Tremonti, la Russia di Putin e la guerra del Gender
Riflessioni di Massimo Battaglio
In un’intervista rilasciata a La Verità, l’on. Tremonti si è lasciato scappare (o l’ha fatto apposta?) una battuta infelicissima, che riporto:
“Legga il communiqué finale del G7 del 13 giugno: ci sono due piccolosi paragrafi su Russia e Ucraina, e pagine intere sul gender”.
Così riporta appunto il quotidiano di Maurizio Belpietro, del quale non c’è mai da fidarsi se non in occasioni eccezionali, come questa, per l’appunto.
In realtà, pare che l’onorevole abbia pronunciato “gender equality” ma cambia pochissimo. Siccome, in Italia, “gender” è sinonimo di “omosessualità”, l’on. Tremonti sta sostenendo che, per la proprietà transitiva, la colpa della terza guerra mondiale sarà da attribuire alle persone LGBT+.
Tremonti, quello che i leghisti considerano “uno di noi con la tessera di Forza Italia”, conta per uno e forse ormai nemmeno quello ma c’è da stare allerta. Non riesco a non immaginare che queste farneticazioni passeranno immediatamente sulla bocca di altri esponenti della destra italiana, i quali stanno facendo di tutto per nascondere che, col guerrafondaio russo, loro, ci facevano merenda.
Stiamo già assistendo, almeno un paio di volte al giorno, ai pellegrinaggi di Salvini, ai suoi richiami alla preghiera e al “Santo Padre”, a segni di croce ampi come le sue spalle. Crede così di ottenere il favore delle vecchiette? Sbaglia i calcoli, se non altro perché le “vecchiette” di oggi sono quelle che hanno fatto il ’68. Le altre, quelle sempre col rosario in mano, fanno parte della generazione precedente.
Ma lui ci prova. Pensa che, a strizzare l’occhio al Vaticano, troverà almeno qualche monsignore disposto a condonargli tutte le tresche che ha tessuto col dittatore russo. Forse non sbaglia: di monsignori filo-leghisti e intimamente sovranisti, ce n’è.
Ma questa roba del “gender”, che, ripeto, parte da Tremonti ma arriverà presto ai suoi colleghi di partito, è una strizzatina d’occhio troppo infame. Oltre le mura leonine, quando qualcuno dice “gender”, tutti cominciano a ballare. E non vorrei che l’ipotesi tremontina venisse presa sul serio. Il popolo LGBT+ non ci sta a essere additato per l’ennesima volta come distruttore del mondo.