Testimoniare, vivere, esserci. Noi cristiani LGBT in pellegrinaggio verso Assisi
Testimonianza di Edoardo su “Venite e Vedrete!“, pellegrinaggio verso Assisi dei cristiani LGBT e i loro amici (7-21 Luglio 2019)
Se la mattina del 17 luglio (2019) qualcuno di voi si fosse trovato a passare in auto lungo la provinciale che collega Trevi a Foligno si sarebbe potuto imbattere in un piccolo, curioso, gruppetto così composto: ad aprire la fila il sottoscritto, pelle nera, bastone nella mano destra usato un po’ come Pastorale un po’ come valido sostegno e maglietta del Roma Pride portata appositamente per provocare un po’.
A seguire un religioso mano nella mano con una ragazza con qualche problema di deambulazione. Nulla di che se non fosse che i due erano talmente gioiosi da sembrare una coppia di neo sposi in viaggio di nozze.
A metà il buon Beppe impegnato in non so più che conversazione telefonica che agitava le mani così tanto da sembrare nel bel mezzo di un’esibizione di vogueing seguito a ruota dalle treccine molto hippie di Sara. A chiudere Marco e Davide, quest’ultimo con una bella croce arcobaleno fissata allo zaino che sembrava un po’ stendardo un po’ antenna di Radio Maria.
Capite bene come gli sguardi delle persone che hanno incrociato questa sorta di Armata Bracaleone andassero dal contenuto stupore fatto di occhi sgranati e fronte corrucciata alla palese sorpresa, con rallentamenti repentini e bocche spalancate. Ecco, se dovessi indicare una parola che ha accompagnato costantemente la mia settimana di cammino direi proprio “Stupore”.
Sia il mio, nello realizzare una volta in più, passo dopo passo, quanto anche noi omosessuali non siamo figli di un dio minore ma voluti così proprio da chi ci ha creati sia quello delle tante persone che abbiamo incrociato durante il nostro cammino verso la Città della Pace: le reazioni quando sganciavamo la “lieta novella” variavano dallo sconcerto alla meraviglia ma mai hanno lasciato l’uditore indifferente.
Che poi, pensavo a Gesù ed agli Apostoli quando peregrinavano annunciando il Regno di Dio. Non è che avranno avuto un’accoglienza tanto diversa: quanto saranno suonate assurde, senza alcun senso tutte quelle parole di amore, uguaglianza, solidarietà… Quanti occhi sgranati, quante bocche spalancate dalla sorpresa, quante fronti corrucciate e, chissà, quanti no, quanti rifiuti, chissà quanti avranno finta di non sentire, di non vedere.
Forse è un paragone azzardato, troppo grande. Eppure penso che sia il più calzante per raccontare “Venite e Vedrete”, un pellegrinaggio fatto da giovani cristiani LGBT sulla via di S. Francesco, da Rieti ad Assisi. Gente che ha accettato la sfida (fisica ed emotiva) da tutta Italia, diverse età, varie estrazioni sociali, vari livelli di consapevolezza circa il proprio orientamento sessuale e si è messa in cammino, in preghiera, in ascolto, in ricerca.
Qualcuno, prima che partissi, mi ha chiesto che senso avesse partecipare ad un pellegrinaggio di Cristiani Omosessuali. Beh è una domanda che mi sono posto anch’io: un pellegrinaggio di Cristiani Omosessuali. Provate anche solo a rileggere queste ultime due parole ad alta voce. Che effetto vi fa? Ecco, esattamente. Sembra un ossimoro eppure…
Pian piano però, a giudicare dalle reazioni incontrate durante il nostro percorso, mi sono accorto di come questa pazza idea non solo avesse senso, era anche di come fosse estremamente necessaria. Spesso si pensa che questi due aspetti, l’essere un credente ed un omosessuale, non possano convivere, che siano come due calamite coi poli uguali invece non è assolutamente così: un omosessuale cerca Dio allo stesso modo di un eterosessuale ed è chiamato ed amato allo
stesso modo. Dio ci ha creato così, e non ci fa mancare i segni del suo Amore, ci aiuta, ci sostiene, ci incoraggia… certo, alle volte è chiaro e conciso come i Tg di Emilio Fede e ben più raramente è lapalissiano eppure non si nega. Mai.
Questa consapevolezza già da sola vale tutti i km percorsi, tutte le salite, tutte le strade sbagliate, tutte le discese sdruccevoli, tutta la fatica, tutto il sudore, tutte le rinunce, tutti i vari: “Ma chi me l’ha fatto fare?!”, tutti i se e tutti i ma. Dio mi ama. Dio ti ama. Dio ci ama. Immensamente, aggiungerei.
Ed una volta conosci di questa grande ovvietà (perché sì, in effetti è una grande ovvietà ma come tutte le cose ovvie ci vuole più tempo per realizzarla) ci si rende conto di come il Suo disegno, il Suo percorso fosse già tracciato. Di come Lui ci abbia fatto incontrare tante di quelle realtà, non tutte già pronte ad accoglierci, proprio perché qualcuno le cose le deve iniziare a fare, qualcuno deve seminare. E quel qualcuno eravamo noi, giovani cristiani omosessuali.
Ecco spiegato il senso del nostro peregrinare: seminare, testimoniare, annunciare. Vivere. Esserci.