Sulle unioni civili dire cose false è grave, tanto più in alto è il pulpito da cui si dicono
Riflessioni inviateci da Silvia P.
Le ennesime dichiarazioni del Presidente della CEI di appoggio pubblico al nuovo e necessario «family day» contro il DDL Cirinà legittima di fatto la menzogna della propaganda fondamentalista di certo mondo cattolico. Lo scontro in atto è sicuramente molto più complesso di quanto a volte si riesca a comprendere; ci sono i potentati della CEI contro un Papa mai voluto; ci sono ingerenze politiche intrecciate… Peccato si giochi tutto sulla pelle della gente: su quella degli omosessuali e dei loro figli che costantemente sono violentati nella loro dignità di esseri umani; ma anche su quella degli eterosessuali che (nella maggioranza in buona fede) scendono in campo al grido di una presunta minaccia contro le «loro» famiglie e contro i «loro» figli e che vengono presi in giro e «cristianamente» convinti che una società che si regge sull’ingiustizia sia un bene.
Non dovrebbe essere la Chiesa cattolica in prima linea per la tutela dei diritti civili? Quando qualcuno nella famiglia umana soffre, non dovrebbe la Chiesa tutta sentire su di sé quella sofferenza? E agire in conformità alle parole e ai gesti di Gesù che rivela di nuovo il senso del Sabato, paradossalmente trasgredendolo? Sono domande retoriche. Sì, la Chiesa cattolica dovrebbe essere in prima linea ed essere sempre attenta e impegnarsi nel cambiamento di tutto ciò che allontana le persone dalla comunione con Dio e dalla comunità.
Ma il problema della Chiesa cattolica con l’omosessualità non è che il segno di una malattia ben più profonda… Svela, come altre questioni di frontiera, la profonda crisi di identità della Chiesa cattolica. Ma invece di riflettere, mettersi in ascolto e in sincera ricerca, molti preferiscono attaccare, denigrare e negare pur di conservare lo status quo.
Da cittadina trovo esecrabile che i governanti non mi tutelino. Ma l’indignazione da cattolica è ancora più dolorosa perché il nome di Dio viene bestemmiato così da pastori che custodiscono gelosamente il loro arrogante potere e non svolgono il ruolo di guide. Sull’omosessualità mentono. E mentono sapendo di mentire. Senza scomodare le scienze umane (i cui risultati sarebbero comunque da tenere in considerazione nella riflessione sulla fede, così come le acquisizioni di tutto il sapere umano), basta ricordare come le più rigorose ricerche bibliche e teologiche hanno esplorato e continuano ad esplorare la profondità dell’affettività umana, aprendola a dimensioni molto più variegate rispetto a quel rigido schema che si vuole «naturalmente» assiomatico e assolutamente veritiero a suon di grida violente e dettati autoritari.
Ma se anche qualcuno tra i pastori fosse ignorante al riguardo, questo non li giustifica comunque, perché quello dell’insegnamento e quindi della formazione è tra i loro doveri. E tanto più grave la responsabilità, quanto più in alto è il pulpito da cui si insegna. Insegnare cose false è ingiusto. Insegnare cose false approfittando dell’ignoranza biblica e teologica dei cattolici italiani è criminale.