Tolleranza zero. Perché i cattolici devono condannare la violenza antigay
Articolo di Celso Perez* pubblicato sul settimanale cattolico America (Usa) il 25 novembre 2014, liberamente tradotto da Laura C.
La recente assemblea dell Sinodo dei Vescovi sui temi della famiglia ha riportato l’attenzione sulle posizioni della Chiesa Cattolica nei confronti delle persone LGBT. Durante il Sinodo, i leader della chiesa hanno discusso prospettive pastorali e teologiche sul posto delle persone omosessuali nella chiesa, insieme alla dottrina della chiesa stessa sull’omosessualità. A giudicare dai testi della relazione intermedia e di quella finale, detta relatio, gran parte della discussione si è focalizzata sulla misura e i limiti dell’accoglienza delle persone omosessuali all’interno della chiesa e delle parrocchie locali.
Nonostante un’apertura significativa al dialogo, le discussioni del sinodo hanno menzionato relativamente poco la violenza che le minoranze sessuali e di genere devono regolarmente affrontare nelle comunità di tutto il mondo (in questo articolo uso il termine minoranze sessuali e di genere per riferirmi a tutti gli individui che si identificano come non eterosessuali o cisgender). Purtroppo tale violenza resta una realtà vissuta da cattolici e non cattolici che non si conformano a determinate espressioni della sessualità o di genere. Organizzazioni internazionali come l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Comissariato per i Diritti Umani hanno riscontrato tassi allarmanti di aggressione fisica contro questi individui. In almeno 76 paesi, inoltre, la legge criminalizza ancora particolari espressioni della sessualità o di genere. Leggi simili rendono spesso vulnerabili le persone nei confronti dei procedimenti giudiziari da parte dello Stato, oltre che all’attacco e della persecuzione da parte di altri cittadini. I governi spesso usano i gruppi di minoranza sessuale o di genere come facili capri espiatori per i mali politici, sociali ed economici, rendendo ancora più profonda la vulnerabilità di tali minoranze.
La crescente consapevolezza riguardo alle pratiche discriminatorie ha messo in evidenza la necessità di un messaggio di nonviolenza e di attenzione da parte dei cattolici nei confronti delle persone LGBT quando si discute su questioni di sessualità e genere. Come i leader della chiesa
hanno notato, queste richieste sono coerenti con la dottrina cattolica che afferma la dignità di tutti gli esseri umani. Il Catechismo della Chiesa Cattolica richiama infatti i cattolici a trattarre “le persone omosessuali” con “rispetto, compassione e sensibilità”. La lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo “Sulla cura pastorale delle persone omosessuali” (1986) ribadisce il rispetto della dignità intrinseca di ogni persona nelle parole, nelle azioni e nella legge, e condanna la violenza contro le persone omosessuali. Se alcuni leader ecclesiastici e comunità di fedeli hanno seguito tale messaggio di dignità e rispetto, molti altri non lo hanno fatto. Negli ultimi anni sia cattolici appartenenti al clero che laici hanno promosso politiche e pratiche che sembrano contribuire ad un clima di indifferenza o persino di ostilità che può diventare terreno fertile per la violenza contro le minoranze sessuali e di genere.
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Cambiamenti positivi
Fin dalla sua elezione nel 2013, Papa Francesco ha ripetutamente espresso la sua preoccupazione per le persone più vulnerabili della società. Nella sua prima esortazione apostolica, “La gioia del Vangelo”, il papa ha sottolineato la necessità di “avvicinarsi alle nuove forme di povertà e vulnerabilità, in cui siamo chiamati a riconoscere il Cristo sofferente”. Il papa ha citato l’esempio di Gesù in Matteo 25, spiegando il bisogno di identificarsi con gli oppressi. In dichiarazioni pubbliche meno formali, Papa Francesco ha frequentemente riaffermato la centralità di tale messaggio nella vita cristiana.
Papa Francesco sembra estendere il suo interesse e la sua apprensione nei confronti dei vulnerabili alle minoranze sessuali e di genere. Nell’estate 2013, quando è stato interpellato sul tema dei preti omosessuali nella chiesa, il papa ha risposto, come ormai noto, “se qualcuno è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?” In un’intervista successiva pubblicata in America, ha elaborato tali affermazioni, sottolineando la necessità di amare e accompagnare le persone omosessuali evitando di rifiutarle o condannarle categoricamente.
Altri leader della chiesa hanno più esplicitamente parlato contro la violenza fisica e le molestie di cui spesso fanno esperienza le minoranze sessuali e di genere. La scorsa estate, ad esempio, il
Nunzio Apostolico in Kenya, l’Arcivescovo Charles Daniel Balvo, ha rilevato che se la chiesa non approva la condotta omosessuale, riconosce e rispetta però la dignità individuale di ognuno. Di fronte al crescente numero di notizie che riguardano atti di violenza antigay in alcune zone dell’Africa, l’arcivescovo ha affermato che “gli omosessuali dovrebbero essere difesi contro la violazione della loro dignità e dei loro diritti umani; essi sono esseri umani come ognuno di noi”. In Brasile, la Commissione per la Pace e la Giustizia dell’Arcidiocesi di San Paolo, un gruppo composto sia da laici che da religiosi, ha fortemente condannato l’allarmante numero di attacchi contro le minoranze sessuali e di genere avvenuti nel paese.
Altri si sono nettamente schierati contro le leggi che criminalizzano gli atti sessuali. Il Cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, ha apertamente criticato la legge indiana che condanna la sodomia. Dopo che la Corte Suprema Indiana ha ripristinato la legge, l’arcivescovo ha rilasciato delle dichiarazioni che affermano come la chiesa “pur opponendosi alla legalizzazione del matrimonio omosessuale, insegni che gli omosessuali hanno la stessa dignità degli altri esseri umani e condanna ogni forma di ingiusta discriminazione, molestia o abuso”. Secondo l’arcivescovo, le ingiustizie a cui opporsi comprendono anche le conseguenze penali per i rapporti sessuali consenzienti tra persone dello stesso sesso, poiché la chiesa “non ha mai considerato le persone gay dei criminali”:
Il vescovo Gabriel Malzaire di Roseau, Dominica, e il Cardinale Peter Turkson, a capo del Pontificio Consiglio della Pace e della Giustizia, si sono espressi in modo simile sulle leggi contro la sodomia in Dominica e in Uganda. I vescovi di paesi come Sud Africa, Botswana, Swaziland e Ghana invitato hanno invitato quest’anno i cattolici a schierarsi con gli indifesi in a fronte della legislazione draconiana che è stata approvata in vari luoghi del continente africano.
Anche numerose comunità cattoliche si sono strette intorno alle minoranze sessuali e di genere, creando per loro un luogo sicuro nella chiesa e più in generale nella società. Negli Stati Uniti, ad esempio, un sondaggio non ufficiale svolto da alcuni gruppi cattolici ha individuato più di 200 parrocchie “gayfriendly” in tutto il paese. Alcuni preti statunitensi hanno segnalato una sempre
maggiore accoglienza nei confronti delle persone che si identificano come lesbiche, gay, bisessuali e transgender in particolare da parte dei parrocchiani più giovani. Persino i leader ecclesiastici che si sono opposti pubblicamente alle relazioni tra persone dello stesso sesso per motivi morali hanno richiamato o fedeli al rispetto e alla compassione nei confronti delle persone LGBT. A New York, il Cardinale Timothy Dolan ha accolto con favore la decisione di permettere ai gruppi LGBT di marciare nella St. Patrick’s Day parade a New York. Lo stesso Cardinale Dolan, che ha pubblicamente espresso la sua disapprovazione nei confronti dei matrimoni gay, sarà Grand Marshal della manifestazione il prossimo anno.
Tendenze simili si possono osservare anche in Europa. Nei primi mesi di quest’anno, le conferenze episcopali in Germania e Svizzera hanno pubblicato delle relazioni sulle convinzioni e le pratiche dei parrocchiani. Le relazioni erano basate su alcune ricerche estensive sulle parrocchie tedesche e svizzere e sono state elaborate durante le preparazioni in vista del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. In entrambi i casi, i parrocchiani hanno dimostrato un sostegno notevole nei confronti degli omosessuali. Il Cardinale Reinhard Marx, a capo della conferenza episcopale tedesca, ha detto che la chiesa “non ha sempre adottato il tono giusto” riguardo alle persone LGBT, e ha promosso un atteggiamento più accogliente.
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Essere coerenti
Il significato e lo scopo dell’ingiusta discriminazione contro le persone omosessuali è ancora oggetto di dibattito negli ambienti cattolici. Secondo la dottrina della chiesa, però, questo dovrebbe implicare il sottrarsi a qualunque violenza, e la condanna della violenza stessa, contro le persone in base al loro orientamento sessuale, effettivo o percepito, ed alla espressione del loro genere. Come alcuni leader cattolici hanno sottolineato, della violenza fa parte anche la criminalizzazione dei rapporti sessuali consenzienti tra adulti.
Nel 1986, l’allora Cardinale Joseph Ratzinger ha scritto: “È deplorevole che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di parole ed azioni di cattiveria violenta. Tali trattamenti meritano una netta condanna da parte dei pastori della chiesa ovunque avvengano”.
Le conclusioni successive delle conferenze episcopali locali, inclusa la lettera della Conferenza Episcopale Cattolica, ha reiterato questo messaggio di condanna della violenza.
Anche se tale messaggio non fa parte della dottrina ufficiale, la Santa Sede si è anche pubblicamente opposta alle ingiuste condanne penali nei confronti delle persone omosessuali. Nel 2008, all’Assemblea Generale dell’ONU, i rappresentanti vaticani hanno pubblicamente affermato “di continuare a chiedere che ogni segno di ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali dovrebbe essere evitato, e di sollecitare gli stati ad eliminare le sanzioni penali contro di loro. I governi dovrebbero eliminare le sanzioni penali ingiuste.”
Nonostante la dichiarazione non fornisca esempi di tali sanzioni penali ingiuste, il rappresentante vaticano ha indicato che esse includono “non solo la pena di morte, ma ogni tipo di legislazione violenta o discriminatoria in relazione agli omosessuali”. Ad un evento collaterale delle Nazioni Unite che si è svolto a New York nel 2009, la Santa Sede ha ripetuto la propria opposizione a tutte le forme di violenza e di ingiusta discriminazione contro le persone omosessuali, inclusa la legislazione penale discriminatoria che mina la dignità inerente alla persona umana.
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I fallimenti della chiesa
Malgrado questi esempi positivi, molti leader e comunità della Chiesa Cattolica hanno ignorato oppure contraddetto la posizione espressa dalla chiesa nei confronti delle minoranze sessuali e di genere. Invece di sostenere l’insegnamento della chiesa sull’etica sessuale condannando la violenza e promuovendo il rispetto della dignità umana, molti sono rimasti in silenzio davanti alle terribili atrocità commesse contro minoranze vulnerabili.
In Camerun, ad esempio, le organizzazioni per i diritti umani hanno frequentemente segnalato casi di cittadini arrestati e condannati penalmente solamente per “essere gay” condizione apparentemente determinabile dai loro abiti, modi di fare o gusti personali. Le organizzazioni che lavorano per difendere i diritti delle minoranze sessuali e di genere devono affrontare degli attacchi orribili. Lo scorso anno, un noto attivista dei diritti umani, Eric Lembembe, è stato brutalmente torturato ed ucciso.
L’Arcivescovo del Camerun Samuel Kleda non solo non ha condannato questi atti deplorevoli, ma ha attivamente contribuito ad un’atmosfera di ostilità nei confronti delle minoranze sessuali e di genere. Nel febbraio 2013 l’Arcivescovo Kleda si è unito ad un gruppo di legali cattolici che appoggia pubblicamente la criminalizzazione dell’omosessualità da parte del governo. Durante un dibattito pubblico con alcuni giuristi, l’arcivescovo ha citato un passaggio da Lv 20:30 che richiede la pena di morte per i rapporti sessuali tra due uomini. Nel codice penale del Camerun, una persona che si impegna in “relazioni sessuali con persone dello stesso sesso” rischia fino a cinque anni di reclusione.
Dal 2006 i politici in Nigeria hanno dibattuto una serie di misure per criminalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, imporre gravi conseguenze penali per le coppie omosessuali e rendere penalmente sanzionabile persino la partecipazione a gruppi per la difesa deii diritti delle minoranze sessuali e di genere. Quest’anno, in una lettera al Presidente Goodluck Jonathan a nome della Chiesa Cattolica Nigeriana, il clero nigeriano ha lodato una nuova legge che impone gravi conseguenze penali per la pubblica dimostrazione di affetto tra persone dello stesso sesso definendola “coraggiosa e saggia”. I leader della chiesa nigeriana non hanno fatto nessuno sforzo per condannare i violenti attacchi contro le minoranze sessuali e di genere successivi all’approvazione della legge nei primi mesi di quest’anno.
In Uganda la Chiesa Cattolica ha cambiato più volte la sua posizione riguardo a un disegno di legge simile. Nel dicembre 2009 l’Arcivescovo Cyprian Lwanga si è opposto all’AntiHomosexuality Bill (“disegno di legge antiomosessualità”, ndr), che inizialmente prevedeva la pena di morte per i rapporti omosessuali. L’Arcivescovo Lwanga ha definito il disegno di legge “in contrasto con i valori cristiani” come “il rispetto, la compassione e la sensibilità”. Al tempo anche la Santa Sede ha condannato il disegno di legge ritenendolo un’ingiusta discriminazione. Nel giugno 2012, tuttavia, la coalizione delle Chiese Anglicana Cattolica e Ortodossa ha chiesto al parlamento ugandese di velocizzare il processo di conversione in legge di una versione dello stesso AntiHomosexuality Bill .
Il disegno di legge ugandese è stato approvato all’inizio del 2014 e contiene delle clausole che prevedono sanzioni più severe nei confronti delle persone che compiono atti omosessuali, compreso l’ergastolo. Il disegno di legge rende reati penali anche la promozione dell’omosessualità e la “tentata omosessualità”. Le associazioni per i diritti umani hanno riportato un’escalation di espropri, violenza e discriminazione contro le minoranze sessuali e di genere dopo l’entrata in vigore delle nuove norme.
Invece di condannare tali attacchi, molti vescovi ugandesi si sono nettamente schierati a favore delle leggi attuali nelle loro omelie di Pasqua. Alcuni sono arrivati quasi ad appoggiare tacitamente o almeno a scusare gli atti di violenza. L’Arcivescovo Lwanga ha recentemente pubblicato un manoscritto che rileva il bisogno di rispetto e di attenzione nei confronti delle persone omosessuali, ma la chiesa ugandese nel suo complesso ha fatto poco per condannare gli abusi che le minoranze sessuali e di genere devono affrontare. Anche se la legge è stata abolita dalla Corte Costituzionale nell’agosto 2014, i legislatori ugandesi hanno proposto un nuovo disegno di legge molto simile che intendono far approvare prima della fine dell’anno.
Anche nei Caraibi, l’arcivescovo di Kingston, in Giamaica, Charles Dufour, ha rifiutato di condannare sia la violenza endemica contro le minoranze sessuali e di genere nel suo paese sia la criminalizzazione di atti sessuali privati tra adulti consenzienti portata avanti dal governo giamaicano. Negli ultimi anni, le associazioni per i diritti umani, l’Organizzazione degli Stati Americani e il Dipartimento di Stato americano, insieme ad altri governi e organizzazioni, hanno criticato questa violenza. I pestaggi, la brutalità della polizia e l’uccisione di persone che appartengono a minoranze sessuali e di genere sono ormai cosa di tutti i giorni.
Come in altre parti dei Caraibi, i gruppi di assistenza legale locali si oppongono alla legge giamaicana contro la sodomia. Alla loro richiesta di chiarimenti sulla posizione della Chiesa Cattolica riguardo alla criminalizzazione di atti consensuali tra partner dello stesso sesso,
l’Arcivescovo Dufour ha risposto di non sentire “il bisogno di fare alcuna dichiarazione speciale” in merito al dibattito in Giamaica. L’Arcivescovo Dufour, invece, ha richiamato l’attenzione nei confronti della denigrazione e della persecuzione di gruppi religiosi contrari ai diritti delle minoranze sessuali e di genere. Tali affermazioni sono scoraggianti. L’Arcivescovo Dufour e altri leader della chiesa giamaicana hanno perso un’occasione importante per aggiungere credibilità e solidità alla posizione della Santa Sede.
Le dichiarazioni e le azioni dei leader ecclesiastici hanno un impatto profondo sull’ambiente sociale in cui vivono le persone che appartengono alle minoranze sessuali e di genere. I capi della chiesa devono distinguere tra la condanna morale di determinati atti e rapporti e l’implicita o esplicita giustificazione delle violenze e delle persecuzioni. Se non si effettua questa distinzione non solo si viene meno agli insegnamenti della chiesa, ma si contribuisce al clima di ostilità che minaccia delle vite umane.
Il prossimo anno il Sinodo dei Vescovi continuerà la discussione sulle pratiche pastorali dedicate alla famiglia. Mentre i leader ecclesiastici continuano a discutere la moralità delle unioni omosessuali e a chiedersi se gli omosessuali possano essere accolti nella chiesa, dovrebbero anche impegnarsi a condannare chiaramente e categoricamente la violenza che le minoranze sessuali e di genere subiscono nelle comunità di tutto il mondo.
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* Celso Perez è Gruber Fellow di Human Rights Watch. Ha un J.D. (equivalente alla laurea in giurisprudena) ottenuto alla Yale Law School, ed ha terminato un M.A. ed un B.A. in etica teologica al Boston College.
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Testo originale: Zero Tolerance. Why Catholics must condemn anti-gay violence