Tre vite e una verità. Don Bisceglia, il prete che fondò l’Arcigay
Articolo di Rocco Pezzano tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 16 Luglio 2013, p.12
Erano abituati a sentire il tintinnio del calice dell’eucaristia, nella chiesa del Sacro Cuore di Lavello nel Potentino, e non i passi cadenzati di decine e decine di militari che vi entravano dentro a forza. E’ il 25 ottobre del 1978, nella parrocchia lucana si sta arrivando al momento clou dell’esistenza di don Marco Bisceglia.
Anzi, della prima delle sue esistenze, stando al sottotitolo («Le tre vite di don Marco Bisceglia») del mio libro “Troppo amore ti ucciderà” (Editore Edigrafema, 2013, 320 pagine).
Il sacerdote, dopo aver pronunciato una memorabile omelia e aver fatto singhiozzare – di nascosto – diversi fra quei trecento carabinieri e poliziotti chiamati per cacciarlo dalla chiesa, licenzia i fedeli, dà un ultimo sguardo al crocefisso e poi esce.
Quando l’ultima mandata del chiavistello ha sbarrato l’ingresso al Sacro Cuore, don Marco si ritrova ufficialmente disoccupato, un precario della fede. Sospeso a divinis e per di più senza un posto in cui ricostruire la comunità di braccianti e operai
che aveva forgiato in quindici anni, mettendosi di traverso alle gerarchie ecclesiastiche e affrontando le conseguenze della sua visione del Vangelo. Da quel momento comincia la sua seconda vita. Quella che lo porterà – sembra incredibile – alla fondazione dell’Arcigay.
Il libro – la prima biografia realizzata sul prete di cui parlavano all’epoca ricostruisce la sua storia. Le sue storie. Don Marco, cacciato dalla chiesa, errabondo, ripercorre dentro di sé tutti gli avvenimenti che fatalmente lo hanno portato lì: gli incontri carbonari, da giovanissimo, con l’incredibile figura di Guido Miglioli, incontri poi proibitigli dall’autorità fascista; lo studio dai gesuiti (anche a Bari) e il confronto con il leggendario teologo José Maria Diez Alegria, spina nel fianco della chiesa di Roma; l’esperienza con i baraccati di Napoli e nelle fabbriche in Francia, da prete-operaio; l’edificazione omelia su omelia, di una comunità di base
unica nel suo genere.
E ancora, l’opposizione a tutte le autorità incontrate, proprio tutte, per affermare un principio di verità: i provveditorati che lo allontanano dall’insegnamento in tutte le scuole d’Italia, le amministrazioni cheprima lo blandiscono e poi lo ostracizzano, e i vescovi con cui arriva ai ferri corti. La partecipazione alla «rivoluzione» di Conversano e la battaglia accanto al ribelle don Vincenzo D’Aprile.
Fino a un evento che fa scandalo: due giornalisti del Borghese che si fingono coppia omosessuale e chiedono – e ottengono – la sua approvazione sul loro amore.
I due ne scriveranno e l’articolo sarà materia, in mano al vescovo, per allontanare da Bisceglia la fiducia e l’amore della sua gente. Infine, l’esercito di militari che lo espelle dalla chiesa.
Marco – dopo un’esperienza politica fallimentare insieme al suo amico Marco Pannella – finisce a Roma e, lavorando e vivendo al fianco di un giovanissimo Nichi Vendola (che oggi, in una lunga intervista contenuta nel libro, definisce Bisceglia «padre e maestro»), costruisce la più grande associazione che tuteli i diritti dei gay in Italia. Portato a termine il suo compito, si ritira nella fede. Fino alla conclusione fatale e inaspettata.
“Troppo amore ti ucciderà” racconta le tre vite di don Marco Bisceglia come fossero i capitoli di un romanzo, ma innerva la narrazione con una serie di documenti (omelie, interviste, articoli di giornale dell’epoca, fotografie) che ripercorrono quasi un secolo di vita del nostro Paese. Per scriverlo ho girato mezza Italia, raccolto centinaia di documenti e consultato mille archivi.
Ero rimasto folgorato dalla figura di questo parroco mingherlino che non aveva paura di niente e nessuno, e che alla fine è stato fra i pochi a pagare per la propria coerenza. Una figura affascinante dai tratti profetici.
Rocco Pezzano, Troppo amore ti ucciderà. Le tre vite di don Marco Bisceglia, Editore Edigrafema, 2013, 320 pagine