I mille pregiudizi sull’omosessualità che attendono di essere smentiti
Riflessioni di Clude Besson pubblicate sul sito cattolico Reflexion et partage (Francia) il 28 giugno 2013, liberamente tradotte da Dino
Tutti i discorsi, le polemiche sorte intorno alla questione del matrimonio gay e all’omogenitorialità evidenziano che molte persone oggi sono ignoranti riguardo alla realtà omosessuale e a che cos’è l’omosessualità…
Alcuni reclamano un dibattito sul progetto di legge, ma non c’è in programma alcun dibattito sull’accoglienza delle persone omosessuali nella società e nella Chiesa cattolica.
Un giornalista, a proposito del mio libro [1], mi diceva: “E’ necessario aprire un dibattito sulla realtà delle persone omosessuali, un dibattito che non ha avuto luogo…”.
Alla fine del loro libro [2] Serge Portelli e Clélia Richard segnalano che “ancor prima di affrontare queste essenziali questioni [del matrimonio e dell’omogenitorialità], in un primo tempo è necessario che la società ammetta al suo interno l’omosessualità… (…) .
Dal momento in cui l’omosessualità sarà ammessa in quanto tale, e la società si sarà sbarazzata di ogni stereotipo e pregiudizio, compresi quelli che gli omosessuali stessi a volte contribuiscono a mantenere vivi, potrà affermarsi una pacata visione di questa scelta di vita. Sfortunatamente non ci siamo ancora arrivati. L’omosessulità rimane infatti ancora fortemente assimilata ad una sessualità sfrenata e sopra le righe.” [3]
Infatti nelle rappresentazioni mentali sono ancora radicati molti pregiudizi riguardo ad essa, spesso per mancanza di conoscenza e di informazione sul vissuto delle persone e anche per il rifiuto della diversità che provoca disturbo.
Credo che questa mancanza di conoscenza, questa ignoranza, porti la paura, e la paura genera l’esclusione, il disprezzo, la confusione, talvolta i conflitti, i ghetti e alla fine il desiderio di sbarazzarsi dell’altro.
La paura di sapere, è una cattiva consigliera
“Di cosa si parla quando ci si riferisce all’omosessualità? Anche se questo argomento sta progressivamente uscendo dal silenzio, la visione dell’omosessualità per la maggior parte dei nostri contemporanei rimane una visione semplicistica”. [4] E’ importante dunque ricordare alcune fondamentali realtà:
La genesi dell’omosessualità rimane tuttora inspiegata. Dal ventesimo secolo in poi ci sono stati numerosi tentativi di spiegazione. E’ stata dapprima considerata come una malattia mentale ed è soltanto di recente (1990) che non è più classificata tale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Salute.
“Questa classificazione negativa ha tuttavia lasciato delle tracce e rende sempre difficile l’accettazione di questa diversità, sia da parte delle persone eterosessuali che da parte di quelle omosessuali.
Dal XX secolo c’è stata un’incredibile proliferazione di tentativi di spiegazione. Per moltissimi anni si sono scontrate varie spiegazioni di ordine psichico, spesso a partire da Freud. Sono state utilizzate, e lo sono ancora, parole riduttive, come la drammatica assenza dell’affettività paterna, un’eccessiva presenza materna, ecc.”. [5]
Molti ricercatori hanno avuto posizioni opposte nel ritenere l’orientamento omosessuale innato o acquisito. Oggi quello che si sa è che l’orientamento sessuale è il risultato di un lungo processo di sviluppo personale, che associa elementi innati ed elementi acquisiti e si realizza senza che si possa focalizzare con precisione ciò che dipende dalla sfera del volontario o del consapevole. Soltanto una visione pluridisciplinare può essere d’aiuto nell’approccio alla diversità e alla complessità delle situazioni.
Questa concezione spiega perchè lo psichiatra infantile Stéphane Clerget abbia ampliato la genetica o la biologia fino al campo della storia, della sociologia, dell’eziologia, dell’antropologia nella sua opera “In che modo si diventa omo o etero?” [6]. L’autore spazza via i preconcetti e rivela uno dei più grandi misteri dell’uomo e della donna, il desiderio amoroso e sessuale.
Dando prova di una visione positiva e obbiettiva, spiega che il fatto di essere omosessuale non è la conseguenza di un evento traumatico, di una cattiva educazione, di un problema genetico. Non è dunque il risultato di un “fallimento”, ma una delle possibili forme, anche se minoritarie, di vivere in modo differente la propria sessualità.
E’ importante anche affermare che l’orientamento omosessuale non è una scelta (qui il parere degli psichiatri è unanime)… e che due persone allevate -ammettendo che sia possibile – allo stesso modo, nello stesso ambiente, in maniera perfettamente identica, diventeranno due persone diverse tra loro (è possibile constatarlo nei fratelli) e forse con orientamenti sessuali diversi.
In linea generale l’orientamento omosessuale è vissuto come un dato di fatto dell’esistenza, e non come una libera scelta. Non si decide un bel mattino di diventare omosessuali.
“Le testimonianze ascoltate confermano queste ricerche: nel mondo occidentale il 95% degli uomini omosessuali dichiara di scoprire – e non di scegliere – il proprio orientamento sessuale. Infatti, contrariamente ad un’opinione diffusa, l’orientamento omosessuale non è il risultato di una scelta personale o di un semplice disordine famigliare.
Chi, dotato di buonsenso, scoprendo in sé un’attrazione per una persona dello stesso sesso, non ha dapprima cercato di mantenersi entro la norma sociale? I sondaggi tra i giovani indicano che la prima relazione sessuale delle persone omosessuali avviene spesso con l’altro sesso. Il passaggio all’azione è una specie di verifica legata alla volontà di testare un’identità sessuale problematica.” [7]
L’orientamento omosessuale non è assolutamente legato a “cattive” influenze che il soggetto avrebbe avuto durante l’adolescenza. Non si diventa omosessuali perché durante l’età dell’infanzia o dell’adolescenza si ha subito la seduzione di una persona omosessuale, o di una pubblicazione, o di un film. Quest’idea preconcetta resiste ancora ai nostri giorni.
E’ assurdo. Chi per tutta la sua vita persevererebbe in un orientamento omosessuale se, facendone un’esperienza, scoprisse che non gli si addice? Ora, a volte si tratta della prima reazione dei genitori quando scoprono che uno dei loro figli è omosessuale. Viene “contaminato” soltanto chi è contaminabile. Se l’eterosessualità non è “contaminante”, perché dovrebbe esserlo l’omosessualità? Ricordiamoci che la quasi totalità delle persone omosessuali oggi sono state allevate da coppie eterosessuali.
Un po’ di buonsenso consente di far cadere molti degli stereotipi e dei pregiudizi che generano, nel dibattito attuale, discriminazione e omofobia, per mancanza di conoscenza e d’informazione.
L’universo della sessualità è complesso. Essa è compresa tra la meraviglia, il vagare e il mistero, sottolinea il filosofo Paul Ricoeur. Questa complessità dell’umano ci oltrepassa e ci invita ad una grande umiltà.
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[1] Claude Besson, Homosexuel catholiques, sortir de l’impasse, éditions de l’atelier, settembre 2012, 144 pagine
[2] Serge Portelli et Clélia Richard, Désirs de familles, homosexualité et parentalité, éditions de l’atelier, marzo 2012, 206 pagine
[3] Idem, p. 159-160
[4] Claude Besson, op citata, p.19
[5] Claude Besson, op citata, p.22
[6] Stéphane Clerget, Comment devient-on homo ou hétéro, Paris, Éditions Jean-Claude Lattès, ottobre 2006, p. 428.
[7] Claude Besson, op citata p.24
Testo originale: Une peur injustifiée