Sull’omosessualità io come cristiano vedo delle persone, dove altri vedono delle crociate
Articolo di Mauro Leonardi, prete e scrittore, pubblicato sull’ huffingtonpost.it l’11 febbraio 2016
“Cara Lucia (Annunziata)”, Luigi – il nome è vero – in questa lettera che indirizza a me nomina L’Huffington Post e quanto sto scrivendo lì. Gli ho chiesto pertanto il permesso di renderla pubblica. Il suo grazie infatti si deve estendere a te e a tutti quelli che leggono e collaborano con la testata. La sobrietà, la verità, il dolore dignitoso di questo “cristiano silenziato” mi impongono davvero di non aggiungere altro.
Da tempo, molto tempo, in forme diverse Lei, don Mauro, è presente nella mia vita. Da quando, per caso, ho letto il suo libro sul celibato – da cui il blog Come Gesù – che è lì, da allora, nel raggio del mio letto. Da tempo avevo intenzione di scriverle il mio grazie, di farle pervenire il mio bene e la mia stima.
Perché? Per quello che scrive, per quello che pensa, per come la racconta. Insomma per quello che lei è. Il suo articolo pubblicato su HP a causa del tentativo di boicottaggio di Eton John a Sanremo, mi ha dato la spinta.Psicologo, psicoterapeuta, cerco di prendermi cura h24 di giovani e adulti che vivono situazioni difficili. Lo faccio, con tutti i miei limiti, tentando di stare dietro ad Uno, il Signore, che, dal mio punto di vista, ha raccontato cose meravigliose su come l’uomo dovrebbe approcciare la sofferenza e su come gli uomini dovrebbero starsi accanto condividendo il percorso della vita che parte da un punto comune, l’essere stati amati così come si è. Ecco, mi ritengo fortunato.
Quando leggo “cose” che riguardano temi come gender, omosessualità, unioni civili, diritti, a me vengono in mente i volti di B. di 16 anni che, insieme ai suoi genitori, ha fatto un bellissimo percorso per accogliere la sua diversità dopo avere sperimentato l’allontanamento da tutti, la derisione, l’aggressione.Mi viene in mente A. che in modo nascosto, a 35 anni vive la sua storia d’amore con P. per non “offendere” la sensibilità dei suoi genitori oramai anziani. Si è messo in gioco lui per tutelare un bene e un amore che sente grande, quello di chi gli ha dato la vita.
Mi vengono in mente volti di seminaristi che ho seguito e che confondevano l’orientamento sessuale con il celibato, l’amore con il sesso, la promessa con la faciloneria.
Mi vengono in mente volti di persone, che a prescindere dalla loro professione, dalla loro missione, dal loro credo, dal loro stato di vita, preti o suore, mariti o mogli, single, sono entrate in contatto con parti di sé profonde, come profondo è l’amore e la sessualità, come profondo è il bisogno di legami di tutela, di protezione, di condivisione, di reciprocità.
Ed entrando in contatto con quelle profondità, hanno compiuto scelte che sempre comportano impegno, responsabilità, gestione della tristezza per ciò che non si è scelto. Mi sento fortunato perché non leggo teorie. Vedo persone, vedo volti. E penso al grande dono che Dio ha voluto farci resosi conto della nostra dura cervice: un Volto, una Vita, una Esistenza, quella di Suo Figlio.
Ma di dura cervice siamo rimasti. E al Volto e ai volti, preferiamo crociate di idee, di teorie infondate, di leggende senza nessuna base scientifica. Mi piacerebbe molto che prima di difendere, di parlare, di fare crociate, ciascuno avesse in mente un volto e la sua libertà.
A noi spetta solo amarlo a prescindere e se è lontano dalle nostre idee, tanto di più. Non siamo amati noi così? E non siamo chiamati a questo come uomini che guardano ad un Volto che questo ha raccontato con la sua vita?Grazie, don Mauro. Continuerà a starmi vicino.
Luigi