Nella pandemia da Covid 19 come coltivare la propria fede
Riflessioni di Guillermo Gazanini Espinoza pubblicate sul portale Religión Digital (Spagna) il 22 aprile 2020, liberamente tradotte da Chiara Pucciarelli
La vita e la parola di Gesù illuminano i nostri cuori, ci esortano, ci incoraggiano e ci rigenerano. In sostanza, possono aiutarci a combattere ogni paura, ogni momento di sconforto, di sofferenza e di preoccupazione.
Il nostro dovere di credenti risiede proprio in questo: infondere speranza, dare sostegno e incoraggiare le persone a rispettare le regole e ad uscire il meno possibile.
Restare a casa significa dimostrare a tutti di essere una persona responsabile, solidale, che ha a cuore il bene comune e che è in grado di affrontare una situazione simile con calma e tranquillità.
In questi giorni di isolamento sociale è oramai chiaro quanto l’essere umano abbia sete. Prima del COVID-19 si aveva sete di soldi, di potere, di avarizia, di esclusività, di successo… mentre adesso si capisce quanto l’essere umano abbia anche sete di solidarietà, di unione, di armonia. In questa grande crisi abbiamo la possibilità di cambiare, di migliorarci su scala globale, come società.
Il coronavirus ci ha svelato il caos in cui viviamo, inteso come l’insieme di troppe mancanze di responsabilità, sia sociali che politiche. L’unico rimedio a questo caos è un vaccino ricco di:
Prudenza: non possiamo essere incoscienti, né in come ci comportiamo, né tantomeno in quello che diciamo; delle piccole rinunce da parte nostra possono aiutare molte persone, e con il minimo sforzo.
Misericordia: dobbiamo essere misericordiosi come il Dio che amiamo, e ciò non implica fomentare il contagio ma ricordare, invece, che la vita esiste per essere, a sua volta, donata, e che se rimaniamo a casa ci prendiamo cura di noi, di tutti.
Fede: la mancanza di fede e di speranza rappresenta ciò che più ci lega alla paura. La prima cosa da sapere, come cristiani, è che Dio è sempre presente, ci ascolta, non ci abbandona, e che ciò non riguarda solo l’intimità della preghiera. Illuminiamo l’oscurità di chi ci circonda con la luce della fede, crediamo in un Dio che protegge gli indifesi (Salmo 10:18)
Dobbiamo avere fede, e allo stesso tempo trasmetterla e condividerla con gli altri. Non si tratta di pregare tanto, ma di tradurre la preghiera in un incoraggiamento per le altre persone, in azioni e suggerimenti che siano d’aiuto a tutti.
In questo momento Dio sta combattendo negli ospedali, sta soffrendo per le persone che hanno perso la vita, sta incoraggiando il personale sanitario con la sua saggezza, e sta ascoltando ogni nostra preghiera.
In questo mio intervento voglio stimolarvi a non perdere mai la voglia di incoraggiare gli altri, di consolare coloro che soffrono, e di non perdere mai la speranza, nonostante i numeri ci spaventino. Abbiamo la possibilità di trasformarci in una vera e propria luce per il nostro pianeta, di testimoniare e gridare, e come ci dice papa Francesco “Non cedete alla paura, Gesù si trova nella stessa nostra barca”.
Testo originale: Covid-19, tiempo de fe