Recensione di Marco del gruppo Kairos di Firenze
Il restauratore ripristina l’originale vivacità di un’opera umana logorata dal passaggio del tempo. Ha la missione di rinvigorire le fugaci memorie tracciate da persone che ci hanno preceduto, ormai riassorbite dal calore della terra … ridotte (per chi ci crede) in sola anima, oppure (per chi non ci crede) in qualche molecola disgregata. È un compito importante, questo, perché ciò che non è restaurato abbandona progressivamente il presente verso un passato sempre più remoto, fino alla dimenticanza. Nel mondo della cultura l’oblio è un peccato di omissione che intralcia, frena, blocca lo spirito umano … lo fa regredire, perciò è necessaria l’attività del restauratore.
A questo lavoro (o almeno con questa intenzione) si è dedicato Mattia Morretta* nel suo libro “Tracce vive. Restauri di vite diverse”.
Una raccolta di sette biografie d’intellettuali e artisti omosessuali (sei uomini e una donna) a cavallo tra il XIX e il XX secolo (Elisàr von Kupffer, Lucio Piccolo, Samuel Butler, il re Ludwig, Marguerite Yourcenar, Germano Silva, Pier Paolo Pasolini).
La diversità, cui si riferisce il sottotitolo, non è tanto la distinzione (tra i sette) quanto un vissuto a loro comune. Infatti, proprio per la loro omosessualità sperimentano la solitudine e l’emarginazione da i più (scoglio che ogni minoranza deve affrontare). Questo isolamento, che li rende diversi, è accidentalmente il luogo di un fermento culturale, che ha partorito molte opere.
La diversità, perciò, si trasforma da mero stigma a indicatore di un’unicità originale di queste vite, fuori dal comune. Nonostante l’impressione di morbosità di qualcuno di questi dotti (ad esempio Lucio Piccolo), si ha la percezione di trovarsi a confronto con omosessuali, eroi della cultura.
Questo libro ci ricorda che lo spirito umano riposa sui frutti di vite scomode, non ordinarie, che dovremmo saper apprezzare avendo solo la convinzione di condividerne l’umanità.
Al lettore rimarrà da risolvere alcune questioni. Se effettivamente una cultura disadattata, un po’ narcisistica possa generare eroi e quindi influire sulla società, sulla politica, oppure rimanga erudizione fine a sé, inutile, e se presentare questi modelli sia un modo per bacchettare i gay di oggi, meno diversi e più conformi a stereotipi.
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Mattia Morretta, Tracce vive. Restauri di vite diverse, Gruppo Editoriale Viator, Pagine 160; Anno 2016
* Mattia Morretta è psichiatra e sessuologo, impegnato sin dalla fine degli anni Settanta nell’analisi della condizione omosessuale, ha collaborato con la rivista Babilonia ed è stato cofondatore della prima associazione italiana di volontariato sulla problematica Aids (ASA di Milano). Nel 2013 ha pubblicato con l’editore Viator “Che colpa abbiamo noi – Limiti della sottocultura omosessuale” e nel 2016 “Tracce vive – Restauri di vite diverse”. Una sua ampia raccolta di articoli e saggi è disponibile sul sito web http://www.mattiamorretta.it/