Sull’omosessualità anche il magistero ha qualcosa da imparare
Intervista a Thomas Söding, a cura di Dagmar Peters, pubblicata su domradio.de l’11 Ottobre 2018. Libera traduzione di finesettimana.org.
Affermazioni critiche sul modo di considerare l’omosessualità nella Bibbia hanno procurato al padre gesuita Ansgar Wucherpfennig le critiche del Vaticano. Ma di quali punti della Bibbia si tratta in concreto? Un’analisi di Thomas Söding, teologo alla Ruhr-Universität di Bochum.
Che cosa si trova nella Bibbia sull’omosessualità?
Molto poco. Quel poco che si trova nella Bibbia – più nell’Antico Testamento che nel Nuovo – è anche molto scarso e conciso. È assolutamente controverso, dispregiativo, molto lontano dalla cultura di dibattito che abbiamo nel XXI secolo.
C’è una differenza tra Antico e Nuovo Testamento a proposito della valutazione dell’omosessualità?
Il Nuovo Testamento dipende dall’Antico al cento per cento. Nell’Antico Testamento ci sono valutazioni negative dell’omosessualità. Nel Nuovo Testamento il tema non viene per nulla affrontato. Questo sorprende un po’, dato che il Nuovo Testamento si apre al mondo dei Greci e dei Romani. E si sa, dalla storia della civiltà antica, che in quelle culture l’omosessualità – del resto anche la pederastia, ecc. – sono state valutate diversamente, cioè in maniera più aperta rispetto al contesto ebraico. Ma l’apostolo Paolo, che per così dire ha fatto le affermazioni più forti, e del resto le uniche nel Nuovo Testamento, ha un’impostazione veterotestamentaria.
In un’intervista, due anni fa, padre Wucherpfennig ha detto che punti della Bibbia formulati in maniera fuorviante sarebbero il motivo dell’atteggiamento di rifiuto della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali. Come esempio, citava la Lettera ai Romani dell’apostolo Paolo. Cosa scrive Paolo?
Paolo ha l’obiettivo di chiarire questo concetto: dove l’orientamento verso Dio viene abbandonato, anche le relazioni umane cambiano. Allora cambia anche la visione di ciò che è buono o cattivo, giusto o sbagliato. Paolo esprime questo usando diverse parole chiave, che vengono elencate in cosiddetti cataloghi di depravazioni. In questo modo vengono trasmessi degli stereotipi antichi. E uno di questi è appunto anche ciò che – comunque secondo l’opinione dominante – è connesso con l’omosessualità. Questo lo si deve assolutamente mettere in relazione alle condizioni culturali e sociali del tempo. E non ha niente a che fare con l’atmosfera di un Gay Pride di oggi. Sono stati invece in molti casi rapporti di potere, perché ad esempio venivano sfruttati sessualmente degli schiavi– e anche delle schiave del resto.
Di fatto non si discute di questo tema come oggi ci aspetteremmo sotto un profilo psicologico, ma si trasmettono determinati stereotipi. E il problema è se da tali concetti antichi allora considerati ovvi, adesso si traggono conclusioni con affermazioni normative nella dottrina della Chiesa cattolica. Allora succede qualcosa di problematico che rischia, nel dibattito attuale, di tornare indietro rispetto alla differenziazione che, grazie a Dio, negli ultimi decenni è entrata anche nel magistero cattolico. Perché il magistero cattolico non è così indifferenziato come spesso si autorappresenta, ad esempio adesso nel caso delle posizioni di Ansgar Wucherpfennig, presentate come “scandalo”.
Come si devono valutare oggi quelle dichiarazioni bibliche che, rispetto al modo di vivere di oggi, appaiono inadeguate?
In primo luogo, non si può leggere solo la Bibbia. La Bibbia stessa dice infatti anche che si possono aprire gli occhi ai segni dei tempi. La Bibbia bisogna considerarla in maniera differenziata. Sarebbe proprio l’ultima cosa che noi come teologi cattolici ora ci mettessimo ad argomentare “biblicisticamente”.
Certamente la Bibbia, nelle circostanze storiche del suo tempo, attira l’attenzione su qualcosa che io
adesso ho l’impressione che rischia di sfuggirci. Che cioè effettivamente ci sono forme diverse di sessualità umana, che hanno a che fare con la cultura della vita.
Certo, sarebbe difficilmente immaginabile per Paolo il concetto di “matrimonio per tutti”! Ma l’apostolo Paolo – quell’intellettuale! – sarebbe stato l’ultimo a sottrarsi ad un discorso di psicologia e sociologia sullo sviluppo della sessualità umana. Dobbiamo quindi assolutamente andare ampiamente al di là della Bibbia quando abbiamo a che fare con la Bibbia. Questo me lo aspetterei anche dalla Chiesa cattolica. Lo diamo già per scontato da tempo.
Come pensa che andranno avanti le cose in questo caso specifico?
Spero che si punti sulla logica della ragione. Ansgar Wucherpfennig non è un outsider o un radicale estremista. Al contrario, è un collega autorevole che affronta in un modo molto differenziato questo tema. E rappresenta il 90% dell’opinione degli studiosi cattolici e delle studiose cattoliche neotestamentari/e.
Questo è un tipico esempio dei casi in cui la ricerca teologica giunge ad essere in tensione con l’insegnamento dominante. Allora spero proprio che si capisca che anche il magistero ha qualcosa da imparare – non ultimo anche dal Documento della Commissione Teologica Internazionale sul ruolo della teologia nella costruzione dottrinale della Chiesa cattolica. A questo mi affido. Così deve essere.
E penso e spero anche che noi alla lunga riusciamo a giungere ad una soluzione costruttiva. Non possiamo infatti, nella situazione attuale, parlare del fatto che noi sul tema sessualità nella Chiesa cattolica dobbiamo pensare in maniera aperta e nuova, e che poi la prima cosa che va in prima pagina sulla stampa, è il rifiuto del Nulla Osta per Ansgar Wucherpfennig.
La discussione su Ansgar Wucherpfennig
Il padre gesuita Ansgar Wucherpfennig è stato rieletto rettore della Hochschule Sankt Georgen cattolica a Francoforte. Ma fino ad ora il Vaticano gli rifiuta sorprendentemente la necessaria conferma per il prolungamento dell’incarico (Nihil obstat). Manifestamente il Vaticano si blocca per un’intervista del teologo del 2016. Allora Wucherpfennig aveva definito le condanne bibliche dell’omosessualità come “posizioni profonde, formulate in parte in maniera fuorviante”. La mancata conferma del Vaticano suscita l’incomprensione in diverse diocesi e anche tra i gesuiti. In una dichiarazione comune il provinciale dei gesuiti in Germania, Johannes Siebner SJ, e il vescovo di Limburg Georg Bätzing, si sono dichiarati “pienamente” a sostegno di padre Ansgar Wucherpfennig.
“Io sono assolutamente a favore del rettore eletto, padre Wucherpfennig; egli gode della mia piena fiducia. La sua amministrazione degli ultimi quattro anni, la sua teologia, la sua totalmente incontestabile appartenenza ecclesiale e la sua personale integrità non lasciano il minimo dubbio sulla sua idoneità”, ha dichiarato Siebener. Sostiene che immagina non poter trattarsi che di una incomprensione. “Se così non fosse, sarebbe un procedimento scandaloso”. Il vescovo di Limburg Dr. Georg Bätzing ha definito Wucherpfennig “un teologo brillante, sempre integro e leale nei confronti della Chiesa”. Bätzing afferma di non avere alcun ripensamento e spera che Roma accetti la scelta dell’Ordine e delle diocesi.
Il presidente federale della Bdkj, la Federazione dei giovani cattolici tedeschi, Thomas Andonie ha esortato papa Francesco a intervenire personalmente e concedere il permesso di insegnamento. Il rifiuto del permesso di insegnamento è a suo avviso “insopportabile”: un abuso di potere.