«Tu non mi hai dato neanche un bacio»: tracce di baci nei Vangeli
Riflessioni Luigi Testa* sulla “spiritualità dei baci”, parte prima
«Tu non mi hai dato neanche un bacio» (Lc 7,45). Il rimprovero di Gesù a Simone il fariseo, quella sera a casa sua, scivola tra le righe del racconto di Luca silenziosamente, quasi furtivamente. Eppure, di quel racconto, a pensarci bene, la cosa che sconvolge non è tanto la sensualità della donna che «stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, li baciava» (7, 38). Quello è un gesto, certo, di un erotismo dirompente, ma che può ben essere contenuto nel giudizio su quella donna, «una peccatrice di quella città» (7, 37).
Un giudizio così si iscrive con coerenza nell’ordinario scandalo della vita di quella donna, ed è così in qualche modo arginato. Quello che invece non è contenuto ma straripa dalle parole dell’evangelista è scoprire che Gesù desiderava quei baci. Egli, infatti, non solo difende la donna, ma sembra non aver atteso altro che quel gesto per manifestare al padrone di casa la sua delusione per non aver ricevuto da lui neanche un bacio, da quando è entrato in casa: «Tu non mi hai dato un bacio, lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi».
Ci sono altre pagine del Vangelo dove emerge con una certa chiarezza l’importanza che Gesù attribuisce ai baci e, in qualche modo, il suo desiderio di baci. Anzitutto, nella nota parabola, il Padre misericordioso «gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15, 20). Si può credere che Gesù avesse ben presenti alcune pagine dell’Antico Testamento con cui stabilire un parallelismo. Tra tutti, il Padre che è «come chi solleva un bimbo alla sua guancia» (Os 11,4).
Ma forse è più credibile che Gesù avesse in mente – almeno immediatamente – i baci ricevuti da Giuseppe, suo padre, magari al rientro da una giornata di lavoro. E che per Gesù il bacio fosse qualcosa di importante lo testimonia anche lo stupore amaro e triste con cui si rivolge a Giuda, quando arriva a tradirlo col segnale concordato con i soldati (Mt 26, 49; Mc 14, 45): «Con un bacio tradisci il figlio dell’uomo?» (Lc 22, 48).
Luigi Santucci, nella sua Una vita di Cristo, tesse un poetico parallelismo tra il bacio del tradimento e la consolazione dell’angelo che è appena apparso a consolarlo, nel Getsemani (Lc 22, 43). «Forse l’angelo segreto che ha fatto il miracolo di strappalo dalla paura lo ha soltanto baciato. Quando le parole sono impossibili, un celeste imperativo c’ispira a poggiare la bocca sulla pelle dell’infelice per salvarlo col calore del nostro essere vivi. Sparito l’angelo, qualcuno gli si accosta ed è ancora un bacio».
Con la verità dei poeti, l’autore intravede anche altro, nel cuore del traditore: «Per quel breve attimo che dura un bacio fu disperatamente sincero e felice? L’invidia per Giovanni e pel suo posare il capo sul petto di Gesù, poche ore prima, egli l’ha placata in quel bacio?». E nel cuore di Gesù: «Questa bocca che lo urta è in verità l’inizio della passione del suo corpo: è la prima brutalità fisica, la prima ferita».
Pur senza voler arrischiarci in indagini o ricostruzioni psicologiche sempre audaci, si può forse almeno immaginare che una persona che mostra la sua tristezza per non aver ricevuto neanche un bacio, che difende il gesto scandaloso di una donna che non stacca le labbra da lui, che quando pensa all’affetto di un padre lo immagina mentre si getta al collo del figlio e lo bacia, che è ferito quando lo si tradisce proprio con un bacio, è una persona che è cresciuta in un contesto familiare in cui i baci non sono mancati.
Da Giuseppe, certamente, i cui moduli affettivi Gesù avrà sicuramente assorbito tanto da attingervi, almeno inconsciamente, raccontando del padre della parabola. E naturalmente anche da Maria, pur nel silenzio pudico degli evangelisti. Baci dall’odore di pelle bambina, appena nato – dal sapore di dattero: «L’ho annusato e per conferma gli ho dato una leccatina. “Sei proprio un dattero, sei più frutto che figlio”» (E. De Luca, In nome della madre). E baci poi dall’odore del sangue, quando glielo rimettono tra le braccia, tolto dalla croce.
*Luigi Testa è autore di testi a carattere giuridico e scrive su alcuni quotidiani nazionali. “Via crucis di un ragazzo gay” (Castelvecchi, 2024) è il suo primo libro di natura spirituale, altre sue riflessioni sono pubblicate anche su Gionata.org
> Le riflessioni sulla “spiritualità del bacio” di Luigi Testa