Suor Derouen: “Le persone transgender sono ciò che dicono di essere”
Reportage di David Van Biema* pubblicato sul sito di Outreach (USA) il 19 agosto 2024 e liberamente tradotto da tradotto da Luigi, Valeria e Ilaria de La Tenda di Gionata, parte seconda
Suor Luisa Derouen non è la fondatrice di un ordine religioso e per la maggior parte della sua vita non è stata un’attivista, anche se questo è cambiato circa sei anni fa.
Da quasi un quarto di secolo è stata un solitario volto accogliente: una suora cattolica dal 1961, che ha offerto un accompagnamento spirituale a circa 250 persone transgender, assicurando loro, faccia a faccia, mano sul gomito, che sono figli di Dio.
Non cerca di convincere nessuno a intraprendere un percorso di transizione. Ma parte dalla premessa che «le persone transgender sono chi dicono di essere» e sostiene la loro autodeterminazione, anche se gli uomini che parlano per la sua Chiesa si sono per lo più rifiutati di accettarlo.
La pastorale di Derouen con le persone trans è iniziata nel 1999: l’anno prima che il film Boys Don’t Cry facesse vincere l’Oscar a Hilary Swank e sedici anni prima che Caitlyn Jenner annunciasse la sua transizione. È stata coinvolta solo marginalmente nelle ultime polemiche sulla terapia di affermazione di genere e sull’uso dei farmaci ormonali per i minorenni.
Il suo gregge è composto da persone di una generazione di età più adulta, la maggior parte delle quali hanno trascorso decenni a lottare con la disforia di genere prima di prendere in considerazione la possibilità di fare qualcosa.
Rappresentano un contesto meno complicato nel surriscaldato dibattito nazionale sul genere, anche se rimangono profondamente vulnerabili ai suoi effetti negativi.Derouen ha invitato le persone transgender a casa sua e nella sua chiesa, ha tenuto per loro ritiri spirituali, ha marciato per i loro defunti e ha partecipato alle loro celebrazioni familiari. Ha risposto alle loro telefonate notturne e li ha aiutati a fare coming out alle loro famiglie cattoliche.
In tutte queste situazioni, ha manifestato un’empatia radicale, a volte pagando un importante prezzo emotivo. Courtney Sharp, attivista transgender cattolica che ha visto crescere la pastorale di Derouen per quasi venticinque anni, usa un’antica espressione cristiana: «Si può vedere il suo svuotamento di sé. È un’estensione elevata e totalmente disinteressata dell’amore di Dio per gli altri».
Per molto tempo, Derouen ha tenuto segreto la sua attività per paura di ripercussioni sulla sua congregazione, mentre la sua reputazione nella piccolissima comunità di cattolici apertamente transgender e dei loro sostenitori cresceva. È diventata la principale esperta del Paese sulla dimensione spirituale della transizione di genere. I terapeuti laici le hanno inviato dei loro clienti perché non erano in grado di soddisfare il bisogno della dimensione spirituale.
Diverse persone testimoniano che non si sono suicidate grazie a lei. Avendola vista occuparsi delle famiglie di persone transgender cattoliche, la scrittrice e atleta transgender Quince Mountain la definisce “un’alleata incredibile”. È anche una storica e una persona che ha un ruolo indispensabile di favorire connessioni. «È il centro della ruota», dice una scrittrice transgender che non ha ancora resa pubblica la propria identità. «Se sono un raggio della ruota e voglio trovare un altro raggio, mi basta rivolgermi a lei, perché la maggior parte di essi si collegano a lei».
La pastorale di Derouen ha coinciso con un irrigidimento delle posizioni dei vescovi cattolici americani sulle questioni transgender. Nel 2018 ha smesso di agire sotto pseudonimo; il suo lavoro è diventato una contestazione aperta delle prese di posizione ideologizzate e infondate di gran parte della gerarchia. Ha anche iniziato a esporsi pubblicamente.
Due anni fa, in riferimento ad alcune politiche restrittive sull’espressione di genere nelle scuole cattoliche, ha dichiarato all’Associated Press: «Non si possono rispettare le persone e negare la loro esistenza allo stesso tempo». Ha affermato che «non c’è mai stato un momento nella Chiesa americana in cui la gerarchia cattolica ha avuto meno credibilità morale».
Charles Bouchard, O.P., sacerdote, teologo morale ed esperto di assistenza sanitaria che ha organizzato l’incontro della Rasmussen con i vescovi, spiega l’autorevolezza ora esercitata da una sola piccola suora. «Non ho mai incontrato nessuno con un’esperienza così profonda», dice. «I teologi hanno considerato la questione dal punto di vista teologico. Ma i suoi contatti personali e la sua opera di accompagnamento spirituale la rendono unica».
Quando le persone chiedono al fondatore di Outreach p. James Martin SJ (che ha commissionato questo articolo) di parlare di argomenti transgender, dice: «Rinvio sempre a lei». Tre anni fa, padre Martin lesse ad alta voce un’accorata lettera di Derouen che esprimeva la sua posizione al cardinale Giuseppe Versaldi, allora prefetto della Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica, durante un incontro a Roma (nel 2022, la Congregazione è stata fusa nel nuovo Dicastero per la Cultura e l’Educazione). Più di recente, ha inviato un’altra lettera al cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, che stava preparando il suo documento sulla questione del genere, pur sapendo che il suo punto di vista probabilmente non sarebbe sato allineato a quello del prefetto.
Il vescovo John Stowe di Lexington, Kentucky, uno dei pochissimi vescovi statunitensi a offrire un riconoscimento pubblico ai credenti transgender, dice: «La ammiro enormemente. A volte l’istituzione non sa come andare avanti, e sono gli individui a rischiare e a mettersi in gioco».
Nathan Schneider, il giornalista che ha scritto l’articolo su suor Monica, si spinge oltre: «Penso che Luisa sia la Chiesa. Perché lei rappresenta quello che penso sia la vera caratteristica della Chiesa. Non è una questione di quali politiche adotta il Vaticano. Pietro ha rinnegato Cristo tre volte, e la Chiesa rinnega sempre Cristo. Ma la Chiesa manifesta Cristo anche attraverso i suoi santi».
In un diario che ha tenuto per anni, Derouen ha scritto: «Altre persone potrebbero arrivare un giorno e voler sapere, forse, come la Chiesa cattolica negli Stati Uniti ha cominciato a occuparsi delle persone transgender?». La sua risposta? «Tutto è cominciato con me».
*David Van Biema è stato il capo redattore della sezione religione per la rivista Time, dove ha lavorato dal 1993 al 2008. I suoi scritti sono apparsi su The Atlantic, America, Religion News Service e altri.
Testo originario: “No Body Now But Yours”