Trans-figurazioni. Riscoprirsi maschio in un corpo di donna
Testimonianza* di Alessandro (FtM), riflessioni bibliche di Fabio Trimigno del Gruppo Zaccheo Puglia
Mi presento, sono Alex ho 46 anni sono un brianzolo doc e sono un ragazzo transgender (FtM). Cosa vuol dire essere transgender per me? Vuole dire essere nato sailor moon (ragazza), ma sognare di diventare Goku (ragazzo).
Ho iniziato la mia transizione molto tardi, esattamente a 43 anni. Ho avuto un’infanzia ed un’adolescenza tranquilla, sono stato fortunato, i miei mi hanno sempre permesso di essere e di vestire come volevo. Non capivo di essere una persona transgender in realtà, sapevo solo che mi piaceva comportarmi come i maschietti e mi veniva naturale.
Crescendo però il corpo ha cominciato a cambiare e c’erano cose che io proprio non ho mai accettato su di me, non le trovavo naturali sul mio corpo. Mi ricordo che vestivo sempre molto largo per nascondere le “forme” che avevo. La vita comunque continuava.
Ho sempre avuto rapporti e relazioni con donne, pensavo sarò lesbica… Anche se in fondo a me sentivo che non era realmente così…
Inizio a lavorare. Ho un lavoro in proprio e alla veneranda età di 40 anni conosco la mia attuale compagna, che mi sopporta ormai da 6 anni. Con lei comincio ad aprirmi, comincio a parlarle di come non sono mai stato a mio agio con certe parti del mio corpo. Così decidiamo di cercare su internet e troviamo uno sportello a Milano che trattava le persone transgender. Io da ignorante ho sempre saputo che esistevano le ragazze transgender, ma non avevo mai sentito di ragazzi. Mi si apre un mondo.
Partecipo agli incontri di mutuo aiuto. Ed ogni volta che uscivo ero più vivo, più consapevole che se la mia vita fino a quel momento era stata bella. Ma adesso sarebbe diventata fantastica.
Inizio il mio percorso psicologico all’ospedale Niguarda di Milano e dopo tre sedute mi ritrovo la relazione medica, così posso iniziare finalmente il percorso endocrinologo. Ricordo con un brivido i primi cambiamenti: la voce, i peli, la leggera barba. Mi sono goduto ogni istante, fino ad arrivare finalmente al tribunale e dunque al via libera per essere, finalmente anche per lo Stato, ciò che ho sempre voluto essere.
Appena ottenuta la sentenza decido che mi sarei sottoposto al più presto alla mastectomia, che ho fatto a Ragusa ed è qui che ho avuto la fortuna di conoscere la splendida Anna Battaglia.Da allora la mia felicità è triplicata, poter stare senza maglietta, che per molti potrebbe essere una stupidata, per me era ed è tuttora la più bella sensazione che si possa provare.
Non ho parlato dei miei genitori perché fortunatamente hanno accettato subito, con i loro alti e bassi, la mia scelta. Adesso sono felice e faccio parte di un’associazione dove, la mia lotta, è per la conoscenza di questa piccola lettera “T”, che per molti non è nulla, ma per me è TUTTO.
Alex
TRANS-FIGURAZIONI
Dopo una lunga conversazione telefonica con Alex, mi vengono in mente le parole di Papa Francesco in “Amoris Laetitia” (AL 250) a proposito della necessità di accompagnare le persone omosessuali a realizzare pienamente la volontà di Dio nella propria vita, nel rispetto della dignità di ciascuno ed evitando ogni discriminazione; poi mi viene in mente anche l’ultimo capoverso della testimonianza di Alex, che fa cenno alla lettera “T”.
Facciamo proprio fatica a nominare quella parola che comincia con quella lettera, mettiamo resistenza a declinarla, a volte rifiutiamo di ragionarci su, come se l’alfabeto finisse poco prima, precisamente alla lettera “S”: STOP!
Ma la nostra felicità non sta proprio nel “realizzare pienamente la volontà di Dio nella propria vita”, come scrive Papa Francesco?
La felicità dell’uomo con la sua vera salvezza non è forse l’unico e vero progetto di Dio?
Mi viene in mente che la lettera “T” non è solo quella che indica la transessualità, ma è anche quella lettera che ci ricorda un evento straordinario: la trasfigurazione di Cristo. E in un gioco bizzarro di parole, mi diverto con stravaganza e provocazione passando dal termine trasfigurazione al termine trans-figurazione. Una possibilità di unire mente e corpo e allineare il tutto alla propria immagine desiderata di sé con la felicità che Dio vuole per la nostra vita, con la nostra vita e nella nostra vita: per Cristo, con Cristo ed in Cristo.
Credo che non si tratti più solo di una possibilità umana, ma di un’azione divina compiuta attraverso una natura umana (chiamatemi anche eretico!)
Per Cristo/Per la nostra Vita: tutto è stato creato per mezzo di Lui (Col 1,15-17), e nell’ordine della grazia perché tutto ci è stato ricomprato da Lui (1 Cor 6,20 e Rm 8,29), perché possiamo comportarci in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto (Col 1,10);
Con Cristo/Con la nostra Vita: siamo chiamati a soffrire insieme con lui per partecipare anche alla sua gloria (Rm 8,17), a crocifiggere insieme con lui l’uomo vecchio che è in noi (Rm 6,6), a essere sepolti insieme a lui (Rm 6,4) e a risuscitare insieme con lui (Ef 2,6);
In Cristo/Nella nostra Vita: rimaniamo nel suo amore e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui (1 Gv 4,16), e proprio perché siamo uniti e radicati in lui che possiamo portare molto frutto.
Penso alla testimonianza di Alex, penso alla mia vita, penso alla storia di ogni uomo e di ogni donna, fatta di ricordi e di opere, di sofferenza e di gioie, di corpi desiderati e di relazioni fallite, di debolezze e di carismi, di abbracci mancati o di troppi baci ricevuti, di lavoro da cercare o di conti in banca da gestire, di famiglia da costruire e di sogni da realizzare, di sete di felicità e fame d’amore, e che tutto questo acquista valore immenso e raggiunge ad una “trasfigurazione” solo se compiuto per Lui, con Lui e in Lui.
E parlando ancora con Alex mi vengono in mente parole del teologo Maurizio Chiodi: Che rapporto c’è tra sentire e volere? Che cos’è il proprio corpo, con il desiderio che lo abita? Quale nesso c’è tra esperienza di sé e incontro con l’altro?
Spesso alcuni uomini di Chiesa (religiosi o laici che siano, a volte anche amici di vecchia data) mi hanno risposto semplicemente invocando la “natura umana”, sventolandola come bandiera infallibile e sostanza immutabile, come un dato biologico naturale da cui non trovare scampo, ma solo una pietra da usare ora come legge indiscutibile ora come lapidazione: aut aut!
Ma tutto ciò che è organico e biologico, il nostro naturale e il nostro carnale, tutto ciò rimanda al nostro corpo fatto di ossa, di carne, di organi, di peli, barba, la voce che cambia (pensando alle parole di Alex), ci rimanda al nostro “sé”, alla nostra percezione del sentire e del volere, e richiama inevitabilmente all’altro e agli altri fuori di me, diversi da me: l’altro da me come l’ oltre me.
Sono un omosessuale, unito civilmente, felice di essere al mondo, cristiano, cattolico e praticante e non mi vergogno a dire che non capirò mai cosa significhi desiderare stare senza maglietta. Ma se penso che io ho desiderato per anni condividere una vita con un uomo e progettare un futuro assieme che oggi sto vivendo da 13 anni come una realtà trasfigurata, allora forse in quel desiderio vissuto per Cristo, con Cristo ed in Cristo ritrovo anche io lo stesso desiderio di Alex: trasfigurarsi per riscoprirsi!
Fabio
* Testimonianze e riflessioni raccolte nell’ambito del Progetto TRANSizioni de La Tenda di Gionata
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