Trans, sieropositiva, migrante: “Non voglio perdere la speranza”
Testimonianza di Marcela pubblicata su Têtu +: Le guide gratuit d’information sur le VIH et les hépatites: 2012-2013 (Francia), 2012, p.6, liberamente tradotta da Rita
La parola non gli viene facilmente, non è così facile da pronunciare e, talvolta, la tentazione di eluderla è tale che occorrono alcuni minuti per arrivarci. Questo è il tempo necessario a Marcela, fragile e troppo spaventata per dire « sieropositiva ». Il suo francese stentato, ha un forte accento brasiliano. Con la sua pelle ambrata e i capelli lunghi, è vestita semplicemente in jeans e un top nero. Prima di sbarcare a Parigi lo scorso anno, per «lavoro», la giovane donna ha vissuto qualche tempo nella Guiana francese. Marcela, transgender, convive con l’HIV da una manciata di anni. «E’ successo dopo un incidente», ci confida.
Da marzo 2012, è volontaria in Acceptess-T, un’associazione a sostegno delle persone trans colpite dal virus. «Prima, facevo parte di AIDES. Qui dò una mano ogni volta che c’è del lavoro da fare. Ci vengo spesso, mi fa star bene e mi risolleva lo spirito! » Quest’ultimo infatti, è ben lontano dall’essere sempre al meglio. Che lo abbia non lo nasconde, dietro quegli occhi neri e quella voce morbida c’è un vero guerriero che non intende piegarsi alle prove.
La sua fonte di stress numero uno in questo momento? Il suo permesso di soggiorno. Teme che non glielo rinnovino. « Ho paura perché in Brasile, le cure esistono solo nelle metropoli, ma io sono originaria di Belém, una cittadina niente affatto ricca… Ciò che veramente mi preoccupa è quando la gente pensa che io sono qui solo per godere dei trattamenti che vi si trovano. Quello che io voglio, è di lavorare e vivere come una normale cittadina. »
Trans, sieropositiva, migrante… « E’ dura, ma vado avanti. So di non essere sola. » Ogni tanto, Marcela si prostituisce per guadagnarsi da vivere. Esita molto ogni volta ma, non ha altre possibilità. Si è inscritta anche all’ufficio di collocamento. Dopo una prima esperienza nella ristorazione, ora sta cercando un lavoro « in una famiglia » o in un « centro massaggi perché questa è la mia vera professione ».
Ma la forza di Marcela, è senza dubbio la sua capacità di credere nella felicità, nell’amore, come tutti d’altronde. Quando il suo ex compagno, le ha insistentemente chiesto perché lei non voleva rinunciare al preservativo, stanca della guerra, glielo ha detto. Con saccenza lui le rispose: «E’ triste, perché tutti i sieropositivi sono degli infelici.». Con un gran sorriso Marcela ricorda di avergli ribattuto senza esitazione «No caro, non sono tutti infelici! »
Ci sono molti luoghi comuni da smantellare, lo sa benissimo. E se oggi lei parla, è perché ha constatato, non senza amarezza, che «molti sono disinformati sull’HIV, quindi è meglio non fidarsi di chiunque. Mi è capitato di dormire a casa di amici e di non prendere le medicine per paura delle loro reazioni… ». Marcela non nuota nella felicità, ma continua ad andare avanti. E’ un esempio per coloro, molti, che, sono in difficoltà di fronte agli stessi ostacoli, lei non perde mai la speranza.
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Testo originale: Non, les séropos ne sont pas tous malheureux