«Torino non è gay-friendly, in centro ancora troppe aggressioni»
Articolo di Paolo Coccorese pubblicato sul sito del Corriere della Sera – Cronaca di Torino il 25 settembre 2021
Massimo Battaglio è il coordinatore del censimento che da nove anni registra gli atti (violenti e non) di discriminazione sessuale. «Analizzando il numero degli episodi di omofobia non si può dire che Torino sia una città gay-friendly: siamo nella media dei capoluoghi più importanti». Il torinese Massimo Battaglio è il coordinatore del censimento che da nove anni registra gli atti (violenti e non) di discriminazione sessuale. Scorrendo i report, pubblicati su omofobia.org, emerge una correlazione con l’affermazione di alcuni esponenti politici.
«A Torino, come in tutto il Paese — aggiunge Battaglio —, abbiamo registrato un’impennata degli eventi da quando Matteo Salvini è stato nominato ministro dell’Interno nel primo governo Conte. Anche per questo motivo, la firma del manifesto del Popolo della Famiglia da parte di Paolo Damilano, candidato sindaco per la Lega e il centrodestra, è un accordo la cui rilevanza non può essere derubricata».
Il responsabile dell’osservatorio «Cronache di ordinaria omofobia» dà una stoccata a sinistra e una destra. Con il riconoscimento anagrafico dei figli delle coppie omosessuali, Chiara Appendino, sulle orme dei suoi predecessori del Pd, ha scelto di puntare sulle politiche dei diritti. Ma la strada da fare è ancora lunga.
«Su questi temi assistiamo a una polarizzazione — spiega Battaglio —. A Torino avvengono le aggressioni, ma, a differenza del Sud, scatenano una diffusa riprovazione sociale». A provarlo sono le denunce di alcune attività lesive.
«Le minacce di morte sono spesso segnalate alle autorità. Quando avviene un’aggressione violenta l’input alle forze dell’ordine è d’ufficio, ma in questo caso, che ripeto non è quello del dileggio o della diffamazione, è necessario da parte della vittima un maggior impegno per la denuncia».
In Piemonte, il 59 per cento delle 96 vittime è un maschio, il 31 femmina e il 6 una transgender. L’omofobia emerge nella metà dei casi con fatti non aggressivi, mentre sono quasi il 40 per cento le aggressioni (in crescita quelle delle baby gang).
Si registrano suicidi nel 6 per cento degli episodi. Il confinamento pandemico non ha ridotto le dimensioni del fenomeno, ha concentrato gli episodi. «Avvengono in particolare in centro e a San Salvario, dove si raggruppano i locali pubblici: il luogo preferito, con la strada, dove gli omofobi “prendono posizione” nel dibattito Lgbt», dice Battaglio che invita a riflettere su un punto: sono aumentate le vittime tra gli under 20.