilizzarci e ad accogliere, con azioni concrete di formazione, cura ed intervento, questo tema che richiede una risposta evangelica solidale.
Di conseguenza se una comunità riceve una richiesta concreta di benedizione da parte di coppie dello stesso sesso ed ha riflettuto raggiungendo un consenso maturo e rispettoso riteniamo dovrebbe sentirsi legittimata a prendere le decisioni pertinenti in piena libertà.”
Per quanto concerne le chiese protestanti italiane (Battisti, Metodisti e Valdesi) sarebbe improprio affermare che non sono state assunte posizioni ufficiali sul tema dell’omosessualità.
Nel documento dell’Assemblea-Sinodo delle chiese Battiste, Metodiste e Valdesi del novembre 2007 all’art. 4 si confessa infatti il peccato dell’omofobia e si invitano, in seguito, all’art. 7: “e chiese, nell’ottica di uno stato laico, a sostenere e promuovere concretamente progetti e iniziative tesi a riconoscere i diritti civili delle persone e delle coppie discriminate sulla base dell’orientamento sessuale”.
Aggiungiamo inoltre che al momento esistono diversi luoghi di studio e di approfondimento da parte di gruppi di lavoro, anche riconosciuti dagli organi delle nostre chiese (VARCO; Gruppo di lavoro sull’omosessualità; Commissione Culto e Liturgia, REFO), sul tema dell’omosessualità, dove in modo democratico si discute del tema della benedizione delle coppie dello stesso sesso così come sottolineato dal comunicato della moderatora Pastora Maria Bonafede.
Tali studi si sviluppano in linea con la tradizione protestante per cui la chiesa “riformata è sempre da riformarsi” nel rispetto dell’azione dello Spirito e della piena accoglienza fraterna.
Questa tradizione permette ed ha permesso, nel corso della propria storia, alle chiese riformate di aprirsi, ad esempio, al pastorato femminile e sempre questo modo di agire e di approcciarsi ai fatti della vita reale ha permesso alle nostre comunità di considerare argomenti quali il divorzio, l’eutanasia, il testamento biologico, l’omosessualità su un piano umano e storico invece che su quello degli argomenti inalterabili, dei valori non negoziabili o di un ipotetico diritto naturale.
Attualmente, ci sembra dunque, nulla proibisce nelle nostre chiese di pregare con convinzione e affetto per due persone che si impegnano a vivere la loro vita insieme, soprattutto alla luce di quanto dichiarato con forza nella Assemblea-Sinodo del 2007: “che l’essere umano sia fondamentalmente un essere in relazione con Dio e con il suo prossimo e che la relazione umana d’amore, vissuta in piena reciprocità e libertà, sia sostenuta dalla promessa di Dio”.
Pertanto le critiche rivolte al pastore Esposito della comunità di Trapani che ha recentemente invocato la grazia dell’amore di Dio su tutti i suoi figli e figlie, grazia che non esclude una coppia lesbica, sul vizio di forma ci sembrano nella loro essenza un attacco al contenuto stesso e, nello specifico, all’accoglienza delle persone omosessuali per cui tale accoglienza debba sì praticarsi ma “ fino ad un certo punto”.
Siamo convinti e convinte che l’accoglienza e la condivisione, veramente praticata, non può ridursi ad una benevola accettazione delle persone che continueranno, finché non ci sarà una benedizione pubblica e ufficialmente riconosciuta dalle nostre chiese, ad essere trattate come credenti diversi/e, senza che sia loro permesso di instaurare la stessa relazione con Dio di altri fratelli e sorelle che possono, invece, sentirsi benedetti dalla comunità e benedire a loro volta la relazione d’amore che li/le unisce.
Un’ultima precisazione va dedicata al tema dell’ecumenismo e del dialogo con altre chiese che rischierebbe di essere messo in discussione dall’argomento benedizione delle coppie dello stesso sesso.
Tale timore è stato più volte espresso nel corso dell’ormai decennale dibattito sull’omosessualità all’interno delle nostre chiese, evocando di volta in volta fratture al nostro interno con le comunità etniche di tradizione non italiana e ora con altre chiese evangelicali.
Tali fratture, ci consta, non sono mai avvenute. Si sono create invece molte voci disposte al dialogo e al confronto, il che ci sembra il segno di una chiesa viva, mai chiusa in se stessa e disposta all’azione rinnovatrice dello Spirito.