Trans-figurazione (Luca 9, 28-43). Ogni volta che che facciamo coming out
Riflessioni bibliche pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), liberamente tradotte da Miriam Ferraglioni
Ogni volta che sveliamo una verità di noi stessi, rimuoviamo un velo. Facendo ciò, invitiamo gli altri ad avvicinarsi alle nostre vite e ad entrare in contatto con noi. Rimuovere qualsiasi velo, costringe ad un grado di vulnerabilità e richiede una fiducia e una fede inimmaginabili.
Invitando Pietro, Giovanni e Giacomo sulla montagna, Gesù gli diede il privilegio inaspettato di vederlo trasfigurato in tutto il suo glorioso splendore. Talmente abbagliante era questa gioia visibile. Il desiderio di Pietro fu di costruire tre tende (una per Gesù, Mosè ed Elia), che ci suggerisce che il desiderio della rivelazione di Dio è che si fermi e rimanga con noi.
Nella comunità LGBTQ, il ‘coming-out’, l’auto-rivelazione o la ‘tras-figurazione’ fanno parte di un percorso eterno di comprensione, riconoscimento e condivisione dell’identità di genere di una persona e dell’orientamento sessuale. Può risultare facile per alcuni e più lungo e difficile per altri. Molti sono eternamente grati per la quantità di supporto ed empatia che ricevono agli amici e ai familiari, alcuni invece condividono strazianti ed impegnative storie di ‘coming-out’.
Riflettere sul testo Gospel della trasfigurazione di Gesù, ci consente di prenderci del tempo per rivisitare il nostro viaggio nel ‘coming-out’, sia come una persona LGBTQ che come suo sostenitore. Rivisitare i momenti in cui gli altri hanno fatto coming out con te ci da la possibilità di poter scoprire le grazie, le benedizioni e gli insegnamenti nascosti di Dio, che forse prima ti sfuggivano.
Luca 9, 28-43
Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro. A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l’unico che ho. Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli dà schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.
Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio». Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre. E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio. Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:
PER RIFLETTERE
1. Essendo stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, come si è rivelato Dio attraverso di te? Quali sono stati gli spazi sicuri o le ‘cime della montagna’ su cui hai rivelato il vero te, apparendo in tutti i tuoi gloriosi splendori donati da Dio? Quali sono alcune delle risposte che hai ricevuto dalla tua ‘trasfigurazione’, rivelazione o ‘coming-out’?
2. Pietro, Giovanni e Giacomo sono stati svegliati dalla bellezza di Dio. La bellezza di Dio non era nuova, ma loro la videro come tale. Come riesce un passaggio Gospel come questo a consentirti di celebrare i tuoi veri colori LGBTQ, anche se gli altri stanno ancora rimuovendo ‘i filtri dai loro occhi’ per ‘guardare’ e riconoscerti? (Atti 9:18).
3. ‘ I discepoli erano in silenzio, non dicendo niente di ciò che videro.’ L’esperienza della trasfigurazione non ha bisogno né di spiegazioni né di comprensione, ma soltanto presenza e silenzio per esaminare tutta la sua meraviglia. Come persona LGBTQ o alleato, sei capace di rivelare chi sei senza spiegazioni o giustificazioni? Se Sì, come sei riuscito a raggiungere quella ‘cima della montagna’ dove puoi rivelarti? Se no, quali montagne senti di dover ancora scalare per arrivare dove vuoi essere? La preghiera ti aiuta nel tuo viaggio?
4. La seguente storia di trasfigurazione è una storia di ‘sfiguramento’: la storia del ragazzo posseduto da un demone. Ci sono momenti in cui, guardando te stesso, o la tua vita, non ti piace ciò che vedi o sei diventato? Dici cose del tipo: ‘non sono solo me stesso’, ‘questo non sono io’ o ‘come ha fatto la mia vita ad arrivare a questo punto?’. In momenti come questi, quando senti di aver perso la connessione con la bellezza originare della tua creazione LGBTQ (o forse addormentato davanti alla bellezza interiore, agli altri e al mondo), come ‘risvegli’ te stesso? Hai mai provato la guarigione attraverso la cura di Gesù in questi momenti di sfiguramento?
5. L’Eucarestia, con la sua insistenza sul corpo fisico e sulla comunità, rappresenta uno spazio sacro per te? Come puoi portare gli altri dalla comunità LGBTQ alla cima liturgica della montagna per incontrare Gesù?
Trasfigurazione. Un sonetto riflessivo di Malcom Guite
Per quel solo momento, ‘dentro e fuori dal tempo’
Su quella sola montagna dove tutti i momenti s’incontrano,
il velo quotidiano che copre il sublime,
cade accecato nel vetro scurente ai suoi piedi.
Non c’erano angeli pieni di occhi ed ali,
Soltanto una gloria vivente piena di verità e grazia.
Quell’Amore che danza al cuore delle cose
Fece luce su di noi da un viso umano;
E da quella luce, un bagliore in noi balzò,
lo sentimmo ravvivato da qualche profonda parte,
un improvviso fuoco estinto di speranza tremò
e si addormentò attraverso la tenera pelle.
Né questo annerito cielo, né quest’oscurata cicatrice
Possono eclissare quel barlume, di com’è la realtà.
Nel 2005, Patty Griffin, una cantautrice americana, scrisse una canzone come tributo a Martin Luther King intitolata “Up to the mountain” (‘In cima alla montagna’), catturando il forte spirito di perseveranza del discorso di King, del 1968 “I’ve been to the Mountaintop’. Mentre il suo discorso, uno degli ultimi, risuona con la sua potente oratoria, la canzone della Griffin è più delicata e sembra parlare più di un fedele che sta chiedendo a Dio la forza di perseverare.
La canzone nel video, cantata da Charlene Carmon, invita le persone a raggiunge la cima della montagna, nonostante le difficoltà, per scoprire le grazie, le benedizioni e gli insegnamenti nascosti di Dio (il testo della canzone inizia a 2.12, dopo una lunga introduzione strumentale).
Testo originale: Trans·fig·u·ra·tion. A complete change of form or appearance into a more beautiful or spiritual state