Trans de vie. Cinque storie diverse, la stessa battaglia
Articolo di Gilles Virgili pubblicato sul sito 360°, magazine LGBT Svizzero, il 6 giugno 2011, liberamente tradotto da Francesca Macilletti
Vi invitiamo a scoprire il percorso di cinque persone che ci hanno raccontato le prove che hanno affrontato e la loro lotta per il riconoscimento dei loro diritti. Dal mese di agosto del 2010, la comunità trans svizzera – che raggruppa sotto la stessa bandiera le persone « transgender, transessuali, travestiti ma anche tutti quelli che non possono identificarsi col genere che gli è stato attribuito alla nascita» – ha la propria associazione.
Per i membri di Transgender Network Switzerland (TGNS), era imperativo intensificare le pressioni politiche per venire a capo delle numerose ingiustizie di cui questa popolazione è oggetto. Tra le rivendicazioni principali, TGNS intende affrontare la protezione delle persone transgender nella costituzione federale e cantonale, che non è, a l’ora attuale, garantita da nessun testo in vigore. Si tratta, quindi, di uscire dalle formule vaghe che fanno riferimento « al genere o allo stile di vita » precisando la necessità di lottare contro la discriminazione legata « all’identità e l’espressione del genere », così come all’orientamento sessuale.
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Lotta per il rispetto dell’integrità
Vuole ugualmente mettere fine all’obbligo di sottomettersi alla sterilizzazione chirurgica per ottenere un cambiamento dello stato civile. Le persone trans costituiscono, infatti, l’unica categoria in Svizzera a esservi ancora sottoposti. Questa misura è considerata come una negazione del diritto al rispetto dell’integrità fisica delle persone, inserito nella costituzione cantonale e federale. Senza il riconoscimento ufficiale dei nuovi generi e nomi, queste persone sono esposte a innumerevoli problemi amministrativi nella loro vita di tutti i giorni come, per esempio, per « prendere un aereo, fare domanda per un lavoro o per comprare un appartamento, o ancora utilizzare la carta di credito senza esporre la propria intimità in pubblico».
La recente decisione della Corte suprema di Zurigo che ha accordato a una transessuale un cambio di stato civile giudicando sufficienti i trattamenti ormonali antiandrogeni è motivo di soddisfazione, anche se la strada rischia di essere ancora lunga prima che questo decreto sia applicato in tutta la Svizzera.
Per Alicia Parel, copresidente di TGNS, è inoltre essenziale far riconoscere « che si è trans dalla nascita, non solo durante l’età adulta ». Un lavoro d’informazione per i genitori e nelle scuole si mostra, secondo lei, assolutamente necessario. « Le leggi d’eccezione che designano all’azione penale popolare le persone LGBT e fanno di loro dei cittadini di serie B, come nel noto caso dei PACS registrati, mostrano che siamo in uno Stato di non diritto », aggiunge. Per meglio illustrare i problemi che possono incontrare i trans, ecco i racconti di vita di cinque persone, delle quali tre sono membri di TGNS e due del gruppo trans di 360.
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NIELS
Questo studente in storia contemporanea all’Università di Fribourg si esprime con una serenità sconcertante. La maturità acquisita farebbe presto dimenticare i suoi 21 anni. Il giovane abitante di Giura ha cominciato a non sentirsi più al suo posto all’età di 14 anni, all’inizio della sua pubertà. Con un corpo in piena maturazione che non sopporta più e che lo confronta a un’assegnazione di genere che vive come un’aggressione. Ma è solo due anni più tardi che le cose precipitano. Consulta, allora, una psicologa, sperando che quest’ultima lo aiuti nel cammino che lo attendeva, ma l’esperienza si rivela essere « una vera catastrofe ».
Una prima disillusione di fronte al mondo medico che sarà rapidamente seguito da molti altri. E non di tratta del solo documentario sui percorsi di vita trans che lo aiuteranno a forgiarsi un’immagine positiva attraverso « i peggiori esempi che si potessero trovare» che ne sono esposti. Il sostegno di cui aveva bisogno, lo trova all’interno della Fondazione Agnodice a Losanna. Essa gli ha permesso di entrare in contatto con dei professionisti sensibili alle problematiche trans. Oggi, il giovane uomo è preparato e fa sempre in modo che le azioni intraprese si svolgano nel modo migliore possibile, specialmente grazie all’appoggio di un avvocato. Il suo percorso non è privo di insidie.
La colpa dipende molto dal sistema burocratico al quale i trans sono sottomessi. « Se certe persone ti rifiutano, la tua vita, in linea di principio, non ne dipende. Invece, a causa della burocrazia, la tua vita non ti appartiene più» sottolinea. Il suo abbigliamento, il suo comportamento, tutto passa al setaccio della valutazione e c’è una volontà più o meno ostentata di farlo corrispondere ai luoghi comuni legati all’identità maschile. Per poter ricorrere a una mastoplastica, deve addirittura dissimulare il suo rifiuto di subire altre operazioni chirurgiche.
Queste dure esigente che lo hanno, secondo lui, spinto alla « menzogna », gli hanno causato dei torti. Oggi, effettua un lavoro su sé stesso per non diffidare più degli altri e, anzi, aprirsi. Difficoltà « non drammatiche ma comunque presenti ». Con la sua ritrovata libertà, si sente « più confidente, posato, chiaro ». Che sia all’università, nel mondo LGBT o nella società in generale, vive molto bene la sua identità di trans. Identità che continua a rivendicare in quanto è, innanzitutto, per « salvare la propria vita » e non per « diventare un ragazzo » che ha deciso di iniziare la sua transizione.
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ALICIA
Risplende sotto il sole bernese. C’è da dire che lei ha indossato i propri abiti « chic e fascinosi », come dice questa donna di Neuchâtel di 40 anni con il sorriso sulle labbra. Sorriso che non svanisce quando parla del suo percorso, evocandone anche le sue fasi più oscure. Dall’età di cinque anni, sentiva di avere « fisicamente qualcosa di troppo». Ma le era ancora facile circondarsi di bambine e fare le loro stesse attività in quanto « all’asilo o alla scuola elementare, i ruoli sociali bambino/bambina sono molto permeabili».
Rapidamente, le hanno tuttavia fatto capire che non era bene uscire dallo stile di vita proprio del genere biologico di ognuno di noi. Le risate e il disagio della sua famiglia quando, un mattino, scende vestita da principessa per la colazione non lascia nessun dubbio sulla questione. Decide, allora, di conformarsi alle aspettative perché il cambiamento fisico generato dalla pubertà non le permette più di esprimere pubblicamente l’identità che sentiva propria. « Privata del corpo, come è possibile far ammettere a qualcuno di essere una ragazza o un ragazzo?», domanda.
Le prime risposte alle sue domande sull’identità le ha avute 11 anni fa mentre faceva surf a La Toile. Cerca di iniziare una transizione ma viene fermata nei suoi desideri da uno psichiatra che, in definitiva le propone una terapia di conversione. È, inoltre, male informata e persuasa che gli interventi chirurgici siano a suo carico, vedendo come unico possibile avvenire la prostituzione. Ne è seguito un periodo di diniego durante il quale ha cancellato dalla sua memoria un insieme di ricordi. L’incontro con la donna che Alicia ha in seguito sposato e la nascita si due bambini confortano quest’ultima nella giustezza delle diagnosi medica.
Sette anni più tardi, dinanzi a un reportage televisivo, realizza che è possibile essere allo stesso tempo padri e trans. Allora, decide di fare un secondo coming out con i suoi amici ai quali aveva già parlato della sua differenza. Questi ultimi le domandano « come ha fatto a sopravvivere così a lungo » in questa situazione. La sua famiglia e sua moglie si sono mostrati molto più reticenti. I suoi bambini, grazie alle tante spiegazioni della coppia, hanno compreso a fondo che quello avrebbe implicato essere « uomo/donna ». Anche se il più grande di sei anni inizia oggi a prendere coscienza dei possibili sguardi negativi.
Sul posto di lavoro, le reazioni sono state più contrastanti. Le persone si sono progressivamente abituate ma crede che il problema principale, adesso, sia che « lei è una donna bella, sexy ». Questo può generare tra le sue colleghe donne della gelosia e, secondo gli uomini, un certo timore. Inoltre, la rappresentante di commercio ha constatato una chiara retrogradazione delle sue condizioni di lavoro, sia a livello della sua remunerazione che del suo stato professionale. Una situazione che attribuisce alla sua condizione di donna piuttosto che a quella di trans.
Di fronte alle ingiustizie delle quali è stata l’oggetto, prova una viva collera. Un sentimento che l’ha spinta a impegnarsi nella militanza. Più che nei gruppi di supporto che erano proposti fino a quel tempo, lei vuole entrare nel mondo politico. Una lotta che la ripaga in quanto ha recentemente ottenuto ufficialmente il diritto di cambiare nome. « Ma sono ora identificata come Signor Alicia », spiega prima di aggiungere ironicamente che « l’amministrazione è davvero piena di contraddizioni ».
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ALECS
Lui ha l’abitudine di parlare in pubblico e si vede. Quest’uomo di Zurigo di 35 anni è, in effetti, consigliere municipale da più di sette anni. Sin dalla sua più tenera età, colui che è, tra l’altro, giurista, è cosciente del fatto che sia medicalmente possibile far coincidere genere e identità. Ma sono gli anni 80 e non si parla della problematica trans in Svizzera.
Visto che non può ancora lanciarsi nella transizione, mette la questione da parte per più di un decennio e inizia una vita da lesbica. Durante questo periodo, frequenta con assiduità il mondo queer e drag king che lo fanno entrare in contatto con persone che seguono dei trattamenti ormonali. Questi esempi viventi lo hanno aiutato a intraprendere il cammino di transizione più o meno quattro anni fa, con un eccellente conoscenza dell’argomento che gli permette di premunirsi contro le difficoltà.
Una volta presa la scelta, ci ha tenuto a mettere al corrente le persone che lo circondavano. Sia la sua famiglia che i suoi amici lo hanno pienamente appoggiato in questa decisione. Alcuni sono addirittura sollevati del fatto che abbia finalmente affrontato l’argomento. In quanto personaggio politico, deve orchestrare un coming out pubblico. Lo farà in un settimanale svizzero-tedesco di sinistra che tratterà l’argomento « senza sensazionalismo e in modo rispettoso ». Cosa che non accade spesso con i giornalisti.
Guardandosi indietro, crede che il suo percorso non sia rappresentativo in quanto non ha mai dovuto confrontarsi con il destino spesso tortuoso di numerosi trans. Ragione per la quale, forte delle sue competenze giuridiche e della sua esperienza, è intenzionato a impegnarsi per quelli che sono meno fortunati. Ma deve ugualmente, a volte, battersi per sé stesso. Contro la sua università, in particolar modo, che vuole inserire sul suo certificato di laurea il suo vecchio nome.
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AUDREY
A 35 anni, Audrey lavora da Ochsner Sport. L’hanno assunta come uomo che si trovava male nei suoi panni, adesso è una donna con indosso le sue scarpe da ginnastica rosa. « Ho fatto il mio coming out a lavoro sei anni fa e ho appena iniziato il processo della mia trasformazione fisica. Il mio capo è incredibile, giudica le persone basandosi sulle loro competenze, non sulla loro apparenza». Audrey è stata murata viva in un corpo maschile per più di 23 anni. Adesso riesce a respirare. « Prima ero talmente testarda che nessuno poteva muoversi come voleva. Adesso, sono un cavallo al galoppo impaziente di essere sposata e, perché no, essere una madre. È un po’ un luogo comune, lo riconosco».
Quando Audrey ricorda il passato, ripensa al suo primo trauma di quando un’insegnante l’ha forzata a fare pipì in un orinatoio. « Un atto di una violenza inaudita». Successivamente, la sua esistenza sembra un lungo viaggio in un tunnel oscuro. Audrey è come uno zombi che non appare quasi più su nessuna foto di famiglia. Vuole essere trasparente. Ma, al contrario, la sua paura di essere trattata da pazza, la spinge all’eccellenza: durante il suo corso di pasticceria o al servizio militare in Francia, cerca di essere la migliore. Dall’esterno, inganna tutti. All’interno è un disastro. Si sente come un blocco di ghiaccio impermeabile agli altri. Maltratta il suo involucro di carne perché per lei non ha nessuna importanza. Dopo un periodo di bulimia alimentare che indica 110 kg sulla bilancia, si appassiona alla bicicletta. Uno sport praticato alla dismisura: percorre ogni giorno chilometri e chilometri, solo modo per mantenere la sua mente occupata guardando dritto davanti a lei. «Il dolore fisico placava quello dell’anima ». Ma la vita non è pedalare senza meta alcuna, essere soli, piegati su sé stessi, incapaci anche di osare bere qualcosa in un bar. Questo spinge a volere farla finita. E invece no, Audrey ha tenuto duro. È rimasta in sella per prendere il suo destino in mano: mai più travestirsi da uomo per andare a lavoro o per uscire in città con sua madre e sua sorella che hanno compreso la sua vecchia disperazione. Ed è una donna liberata che cammina ormai fiera sulla sua nuova bicicletta blu come il cielo primaverile.
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ETHAN
Ethan, 32 anni, è un uomo felice. Questo si capisce dal grande sorriso che gli spunta quando pronuncia il nome di Nadine, l’amore della sua vita. Presto la sposerà e avranno molti figli. O meglio, uno o due. Le persone felici non hanno una storia. Salvo che per Ethan l’esistenza non è iniziata come una favola. In quanto la cattiva sorte ha voluto che nascesse femmina.
Quando aveva cinque anni, Ethan ricorda aver detto a sua madre: « Io sono un maschio ». Una frase apparentemente banale detta da una bambina che non amava indossare vestiti. L’infanzia fugge via prima che l’adolescenza delle prime emozione non venne a ravvivare un male interiore abissale. Non si trova bene con gli amici, non si trova bene con le amiche, non si trova bene in quel corpo che non gli appartiene, Ethan indossa allora dei vestiti maschili immaginando fosse l’abito a fare il monaco. Una sera, davanti al suo specchio, si disegna la barba. Quel riflesso gli piace. Ma come mascherare le apparenze quando dentro siamo rosi?
« È verso i 26 anni che ho deciso di cambiare genere con l’aiuto di uno psichiatra. La mia rinascita è durata diversi anni, è un processo lungo, ma oggi attendo i documenti che attesteranno finalmente la mia nuova identità. Quella che mi permetterà di vivere pienamente la mia vita di etero accanto a Nadine. » Ormai Ethan cerca di essere « un uomo giusto, onesto e leale. » Non dimentica le sue sofferenze passate, le persone che lo guardavano come un mostro, gli amici che gli hanno voltato le spalle, i medici incompetenti e i dottori comprensivi. La sua forza gli ha permesso di tenere duro, il suo umorismo lo ha salvato dalle peggiori situazione, la sua sensibilità gli dona la qualità di ascoltare fuori dal comune.
Le donne cercano la sua presenza rilassante, certamente perché conosce le due facce della medaglia. E per sua madre che lo ha sempre sostenuto, il suo unico figlio è il più bello del quartiere. C’è da dire che Ethan non rimpiange niente. Per lui, la sua transizione « è andata avanti in modo eccellente».
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Titolo originale: Trans de vie: cinq témoignages pour un même combat