Uccidere e essere uccisi perchè omosessuali. La fatica del perdono
Riflessioni Bibliche di Fabio Trimigno del Gruppo Zaccheo, cristiani LGBT di Puglia
UCCIDERE. La prima cosa che ho fatto è digitare su WIKIPEDIA la parola “uccidere” ed ecco una sfilza di significati:
– Privare della vita una persona o un animale;
– Far morire, ammazzare;
– Portare qualcuno progressivamente alla morte;
– Danneggiare irreparabilmente;
– Distruggere;
– Privare della salute o delle energie;
– Debilitare, spossare;
– Provocare un dolore intenso;
– Privare di ogni possibilità di uscita da una situazione negativa;
– Soffocare, opprimere qualcosa;
– Togliersi la vita, suicidarsi;
– Togliersi vicendevolmente la vita;
– Perdere la vita;
– Morire.
Un verbo di origine latina OB-CAEDERE, composto dal prefisso latino OB “contro” e il verbo CAEDERE “tagliare”, e quindi “tagliare contro”. Si, perché in fondo significa questo: procurare tagli continui contro qualcuno, e spesso contro se stessi. So che un gesto come uno schiaffo può a volte non essere controllato, ed ho sempre creduto che le parole si possono gestire più dei movimenti. Mi riferisco a tutto quello che mio padre mi hai sputato e vomitato addosso per anni. Le sue parole contro di me mi hanno “tagliato”.
MI HA UCCISO
Avrei preferito schiaffi, pugni e calci perché la mia carne l’avrebbe sopportato, ma il mio cuore ha urlato di strazio nel silenzio delle mie lacrime quando gli ho confessato di essere omosessuale. Ma so anche che la sua negazione a questa mia verità è stata come uno strumento di difesa per la sua mente: fare spazio per un dolore che cerca logica e una logica che trova soltanto dolore. Risultato? Due mesi chiuso in camera da letto, al buio tra le braccia fredde della sua depressione.
L’ HO UCCISO
Avrei preferito uno schiaffo, ma so che lui non è proprio capace, non gli appartiene. Sarebbe stato come chiedergli di essere un padre che non è. Ma, nonostante gli schiaffi che non è abituato a dare, nel suo delirio di padre ha provato a strangolarmi.
MI HA UCCISO
Ricordo, però, che una mattina mentre ero in cucina a fare colazione, lui piangendo e strisciando a terra per tutto il corridoio, arrivò ai miei piedi, si inginocchiò e cominciò a baciarli e bagnarli con le sue lacrime, chiedendomi di tornare ad essere “normale”.
L’ HO UCCISO
Mi disse che sono un cane e come tale morirò da solo.
MI HA UCCISO
Io gli dissi che avrei voluto ammazzarmi quand’ero adolescente, così riparavo a questo grande errore della natura.
L’ HO UCCISO
Una volta per strada lo incrociai il giorno del mio compleanno, girò la testa e cambiò strada, facendo finta di non conoscermi.
MI HA UCCISO
Ricordo che quand’ero piccolo mi picchiavano in gruppo giù alla cava dietro la mia parrocchia perché ero “mezza femmina”.
MI HANNO UCCISO
Ed io che quei ragazzi li ho sempre odiati tra le lacrime del mio cuscino.
LI HO UCCISI
Gli sguardi per strada, le risatine, le battutine: frocio, ricchione, tic tac, checca, criptochecca, checca velata, invertito, malato, pervertito, culattone, depravato, degenerato …
MI HANNO UCCISO
Ed io speravo il peggio per loro…
LI HO UCCISI
Cari amici, ho capito che tutti siamo un po’ vittime e un po’ carnefici: UCCIDIAMO e CI UCCIDONO ogni giorno nei fatti, nelle parole, nelle violenze, nelle mancanze, nelle omissioni, negli sguardi, nelle paure, nelle menzogne, con o senza armi, nelle sale operatorie, a lavoro, in chiesa, per strada…
Quando CI UCCIDONO, uccidono quel GESU’ che non riescono a sentire. Quando UCCIDIAMO, uccidiamo quel GESU’ che non riusciamo a vedere. Ovunque viene meno il nostro sentire e il nostro vedere, noi uccidiamo e ci uccidono. In entrambi i casi è GESU’ che inchiodiamo alla croce.
Il perdono può aiutare a fermare questo continuo uccidere gli altri e noi stessi, questo continuo “tagliare” le relazioni con gli altri, questo continuo far morire la vita dentro di noi e attorno a noi. Se sentiamo di aver ucciso qualcuno o siamo stati uccisi da qualcuno, chiediamo al Signore il coraggio di provare a “ricucire” ciò che è stato “tagliato”.
Io ci provo tutti giorni a NON UCCIDERE, ma che fatica che si fa…
Vostro Fabio