Tra i numeri dell’omofobia. Tre domande a Massimo Battaglio
Articolo di Pasquale Quaranta pubblicato sul quotidiano LA STAMPA – edizione di Torino del 16 maggio 2023, pag.45
Massimo Battaglio, classe 1965, attivista gay torinese, è coordinatore di “Cronache di ordinaria omofobia”, un progetto (nato da) Arcigay (ndr e realizzato col supporto dei volontari de La Tenda di Gionata, il Guado, I Giovani del Guado, Il Progetto Giovani Cristiani LGBT e di Cascina San Boezio).
Come interpreta questa maglia nera di Torino?
«C’è recrudescenza. Si è passa ti da una situazione in cui sembrava che avessimo superato la piaga dell’omofobia alla realtà dei numeri. La composizione sociale di Torino è simile a quella di Milano e Roma, per cui non credo che qui siano meno denunce. Insomma, l’omo- fobia viene a galla come nelle altre grandi città».
Perché allora tanta violenza proprio a Torino?
«Non so spiegarmelo. Non riesco a immaginare che ci fosse un sommerso negli anni passati che oggi viene alla luce. Quello è un fenomeno che si registra ancora al Sud, purtroppo, come dimostrano le denunce che spesso provengono da turisti».
Come legge la violenza nel Paese?
«L’aggressione fisica sta diventando una manifestazione di pensiero politico. L’omofobo è ignorante, nel senso che non sa articolare concetti da esprimere con le parole, quindi ricorre alle mani per far pesare la sua specie di opinione. I partiti e i movimenti che ostacolano il percorso di emancipazione non fanno altro che armare le loro mani. Nel 2018, quando si insediò il governo gialloverde, abbiamo registrato un aumento di violenza. La situazione non può che peggiorare»