Niente è come sembra. Cosa ho imparato dopo il coming out di mio figlio
Testimonianza n.12 di Birgül*, una madre turca con un figlio gay, tratta da Tell it out (Dillo ad alta voce), libro di testimonianze di genitori con figli LGBT+ di tutta Europa realizzato da ENP – European Network of Parents of LGBTI+ Persons (Rete Europea di Genitori di Persone LGBTI+) con il supporto editoriale della Tenda di Gionata ed il contributo del Consiglio d’Europa, pubblicato nel 2020, pp.30-33, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Dipingo da trentacinque anni. Quando ho iniziato, la cosa più importante per me era trasporre sulla tela ciò che vedevo nel modo più reale possibile, in modo da convincere lo spettatore della realtà della mia opera. Quando dipingo, la mia più grande preoccupazione è di essere convincente.
Preparo la tavolozza per dipingere l’albero di fronte a me, quindi per prima cosa metto i colori sulla tavolozza, e poi li mescolo. Vedo che l’albero è verde, quindi metto un bel po’ di verde. Mentre vado avanti a dipingere, mi accorgo che in realtà l’albero ha poco verde: c’è il marrone, c’è il giallo, c’è il viola, c’è il blu e c’è il bianco, ma uso così poco verde che mi viene da pensare che l’albero non possa essere reale: “Forse sto sbagliando” mi dico, eppure tutti quelli che vedono il dipinto mi dicono che l’albero è molto bello.
Per chiarire meglio, prendo una mela rossa e la metto sul tavolo, e poi dipingo una mela rossa. Se guardo la tavolozza di fronte a me vedo che il colore che ho usato di meno è il rosso: nella mela c’è il giallo, c’è il verde, e c’è il viola. In realtà l’ombra della mela è viola, la base della mela appare viola. Ancora una volta, il rosso è il colore meno usato.
Se c’è qualcosa che ho imparato nei miei trentacinque anni di artista, è che i nostri sensi ci ingannano. Ho cominciato ad accorgermi che niente è come sembra. Niente è come sembra…
Gli anni sono passati, ma non ho smesso di dipingere. Ho un figlio di 15 anni. La nostra vita è magnifica, e siamo davvero felici… Mi fido di mio figlio. Ho dato alla luce il più bel ragazzo del mondo, il più bello in assoluto. Sta cominciando a sviluppare il suo carattere. Ogni giorno che passa vedo un lato di lui che prima non conoscevo. Il mio ragazzo è bellissimo, sia dentro che fuori…
Una mattina mi sono svegliata con una bizzarra sensazione: mio figlio mi stava mentendo. È una cosa che non posso in alcun modo accettare. Lo ritengo così intimo con me, che non potrebbe mentirmi. Gli offro così tante opzioni, che non c’è ragione per cui mi debba mentire. Lo colsi in fallo una o due volte.
Controllai il suo computer, mi vergognavo a farlo, ma lo feci comunque. Alla fine trovai una lettera, scritta a una persona di nome “Kaan”, una lettera d’amore. Mio figlio è così bravo a scrivere che mi venne da pensare che una sua amica fosse innamorata di questo Kaan e gli avesse chiesto “Potresti scrivere una lettera d’amore, in modo che Kaan possa comprendere i miei sentimenti?”. Le bugie continuavano.
Un’altra mattina mi svegliai e mi dissi che bisognava mettere termine alle bugie. Presi mio figlio all’uscita da scuola e andammo in un bar: “Sono l’unica persona al mondo di cui ti puoi fidare. Ti voglio un mondo di bene, un mondo di bene… Ma c’è qualcosa che non va. Mi stai mentendo, e voglio spiegazioni”.
Poi, alla fine, la domanda: “Figlio mio, chi è Kaan?”
Mentre parlavamo ordinammo una pizza, che sarà la più importante della mia vita. Quando arrivò, ne staccai un morso.
“OK mamma, ora devo dirtelo. Kaan è il mio ragazzo.”
“In che senso? Scusa, non riesco a capire.”
Il pezzo di pizza ce l’aveva ancora in bocca. “Mamma, sono gay” disse lui. Fu un grande shock per me, in quel momento, così inspirai e dissi a me stessa: Calmati, non reagire, ora calmati. Gli feci un po’ di domande: da quanto tempo ti senti così? Poi gli dissi che non avrebbe dovuto etichettarsi in quel modo, che sull’argomento non ne sapevamo abbastanza, e che avremmo dovuto sentire il consiglio di un esperto. Lui annuì.
Pagammo il conto e uscimmo. Solo alle 11.30 riuscii a far uscire dalla bocca il pezzo di pizza che avevo morso alle 7 di mattina. Quella notte tutti dormivano, ma io non riuscivo. Appena fu mattina contattai il miglior psichiatra di Izmir, e andai da lui, dapprima da sola. Nel frattempo non dissi nulla a mio figlio sull’argomento. Ma il mio mondo mi stava crollando addosso, i sogni che avevo per lui non valevano più nulla, come se il mio ragazzo fosse morto. Così mi sentivo. Avevo un tale fuoco dentro di me.
Lo psichiatra mi spiegò in modo sommario cosa stesse succedendo, che non stavo ottenendo ciò che volevo perché volevo cambiare mio figlio, e renderlo eterosessuale come tutti gli altri ragazzi, come la maggioranza. Quello che mi disse non mi soddisfò, così mi rivolsi a un giovane psicologo, dal quale andai con il mio ragazzo. Appena entrai, gli raccontai la situazione. La prima cosa che mi disse fu “Se intende cambiare suo figlio, per favore, smetta di venire. Venga solo se vuole che viva in società così com’è”.
Mi spiegò gentilmente tutti i termini. Io insistetti: “Mio figlio ha 15 anni e non ha mai avuto esperienze sessuali, come può dire di essere interessato al suo stesso sesso se non ha mai avuto esperienze?”. Lo psicologo rispose: “Quello che conta per noi è ciò che lui dice e pensa”. Una volta di più, stavo affrontando la cosa più importante che avevo imparato: i nostri sensi ci ingannano, quello che conta è ciò che sentiamo. Da quel giorno cominciai ad accettare la realtà.
Da allora sono passati due anni. All’inizio ho pianto molto. Il primo anno, mi capitava, di punto in bianco, di dire alle amiche e anche a sconosciuti “Ciao Ayşe, lo sai che mio figlio è omosessuale?”; lo facevo solo per smettere di piangere. Dopo averlo detto innumerevoli volte, ho imparato a farlo senza piangere.
Ora, ogni giorno che passa, vedo in mio figlio una caratteristica nuova e bella. Ogni giorno che passa… lui mi insegna sempre molto… Ho passato molte ore a leggere libri, non solo libri sulla sessualità, ma anche sulla vita. Tutto questo l’ho imparato grazie a mio figlio. Gli devo molto.
* Traduzione dal turco in inglese di Arda Enfiyeci, storia tratta da “Gökkuşağından Hikayeler” (Ottobre 2018), raccolta pubblicata da LİSTAG, associazione turca di famiglie di persone LGBTI.