Tra sentinelle che leggono e leggi inconcludenti. Noi dove ci poniamo?
Riflessioni inviateci da Enrico di Milano il 29 marzo 2014
Cari amici di Gionata. Vorrei condividere con voi alcune mie riflessioni, e magari aprire un dibattito sul fenomeno che si sta diffondendo sempre più nelle città grandi e piccole in tutta Italia, quello delle cosiddette “Sentinelle in piedi”.
Penso le conosciate tutti: si tratta di gruppi di persone che manifestano in modo relativamente pacifico e silenzioso, contro il disegno di legge “Scalfarotto” di lotta all’omofobia, legge i cui lavori, tra l’altro, mi pare si siano un po’ arenati.
Ho cercato un po’ su internet, per capire meglio di cosa si trattasse. La motivazione ufficiale, dovrebbe essere quella che vuole contrastare una legge che, a quanto sostengono loro, porterebbe a una limitazione della libertà di espressione.
Le persone che aderiscono a queste iniziative spesso fanno parte di gruppetti di destra, a volte sono esponenti di movimenti cattolici oltranzisti, si vedono anche famiglie con bambini e ragazzi tra le “sentinelle”.
Devo dire che da un punto di vista puramente comunicativo, mi ha colpito molto questo modo di manifestare: esprimere il proprio dissenso stando in piedi, fermi, in una piazza, silenziosi e leggendo un libro. Mi pare un modo di manifestare estremamente dignitoso ed efficace, in netto contrasto con le manifestazioni molto più rumorose e spesso un po’ caciarone che conosciamo bene. Devo ammettere che è una buona trovata.
Altrettanto però mi hanno colpito – come un pugno nello stomaco – le motivazioni e soprattutto il tipo di persone che manifestano in questo modo. Si potrà dire che le persone che aderiscono alla fine sono relativamente poche, è vero. Mi viene da rispondere che, purtroppo, sono comunque molte di più di quelle che partecipano alle nostre veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia. Quello che mi lascia più basito, è “l’apparente calma e dignità” di queste sentinelle: persone normali, tranquille, molti genitori, molti giovani. E molti Cattolici, appunto. Ed è questo che mi sconvolge più di tutto: è la stessa sensazione che ho provato quando c’è stato il famigerato “Family Day”.
Nella mia vita, almeno in passato, avevo partecipato a un sacco di manifestazioni cattoliche: veglie di preghiera per la pace o i missionari, feste dei giovani, raduni di oratori, processioni: si è sempre trattato di manifestazioni “pro”, inclusive, che puntavano alla pacificazione tra tutte le persone, o al limite, alla conversione di chi faceva del male agli altri.
Forse il dibattito contro aborto e divorzio negli anni settanta è stato qualcosa di diverso, ma all’epoca non c’ero e non so dire quale fosse il clima di allora. Il Family Day, per me, è stata la prima manifestazione – anche – cattolica “contro”. Contro una categoria di persone in particolare; e con un particolare accanimento, questa cosa si sta ora riproponendo con le Sentinelle in Italia e le Manifs pour tous francesi.
Ora, io non so dare un giudizio sul ddl Scalfarotto, non ne ho le competenze. Alcuni dicono che sia un pericolo per la libertà di espressione, altri sostengono che non sia vero. Penso pertanto che sia un dovere primario del legislatore chiarire qualsiasi dubbio su questo aspetto, e scrivere una legge che non lasci adito ad interpretazioni balzane da parte dei giudici.
Eppure se il ddl Scalfarotto fosse davvero qualcosa che dovesse portare a una qualche forma di limitazione della libertà di espressione, io non esiterei a schierarmi contro: ci sono dei valori prioritari all’interno della società civile, e la libertà di espressione è uno dei principali. È quello che ci consente di dire che anche noi omosessuali abbiamo il diritto ad avere dei diritti, ed è quello che consente a chi non la pensa come noi di dirlo liberamente.
Ma se, una volta sgomberato il campo da ogni ragionevole dubbio sulla libertà di espressione, queste sentinelle continuassero le loro veglie con altre scuse per impedire di ottenere delle leggi che regolamentino le unioni civili, ecco che allora, ci sarebbe da chiedersi chi sono e che cosa vogliono veramente queste persone. Se stanno “difendendo qualcosa” o piuttosto se stanno lottando contro qualcuno. E lì sarebbe interessante sapere cosa ne pensano le gerarchie cattoliche.
Da una parte queste manifestazioni mi fanno una gran rabbia, anzi, più che rabbia mi fanno soffrire per il fatto che molti Cattolici vi aderiscano, non so se in buona o in cattiva fede. Dall’altra, penso che sia anche l’occasione per il movimento LGBT italiano di fare un po’ di autocritica: è davvero efficace la strategia che si è scelta in questi ultimi anni, quello dello scontro totale, del voler ottenere “tutto e subito”, senza capacità di mediare e e di ascoltare la parte di società che non è pronta a riconoscere in pieno i nostri diritti? Il che non vuol dire arrendersi o non richiedere ciò che è giusto avere.
Ma vuol dire capire che non è possibile pensare di cambiare nel giro di pochi mesi, o pochi anni, la mentalità di una intera società. O meglio, è possibile farlo (basti pensare a come la società italiana sia cambiata in tanti altri aspetti tra gli anni settanta e oggi), ma bisogna tener conto che ci sarà sempre chi non è d’accordo con noi, e non è possibile bollare questo semplicemente come “omofobia”.
La sensazione che personalmente provo, guardandomi in giro, è che l’eccesso del “politically correct” e il parlare anche a sproposito di omofobia anche quando questa non c’è, porta a una specie di “repulsione” o fastidio verso gli omosessuali anche da parte di chi fino a poco tempo fa non si faceva problemi con loro. Ad esempio, la questione delle adozioni è una questione complessa, che andrebbe scorporata dalla questione delle unioni civili. Se non altro, perché prevede il coinvolgimento di altre persone, non in grado di intendere e di volere.
Come detto, non ho le competenze giuridiche per valutare il ddl Scalfarotto, e nemmeno gli strumenti sociologici per fare un’analisi approfondita del fenomeno delle “sentinelle”. Queste sono solo mie sensazioni “a pelle” e volevo condividerle con voi, per sapere cosa ne pensate e come si potrebbe rispondere, in modo efficace e intellettualmente onesto a chi, fermo in piedi leggendo un libro, vuole esprimere in modo più o meno velato la propria insofferenza per gli omosessuali.
Un saluto a tutti
Enrico, Milano