“Ti guardo” di Lorenzo Vigas
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Scheda di Luciano Ragusa proposta durante il cineforum del Guado di Milano il 13 Maggio 2018.
L’intimità, questa sconosciuta! «Ecco allora che, con l’intimità, i normali rapporti tra “dentro e fuori” vengono sconvolti, fino a diventare a prima vista irriconoscibili. Attraverso l’inversione intrinseca all’intimità, che ribalta il più segreto in ciò che può legare di più, il più interno a ciascuno – “intimo” in lui – in ciò che più profondamente può fondare, cioè giustificare e al tempo stesso causare, la sua unione con Altro […], l’interno e l’esterno si scoprono d’un tratto agli antipodi rispetto alla comune concezione (che li mantiene separati).
Ecco che, secondo l’intimità, l’interno sembra comunicare, al fondo, con il suo opposto. Da qui l’ipotesi avanzata per sciogliere il paradosso: non è forse che più l’interno scava, si approfondisce, e meno può intendersi separato, meno può isolarsi? Più l’interiorità di noi stessi si coglie in sé, nel proprio intimo, come “molto” o “il più interno”, e più va verso la sua dischiusura, più fa segno ad “Altro”, che allora non è più altri, bensì il suo contrario: un rovesciamento estremamente significativo». (cfr. Francoise Jullien, Sull’intimità, Raffaello Cortina, Milano, 2014, pp 21-22).
Le splendide parole di Jullien, filosofo e sinologo francese, descrivono bene la condizione entro il quale è possibile costruire una relazione veramente proiettata nel futuro: l’intimità, dal latino intimus, ciò che è “molto, o “il più interno”, è l’unico spazio emotivo che, autenticamente, possiamo aprire all’Altro senza soccombere al solipsismo o al richiamo frastornante dell’Amore.
Molte persone, malgrado siano insieme da tempo, non sono mai riuscite a sperimentare l’intimità. Di sicuro conoscono la persona che hanno accanto, ne apprezzano i difetti, sono disposte ad ammettere che amano come il primo giorno. Purtroppo, la familiarità, non va di pari passo con l’intimità, perché, paradossalmente, camminare insieme per anni, può non coincidere con la condivisione di ciò che è più “interno” (ammesso che lo si abbia compreso).
Il destino di Armando e Elder, protagonisti di Ti guardo, non può sottrarsi a questo schema. Il legame che si instaura tra loro ha più a che fare con il potere insito nel denaro, dalla distanza che questo crea rispetto alla possibilità di avvicinarsi. Ma non è solo la radicale diversità socio-economica ad impedire la condivisione, bensì l’incapacità, figlia di un disonesto narcisismo, di ribaltare, come dice Jullien, il più segreto in ciò che ci apre all’Altro. Lo stesso titolo originale del film Desde allá, significa letteralmente “da lì”, cioè a distanza, come a sconfessare dal principio una qualsiasi strada verso la comunicazione autentica, sebbene Elder, figura che avrebbe potuto emergere da un film di Pasolini, a suo modo ci provi.
L’impossibilità comunicativa, da un punto di vista tecnico, è consegnata al soft focus, che consente di sfocare l’immagine in profondità di campo a vantaggio di primi piani netti, indicativi di intensità emotiva. La maggior parte delle inquadrature che riguardano Armando sono girate in questa modalità, come a sottolineare, costantemente, il deserto affettivo che lo circonda, senza nessuna chance di intravedere in lontananza piste percorribili.
Ti guardo
Scritta e diretta da Lorenzo Vigas, è la prima pellicola in lingua spagnola che abbia mai vinto il Leone d’oro come Miglior film al Festival del Cinema di Venezia. Datato 2015 ha partecipato ad altre rassegne cinematografiche, le più importanti delle quali sono il Toronto International Film Festival, il Festival Internazionale del cinema di San Sebastian e, in qualità di film rappresentante il Venezuela nella categoria Miglior film straniero (vinto da Asghar Farhadi con “Il Cliente”) alla notte degli Oscar di Los Angeles.
In Italia è stato distribuito dalla casa di distribuzione Cinema, e visibile nelle sale a partire dal 21 gennaio 2016. Il regista, noto soprattutto per alcuni cortometraggi e documentari, esordisce sul grande schermo proprio con Ti guardo, insinuandosi, così, nella cerchia di chi ha vinto, al debutto, un festival importante come Venezia.
L’attore principale, Alfredo Castro, lo abbiamo già apprezzato nella proiezione del mese scorso(si veda la scheda del film Il Club), mentre Luis Silva, Elder in questo film è alla sua prima esperienza cinematografica, ottenuta grazie ad alcune foto e due colloqui sostenuti con Vigas: «Lorenzo (Vigas) mi ha conosciuto perché lavoravo in un taller, rimettevo in sesto macchine scassate, proprio come quella di Elder nel film! Adesso che però ho fatto questo film potrò comprarmi una bella auto e pagare le cure a mia madre, che non sta tanto bene» (cfr. l’intervista a Luis Silva pubblicata su www.atalantecinema.it).
In un’altra chiacchierata con Paolo Hutter, datata 6 febbraio 2016, reperibile su www.gay.it, si chiede a Silva se le situazioni omofobe vissute nel film dal suo personaggio, sono verosimili: «È anche peggio. Le madri preferiscono che i loro figli siano delinquenti piuttosto che omosessuali. Non in tutti i casi ma la maggior parte» e sempre nel corso della stessa intervista, alla domanda se avesse conosciuto degli omosessuali ha risposto dicendo: «Si ne conosco, anche dei parenti. Nei quartieri come il nostro quasi mai dicono che sono gay perché hanno paura. Rischiano l’isolamento. Non conosco casi in cui siano stati aggrediti, questo no. Però so che ci sono stati casi di gay ammazzati in strade vicino all’uscita di loro discoteche». Purtroppo, per il ventisettenne attore venezuelano, Ti guardo rimane per ora l’unica esperienza cinematografica della carriera.
Trama
Armando Marcano, un cinquantenne venezuelano che gestisce un negozio di protesi dentarie, adesca, nel tempo libero, ragazzi di strada che fa spogliare davanti a sé senza mai toccarli. Uno di questi è Elder, il quale, dopo un primo approccio disastroso e grazie alla danarosa compiacenza di Armando, si avvicina all’uomo instaurando un legame… Ma quanto intimo?
Scheda
Titolo originale: Desde allá.
Regia: Lorenzo Vigas.
Sceneggiatura: Lorenzo Vigas.
Fotografia: Sergio Armstrong.
Montaggio: Isabella Monteiro de Castro.
Paese di Produzione: Venezuela.
Produttore: Guillermo Arriaga, Rodolfo Cova, Michel Franco, Lorenzo Vigas.
Casa di Produzione: Factor RH Producciones, Lucia Films, Malandro Films.
Produttore esecutivo: Édgar Ramírez, Gabriel Ripstein.
Distribuzione Italia: Cinema.
Scenografia: Matías Tikas.
Cast: Alfredo Castro (nel ruolo di Armando), Luis Silva (nel ruolo di Elder).
Genere: drammatico.
Anno: 2015.
Durata: 90 minuti.