Sventola l’aquilone. Il coming out di un figlio raccontato da una madre
Dialogo di Silvia Lanzi con Donata Testa, autrice di “Sventola l’aquilone”
Se credete che “Sventola l’aquilone” sia uno di quei libri in cui una mamma scopre l’omosessualità di suo figlio e ne rimane dilaniata siete in errore.
Perché il libro è innanzitutto una storia corale: la storia di una famiglia che nasce, cresce, si evolve, purtroppo, si scioglie. Sì, perché la protagonista, Maria, è una donna normalissima: madre di due figli, lavoratrice e moglie di un brav’uomo con il quale però i rapporti si raffreddano, senza che sia colpa dell’uno o dell’altro. È la madre di Guido ed Edoardo e, come tale, li vede crescere talvolta con orgoglio e tal’altra con apprensione, fino a quando entrambi si trovano, adulti, a fare la loro scelta di vita: una vita di coppia.
La scoperta dell’omosessualità di uno dei figli, è solo una parte di questa storia, estrapolata la quale, essa perderebbe la sua ragion d’essere.
Di fatto il libro è una storia di vita quotidiana con i suoi ritmi. Una pancia che lievita, il rapporto tra i suoi due figli e tra i componenti della famiglia. Cose che hanno davvero il sapore della vita vissuta. I ragazzi crescono, mutano come camaleonti in ricerca della loro identità, si innamorano, e la trovano. Uno etero, l’altro “banalmente” omosessuale..
Perché questo titolo? Che cosa rappresenta l’aquilone?
Il titolo ha a che vedere con ciò che pensiamo di credere, alle idee che con facilità sbandieriamo senza realmente averle vissute, comprese. Quelle idee non sono fatte per volteggiare. L’aquilone al contrario vola davvero, è stato costruito per alzarsi in cielo e andare. Nonostante sia bello e necessario il legame con la mano di chi sta a terra. Ma è filo che non pesa, è mano che può lasciare.
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Prima di leggerlo, credevo che il libro fosse incentrato sulla scoperta dell’omosessualità di suo figlio. Ho visto però che ha un respiro molto più ampio…
Il libro parla del rapporto genitori/figli. Della diversità dei figli, qualsiasi essa sia, che mette spesso in crisi il rapporto. Essere figli non amati, non accettati per ciò che si è, per la diversità di cui si è portatori è sofferenza, sempre. Ecco, il mio tentativo è stato quello di parlare dell’esperienza con mio figlio ma anche di me stessa, figlia non “presa”.
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Cos’ha comportato per lei, in quanto donna, moglie e madre, raccontare questo suo pezzo di vita?
E’ stata una bella fatica. Fatica perché parlare di sé significa scavare nelle proprie verità nascoste, nei vicoli stretti dei rapporti familiari, ma bella perché passata, trascorsa, lontana. E bella perché condivisa con mio figlio che ha seguito la stesura di ogni capitolo, versione, revisione del testo.
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Scrive che lei e suo marito eravate una coppia molto “avanti”, per quanto riguarda l’accettazione dell’omosessualità, ma che quando si tratta dei propri figli si cambia improvvisamente idea. Perché?
Perché le idee abitano un luogo, le emozioni, che alla fine ci muovono ben più profondamente di quelle, ne abitano un altro che è terreno scivoloso, incomprensibile, accidentato. Ma l’unico vero. Lì ci si scontra e ci s’incontra. Si aprono le porte sprangate, si rompono i lucchetti. Ci si parla lì, faccia a faccia con le proprie incapacità.
Alla fine del libro ciò che veramente mi ha sollevata è stato poter parlare con mio figlio della mia irragionevole sofferenza, della vergogna provata per sentimenti che immaginavo impensabili. Confrontarmi con lui, e con suo fratello.
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La scrittura è molto lieve, divertente, fresca e nello stesso tempo toccante. Frutto di una scrittura di getto o di un lavoro di limatura costante?
Entrambi. Ho scritto di getto, quasi fosse la storia di quel pezzo di vita mia/nostra chiusa e finita. Ho scelto la leggerezza per permetterne la lettura e la condivisione ma anche perché mi permetteva uno sguardo “benevolo” sui miei errori.
Poi ho lavorato di limatura. Mi piace questo aspetto dello scrivere: togliere, alleggerire, levigare. Rileggo molte volte, moltissime, e tolgo senza pietà.
Donata Testa, “Sventola l’aquilone”, Editrice Sui, pp. 69, 2013 (disponibile come ebook)
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RASSEGNA STAMPA:
Sventola l’aquilone. Il coming out di un figlio visto attraverso gli occhi di una madre. Recensione di Claudio Finelli pubblicata sul mensile Le monde diplomatique, versione italiana, nel marzo 2014
Sventola l’aquilone. Intervista alll’autrice di Pier Luigi Gallucci pubblicata sul blog Lo studio dello psicologo il 16 maggio 2014