Tra amore queer e dottrina. Essere un cristiano LGBT nella chiesa cattolica
Articolo di Rosemarie Vielreicher pubblicato sul sito Abendzeitung (Germania) il 2 Febbraio 2022, liberamente tradotto da Antonio De Caro*
Com’è essere omosessuali e credere in Dio come cattolici? Nel nuovo libro (Gewollt, Geliebt, Gesegnet: queer-sein in der katholischen kirche, editore Verlag Herder Gmbh, 2022, 160 pagine) del prete Wolfgang Rothe di Monaco, le persone omosessuali prendono la parola. Raccontano come entrano in conflitto con la Chiesa cattolica e se la riconciliazione è ancora possibile. Una selezione di passi.
La Chiesa ha tradizionalmente difficoltà con stili di vita che, dal suo punto di vista, non sono tradizionali. Le persone omosessuali spesso si sentono escluse, sminuite, degradate. Come se non fossero volute: ma è proprio così.
Nel suo nuovo libro, il sacerdote di Monaco Wolfgang F. Rothe – lui stesso si è dichiarato omosessuale molto tempo fa – lascia che le persone che sono sia queer che religiose abbiano voce in capitolo. Questi sono contributi di persone che hanno difficoltà a voltare le spalle alla Chiesa – molti di loro riferiscono di essere cresciuti nella fede e di aver già attivamente servito all’altare. Ma poi ad un certo punto è arrivata la rottura con la Chiesa quando hanno capito che il loro modo di amare non era accettato.
Il libro di Wolfgang F. Rothe: racconti di credenti queer
Sacerdoti, credenti, volontari, professionisti in campo ecclesiastico raccontano le loro esperienze, le loro lotte, le umiliazioni, ma anche in parte i momenti che li hanno riconciliati con la Chiesa. Rothe ha detto nell’intervista sul libro che ha pubblicato questa settimana: “Si tratta di una raccolta di testimonianze di persone queer che raccontano le loro esperienze con la Chiesa Cattolica. In parte riconciliate, in parte amareggiate, in parte si sono lasciate alle spalle la Chiesa Cattolica”. Ha anche pianto mentre leggeva. Circa 50 persone prendono la parola. Eccone alcuni brevi estratti.
Patrick Lindner, cantante: “Mio marito ed io ci siamo sposati nell’autunno 2020. (…) Contrariamente alle aspettative, questo è stato possibile senza problemi – in una chiesa cattolica, con un prete cattolico. Perché è stato importante per noi? Molto semplice: per noi la benedizione di Dio è appropriata quando due persone si dicono di sì (…) Non solo siamo rimasti profondamente colpiti dalla celebrazione stessa, ma anche dal fatto che evidentemente nella Chiesa Cattolica è possibile di più di quello che il Vaticano ritiene possibile”.
Un sacerdote, nato intorno al 1965, che desidera rimanere anonimo: “Sono un prete. E sono gay. Non vedo in ciò alcuna contraddizione, anzi: per me entrambi gli aspetti sono compatibili e mi appartengono. Io sono entrambi; ed entrambi sono io (…) Credo fermamente : entrambi vengono da Dio, entrambi sono voluti da Dio, entrambi mostrano come Dio mi vuole e cosa Dio vuole da me. Entrambi sono la mia vocazione (…) Quindi sono in pace con Dio e sono in pace con me stesso. Con la Chiesa, d’altra parte, non sono in pace. Perché, se dipendesse dalla Chiesa, non dovrei essere affatto un prete”.
Dr. Giovanni zu Eltz; nato nel 1957, sacerdote, parroco e canonico: “Vedo un gran numero di sacerdoti con tendenze omosessuali profondamente radicate, che non dovrebbero esistere secondo il diritto canonico. (…) Questa è una menzogna clericale e a mio giudizio un peccato strutturale. Dio può certamente perdonarci, ma prima deve esserci un concreto pentimento: una revisione della dottrina (…)».
Un musicista e drammaturgo nato intorno al 1968 che desidera rimanere anonimo: “Il fatto che non posso rivelare il mio nome qui mi colpisce. In realtà, sono affermato come uomo apertamente gay. (…) La paura di poter essere contattato in modo sgradevole è più profonda di quanto volessi credere. (. ..) E se viene fuori nel campo della vita privata, io -perdonatemi qui l’espressione- mentirò come il diavolo e tacerò sulla mia omosessualità. Quanti a volte tacciono sul fatto che credono in Dio? Forse abbiamo bisogno di un altro outing: “Cattolico? E allora?!”. Anche io farei così.
Ulrike Krenzel, classe 1966, coach familiare: “Proprio nella nostra famiglia, due ragazzi gay. Anche se ci consideravamo abbastanza aperti, non è stato facile per noi, ma abbiamo parlato e imparato gli uni dagli altri. Una delle cose più difficili per tutti noi è stato il fatto che i due ragazzi sono stati praticamente cacciati dalla Chiesa per il loro coming out. Sono entrambi cattolici e la loro fede significa molto per loro. Era il centro della loro vita. Hanno perso molti dei loro amici e non sono stati invitati ai loro matrimoni, per esempio. Le benedizioni del 9 maggio 2021 sono state per mio figlio maggiore l’inizio di una riconciliazione con la Chiesa.
Johannes Engelhardt, classe 1959, restauratore: “Il mio coming out con i miei genitori e amici non è stato preso sul serio o è stato negato. C’è stata una rottura con la mia famiglia. Per me era chiaro che la Chiesa Cattolica aveva un problema con il mio essere gay. Tuttavia, nella mia disperazione e abbandono di allora, ho cercato aiuto anche nella Chiesa. Ma non l’ho trovato. Così ho lasciato la chiesa all’età di 18 anni. (…). La questione della fede (…) mi accompagna fino ad oggi. Ho trovato un punto di vista spirituale, un punto di vista che non è legato a nessuna istituzione”.
Henry Frömmichen, classe 1999, impiegato di pompe funebri: “Ero consapevole che non potevo più perseguire il desiderio del mio cuore, la mia vocazione, di diventare sacerdote, perché ormai mi ero dichiarato omosessuale. Ma il sacerdote mi ha incoraggiato (…). Tre mesi dopo essere entrato nel seminario dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga sono stato espulso. Nel novembre 2020 ho pubblicato un selfie con il protagonista principale del reality gay “Prince Charming”, Alexander Schäfer, sulla piattaforma social Instagram. (…) da parte della direzione del seminario mi è stato rimproverato di mostrare solidarietà con le persone omosessuali (…) Continuo a lottare per una Chiesa Cattolica aperta e inclusiva in cui tutti possono essere quello che sono e in cui nessuno discrimina o viene escluso”.
* Antonio De Caro, scrittore e docente, collabora con La Tenda di Gionata ed è autore di “Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale” (Tenda di Gionata, 2019) e del saggio “La violenza non appartiene a Dio. Relazioni omosessuali e accoglienza nella chiesa” (Calibano,2021).
Testo originale: Queere liebe, verquere lehre: was homosexuelle gläubige bewegt