Un amore più grande. Perché si può essere famiglia in molti modi
Riflessioni inviateci da Carmine Taddeo de La tenda di Gionata
Di fronte ad una società che si fluidifica sempre di più, di fronte, cioè, ad una società che prende sempre più coscienza del fatto che essa sia stratificata e composta di tante differenze che si integrano e coabitano i medesimi spazi, nonostante aspetti come questi siano invisi a quanti cercano di massificare e generalizzare le categorie umane, anche la famiglia si colora di nuovi significati e di nuovi elementi distintivi.
La storia stessa della definizione di ‘famiglia’, che solo a partire dal XX secolo si attesta come quella del genitore e della prole, in realtà è contraddistinta da vicende che molto spesso ne hanno mutato, arricchito o impoverito il senso.
A partire dai questa constatazione, anche noi che siamo credenti lgbtqia+, genitori, operatori pastorali, dobbiamo rispondere all’emergenza storica e di pensiero che si sta affacciando negli ultimi anni. La famiglia si dice in molti modi. La bellezza di questa consapevolezza sta nel riconoscere anche in altre persone qualcuno da “chiamare” madre, padre, fratello e sorella, zio e zia.
Questo non priva i genitori del loro status, non ne sminuisce il valore. Semmai arricchisce il cammino di chi molto spesso ha bisogno di supporto. Come molti di noi, me compreso, abbiamo potuto sperimentare negli incontri di Tre volte genitori, in un abbraccio io ho saputo trovare una madre o un padre e altri in me hanno saputo trovare un figlio.
Questo ampliamento del senso di famiglia, che si fregia dell’aggettivo ‘elettiva’, non è di certo una novità ed ha anche un sapore fortemente evangelico:
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre». (Mt,12, 46-50)
Tanti hanno avuto modo di distorcere il senso di queste parole, ma noi proviamo ad andare al loro senso più vero. Nella fede e nella cristianità, quello che noi da persone lgbtqia+ e da coloro che li accompagnano, cerchiamo di vivere è proprio quell’ampliamento infinito della parola ‘famiglia’.
Gesù avrà sempre cura di sua madre, tanto da affidarla al Giovanni. Ma nei suoi discepoli, Gesù trova anche una “famiglia di elezione”, ovvero il modo in cui “la famiglia” si amplia ad abbracciare tanto di più, consapevole che la differenza non sminuisce, ma arricchisce e che l’esperienza è sempre più ricca di qualsiasi teoria, giacché di questo mi piacerebbe parlare, delle tante esperienze di chi ha trovato anche in altri qualcuno da chiamare famiglia.