Tra sacre cicatrici e accoglienza divina. La rinascita di un cattolico transgender
Articolo di Maxwell Kuzma* pubblicato sul sito del National Catholic Reporter (USA) il 9 agosto 2024, liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata
Durante il momento di preghiera di apertura dell’incontro della pastorale cattolica LGBT+ Outreach 2024, la presidente Lynne Gray ha condiviso alcune belle parole con le persone che gremivano la Cappella Dahlgren della Georgetown University a Washington D.C.: «A prescindere da ciò che vi siete sentiti dire, siete benedetti. Siete santi dalla testa ai piedi… in tutti i vostri generi e con tutte le vostre identità sessuali».
Ha poi chiamato per nome esplicitamente una serie di identità presenti nella comunità LGBT+ che vengono menzionate solo molto raramente in chiesa: non solo le identità di persone gay e lesbiche, ma anche le identità transgender, asessuate e non binarie.
Ha aggiunto: «Siete santi nelle vostre cicatrici» e questo mi ha commosso così profondamente da farmi venire i brividi. Sono un uomo transgender che ha seguito un percorso medico di affermazione di genere, e certamente ho alcune cicatrici. Ma, mentre quelle fisiche sono guarite, alcune cicatrici spirituali rimangono.
Quando ho iniziato il mio percorso di affermazione di genere e ho cambiato il nome sui miei account dei social, la maggior parte delle persone della comunità cattolica tradizionalista nella quale mi trovavo ha smesso bruscamente di parlarmi di persona o online, anche se ero ancora pienamente cattolico! Ma alcuni non hanno tenuto per sé i loro pregiudizi e le loro perplessità: hanno messo in discussione la mia sessualità, hanno analizzato il rapporto educativo con i miei genitori, hanno espresso dubbi sulla mia mascolinità, e così via.
Una volta qualcuno che non conoscevo bene mi ha scritto: «Posso farti una domanda personale?». La domanda era: «E come la mettiamo con la resurrezione del corpo?». La mia risposta: «Sono abbastanza sicuro che anche Gesù abbia qualche cicatrice».
Ascoltare Lynne che definiva le cicatrici «sante» quel venerdì sera nella Cappella Dahlgren è stato davvero commovente. Ero in piedi, accanto ad altri cattolici LGBT+, in una cappella di pietra piena di finestre con vetri colorati e ho cantato un inno di Mark Miller: «Così come siamo, siamo tuoi: nelle molte forme che assumiamo. Attraverso i cambiamenti e le sfide che affrontiamo. Così come siamo, siamo tuoi, con i molti doni che portiamo, e le nostre vite sono fatte per rendere lode alla tua grazia».
Siamo tuoi, Dio, in tutti i nostri generi e identità sessuali. Siamo tuoi, con le cicatrici delle persone transgender e tutto il resto. Le nostre identità LGBT+ non sminuiscono le nostre qualità; noi rendiamo più evidente la grazia di Dio.
È vero, i miei genitori e la comunità parrocchiale in cui ero mi hanno lasciato solo ad affrontare il percorso di affermazione di genere, ma non avrei mai potuto immaginare di trovare una comunità come Outreach. Ricordo ancora il primo anno in cui ho partecipato all’incontro di Outreach e la cautela con cui mi sono avvicinato al tavolo dell’iscrizione. Dopo anni in cui i cattolici avevano sottolineato in tutti i modi che mi amavano – ma non mi avevano mai veramente accolto con tutta la mia persona – non ero pronto ad aprirmi nuovamente alla fiducia.
Poi ho visto le parole sulla copertina del programma della conferenza: «Benvenuto. Dio ti ama». Ho assistito a sessioni e relazioni in cui i cattolici gay parlavano apertamente della loro vita, dei loro partner e coniugi, e ho ascoltato le testimonianze dei sacerdoti gay e di tutti gli operatori che hanno fedelmente camminato a fianco della comunità LGBT+ per decenni.
La comunità di coloro che si dichiarano cattolici LGBT+ era viva e vitale, in un modo che mi ha trasmesso la sensazione sorprendente della presenza divina, come Mosè che vede il roveto che brucia in maniera soprannaturale e sente la voce di Dio dire: «Togliti i sandali, perché sei su un suolo sacro».
Ho stretto amicizie profonde e durature con le persone che ho conosciuto grazie a questa comunità. Ho incontrato guide e modelli di vita che mi sostengono con i loro esempi e le loro preghiere. Ho potuto condividere la mia storia con persone che mi hanno ascoltato davvero e ho sentito anche le loro storie. Non sono più solo.
Quest’anno, alla conferenza che si è svolta dal 2 al 4 agosto, ho partecipato come relatore alla tavola rotonda I cattolici transgender e la Chiesa, condividendo la mia storia insieme alla donna transgender Maureen Rasmussen. Entrambi abbiamo parlato di quanto sia stata importante per noi la fede cattolica nel corso della nostra vita (suor Luisa Derouen, domenicana, che ha lavorato al servizio della comunità transgender per più di venticinque anni, ha descritto Maureen in questo modo: «È la persona più cattolica che ci sia!»).
Per noi due – e per tanti altri cattolici transgender – il percorso di affermazione di genere è stato parte integrante del nostro cammino di fede. Abbracciare la piena verità di ciò che siamo, per quanto sia stato difficile in un mondo intollerante, non solo ha portato il frutto della nostra fioritura e felicità, ma ha anche reso manifesta la promessa di Isaia: «Non temere. Io vi sosterrò con la mia mano potente».
L’amore di Dio per la comunità LGBT+ è percepibile in maniera evidente in un luogo come la conferenza Outreach. È un luogo in cui la parola “benvenuto” significa davvero benvenuto. La mia speranza per la Chiesa è che questo vero senso di accoglienza si diffonda. La mia speranza è che la comunità cattolica possa vedere la meravigliosa testimonianza dei cattolici LGBT+ che professano e condividono la bellezza della fede, e comprenda pienamente ciò che san Paolo ci dice nella prima lettera ai Corinzi: «Noi tutti siamo stati battezzati da un solo Spirito. Siamo un corpo unico, anche se composto da molte parti».
*Maxwell Kuzma è un uomo transgender cattolico che da sempre si batte per l’inclusione delle persone LGBT+ nella Chiesa e scrive sui doni unici delle persone queer e sulla bellezza della diversità nella creazione di Dio. Max è stato citato dal New York Times e dall’Associated Press in occasione dei documenti del Vaticano relative alle persone transgender.
Testo originale: Holy scars and divine welcome: A transgender Catholic flourishes at Outreach 2024