Sulle coppie LGBT ancora tante divisioni dopo le parole del papa
Articolo di Eric Jozsef pubblicato sul sito del quotidiano Libération (Francia) il 23 ottobre 2020, liberamento tradotto da Flavia Piepoli
Vaticano, quante divisioni? Tra i palazzi apostolici la regola è prudenza e mezze frasi, ma le dichiarazioni pubbliche (di mercoledì 16 ottobre 2020) di papa Francesco, in cui si dice favorevole all’unione civile di omosessuali, fanno risorgere lo spettro di violente fratture e scontri all’interno della Chiesa. “Per ora, è una sensazione del giorno dopo. Le bocche sono cucite ma la tensione è palpabile”, riassume il vaticanista del quotidiano La Stampa, Domenico Agasso. “I media del Vaticano non hanno fatto il minimo commento e quasi nessuno ne parla, nemmeno in via ufficiosa. Si preferisce concentrarsi sul rinnovo dell’accordo preliminare tra la Cina e la Santa Sede sulla nomina dei vescovi.”
Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco non ha mai smesso di fare esternazioni nei confronti degli omosessuali. Già nel 2013, di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile, aveva fatto scalpore dichiarando: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”
“Colpo allo stomaco”
Mai Jorge Mario Bergoglio si era spinto così oltre nel dichiarare, nel contesto di un documentario di Evgeny Afineevsky a lui dedicato: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. […] Ciò che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno diritto a essere protetti legalmente. Mi sono battuto per questo.”
“Data l’influenza sociale e politica della Chiesa, con questa dichiarazione il Santo Padre cambierà il corso della storia”, confida un prelato. Non solo, il Papa riafferma la necessità di misericordia e accoglienza verso gli omosessuali (anche se dal punto di vista dottrinale, l’omosessualità resta un peccato) e conferma che la Chiesa è pronta ad accettare che le coppie LGBT abbiano diritti civili (vedi sopra). Ciò che molti responsabili ecclesiastici, tra cui il cardinale Walter Kasper, avevano già sostenuto pubblicamente.
Come arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio si era lui stesso dichiarato nel 2010, durante un dibattito sul matrimonio per tutti, favorevole a una protezione giuridica per le coppie omosessuali. Ma ora, con indosso l’abito papale, questa presa di posizione assume tutta un’altra dimensione. “È una pugno allo stomaco per i conservatori, che da decenni portano avanti battaglie pro-vita”, osserva un vaticanista che ricorda che il predecessore di Francesco, Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI, aveva riaffermato la posizione della Chiesa nel 2003: “Riconoscere legalmente le unioni omosessuali o equipararle al matrimonio significherebbe approvare un comportamento deviante.”
La galassia ultracattolica si è indignata per la rottura avvenuta. “Sono frasi sconcertanti”, ha buttato lì il sito cattolico La Nuova Bussola Quotidiana. “Il diritto naturale e divino è andato distrutto, la legge morale e naturale è stata scalzata.” Per il cardinale Leo Burke, queste dichiarazioni “sono prive di ogni importanza per ciò che riguarda il magistero. Sono opinioni personali di colui che le ha pronunciate, ma il fatto che non corrispondano all’insegnamento costante della Chiesa è fonte di profonda amarezza e di preoccupazione pastorale urgente”.
A chiarire il punto ci pensa lo stesso conservatore americano: “Lo scandalo causato dà la falsa impressione che la Chiesa cattolica abbia invertito la rotta su questioni di cruciale importanza”. Gli avversari di Bergoglio, che lo apostrofano a mezza voce “Papa comunista”, gli rimproverano regolarmente anche di parlare a vanvera con giornalisti o documentaristi.
“Ambiguo”
Nella cerchia del Sommo Pontefice, si impegnano in ogni caso a ricordare che avallare le unioni civili non significa spianare la via ai matrimoni omosessuali, anzi. Una posizione reiterata dal teologo Bruno Forte, che ha precisato: “devono essere rispettati i diritti delle persone. Se due individui, compresi quelli dello stesso sesso, decidono di vivere insieme, hanno diritto a una forma di protezione della propria scelta”. Ha aggiunto: “Papa Francesco ha sempre ripetuto che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio, che è l’unione tra un uomo e una donna aperta alla procreazione, e ogni altro tipo di unione.”
Ma, come riportato nel documentario, il Papa si spinge ancora più oltre e afferma che le coppie omosessuali “hanno diritto a una famiglia”. “L’espressione utilizzata appare ambigua”, sottolinea dalle colonne de La Stampa Lucetta Scaraffia, storica e professoressa alla Sapienza, poiché “è utilizzata abitualmente per chiedere il riconoscimento del diritto alla genitorialità, cioè avere figli tramite diverse metodologie [FIV, GPA, N.d.R.]”.
In Vaticano viene fatto intendere che le parole del Papa sarebbero state registrate in contesti differenti e che non ci sarebbe ambiguità sulla costanza della morale cattolica. Resta il fatto che i discorsi pontifici hanno sortito l’effetto di un drappo rosso. “Una cosa è non discriminare i gay, un’altra è dire che hanno diritto a una famiglia”, insiste il quotidiano di destra La Verità, che ricorda che il catechismo della Chiesa cattolica afferma sempre che “le Sacre Scritture presentano le relazioni omosessuali come gravi depravazioni”.
“Al vertice della Chiesa, la presa di posizione di Francesco ha il sostegno di numerosi prelati”, assicura Domenico Agasso, “ma c’è imbarazzo poiché si temono divisioni.” In particolare, una sorta di scisma dei conservatori. Tanto più che se le unioni civili o addirittura i matrimoni omosessuali sono sempre più banalizzati in molti Paesi, fuori dall’Europa l’omosessualità è ancora spesso considerata tabù e viene repressa.
Titolo: «Couples LGBT : les catholiques prêts à l’union autour du pape?»