Tempo di Natale. Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo dei cristiani LGBT e dei loro genitori?
Riflessioni di Innocenzo Pontillo, volontario del Progetto e de LA TENDA di GIONATA
Tempo di Natale, di auguri e presepi, di pranzi luculliani, di sontuose messe di mezzanotte ma anche di troppe parole e di desideri per qualcosa di nuovo “che è già, ma non ancora”. Ma in tutti questi momenti che viviamo “Dove abita Dio?“.
“Dio abita dove lo si lascia entrare“, ci ricorda Martin Buber (“Il cammino dell’uomo”, Edizioni Qiqajon), “Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica”.
Ma questo vale anche per i cristiani LGBT e per i loro genitori, che spesso invece vivono la difficoltà di non poter essere “autentici”, anche a Natale, proprio nella comunità cristiana “dove si vive”?
Anche per loro, risuonano con forza le parole di Isaia che ci ricorda il cambiamento che Dio vuole per noi: “Per amore tuo, Gerusalemme, non tacerò finché non sarai liberata e non risplenderai come luce. Per amore tuo, Sion, non mi darò pace finché non sarai salvata e non brillerai come una fiaccola accesa. … il tuo nome non sarà più ‘Città abbandonata’, il tuo paese non si chiamerà più ‘Terra desolata’. Invece il tuo nome sarà ‘Gioia del Signore’ e la tua terra si chiamerà ‘Sposa felice’”. (Cfr Isaia 62: 1-5)
Ma ogni grido di speranza ha sempre bisogno di segni tangibili, che possiamo toccare e sentire concretamente. Come Tommaso non ci bastano più le parole («Se non vedo …, non credo», Gv 20,19-31), le prudentissime aperture, le pastorali inclusive dichiarate più che realizzate. Oggi c’è bisogno di vivere esperienze concrete per poter scoprire quale sia la “vocazione” dei cristiani LGBT e dei loro genitori nel cammino accidentato di una chiesa che, spesso, fatica a essere madre e padre per tutti.
E se ognuno, in questo fine d’anno, provasse a prendersi un minuto per rivedere a ritroso, come in un film riavvolto al contrario, i tanti momenti forti che ha vissuto in questo lungo anno? Come cristiani LGBT, come loro genitori, come pastori che li accompagnano, perche non provare a scoprire “Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo di noi”?
Forse potremmo scoprire che, nella chiesa in “apertura” di Papa Francesco, i segni del cambiamento passano, ancora una volta, anche nell’accoglienza concreta delle persone LGBT e dei loro genitori, attraverso l’esperienza del loro cammino quando si fa testimonianza visibile nelle nostre piccole e grandi comunità cristiane.
Un cammino trentennale quello dei gruppi di cristiani LGBT in Italia che è una vera è propria “Pastorale dal basso” che nasce per supplire alla carenze dell’istituzione.
Vi invito a cercare proprio in mezzo a loro i segni concreti del cambiamento. Tra queste realtà che da sempre sono la cartina al tornasole del cammino inclusivo, fatto o da fare, nelle comunità cristiani.
La chiesa “in apertura” che chiede Papa Francesco interroga e spesso spiazza anche i gruppi di cristiani LGBT, perché li spinge a dover percorrere strade nuove di testimonianza e d’inclusione, per continuare ad avere qualcosa da dire e da dare alla loro chiesa.
Scriveva lo scrittore peruviano Manuel Scorza Torres (1928-1983), “Basta che un uomo solo sogni / perché un’intera stirpe / profumi di farfalle. / Basta che uno solo / dica di aver visto l’arcobaleno di notte, / perché anche il fango / abbia gli occhi rilucenti”. Perciò è tempo di sognare il futuro (come dimenticare il discorso “I have a dream” di Martin Luther King, 28 agosto 1963).
E tempo di “sognare e costruire concretamente” il cambiamento, come ha fatto don David Esposito, uno sconosciuto prete morto prematuramente che volle fortissimamente dar vita all’esperienza della “LA TENDA DI GIONATA”, che “sognava” ardentemente una realtà cristiana che operasse per l’accoglienza, la formazione e l’informazione dei cristiani LGBT, dei loro familiari e degli operatori pastorali, affinché le nostre comunità cristiane siano “sempre più santuari di accoglienza e sostegno verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione”. E che affidò la realizzazione di quel sogno a ognuno di noi, affinché diventasse reale e concreto.
Perciò è ora di fare festa, di testimoniare, di camminare insieme e di andare. Perché il tempo “è già, ma non ancora”.
Un abbraccio forte forte da un vostro amico di cammino