Un approccio cattolico positivo al matrimonio gay
Testo di Francis DeBernardo tratto da Marriage Equality: A Positive Catholic Approach, New Ways Ministry (USA), 2011, pp.3-10, liberamente tradotto da Silvia Lanzi, Silvia Renghi e Lorenza
Una delle più importanti voci che si oppone all’uguaglianza del matrimonio per le coppie gay e lesbiche è quella dei vescovi della Chiesa Cattolica. Le loro campagne e le loro pubblicazioni hanno talvolta dato l’impressione che tutti i cattolici senza esclusione si oppongano con diverse iniziative alla legalità del matrimonio per le coppie omosessuali. Quest’impressione è sbagliata. I cattolici non sempre hanno le stesse posizioni dei vescovi su questioni politiche di pubblico interesse.
Di tanto in tanto un vescovo può essere in disaccordo con un altro rispetto ad una o all’altra questione politica specifica. I teologi spesso hanno criticato l’opposizione all’uguaglianza del matrimonio gay perché non è al passo con le migliori tradizioni del pensiero cattolico.
La Chiesa cattolica è molto di più dei suoi vescovi. A metà degli anni ’60, il Concilio Vaticano II riunì i vescovi di tutto il mondo per modernizzare alcuni aspetti del Cattolicesimo. Un concilio come questo è la più alta autorità nel governo della Chiesa, ancor più di ogni decisione di un singolo Papa.
Il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa come l’intero Popolo di Dio e ha sottolineato che i laici hanno un ruolo nella Chiesa. I laici hanno, nella Chiesa, la stessa dignità del clero e questo in virtù del loro battesimo, non per concessione dei vescovi.
La Chiesa non è come una gerarchia militare in cui alcuni comandano e altri obbediscono. Piuttosto i vescovi dovrebbero sforzarsi di riflettere e di proclamare la fede dell’intera Chiesa. Quando si discute di argomenti riguardanti gay e lesbiche, un’area relativamente nuova delle discussioni della Chiesa intorno alla quale c’è un grosso dibattito, i vescovi non sono ancora in grado di discernere ciò a cui crede la comunità cattolica. Il Concilio Vaticano II ha promosso l’idea che la gente non debba obbedire semplicemente e tacitamente ai vescovi. Ugualmente, i vescovi hanno bisogno di ascoltare le persone per discernere cosa sia la fede cattolica e come Dio stia operando nel mondo. Uno dei documenti del Concilio afferma:
Con l’aiuto dello Spirito Santo, è compito dell’intero popolo di Dio, in particolare di pastori e dei teologi, ascoltare e discernere le molte voci dei nostri tempi e interpretarle alla luce della Parola divina, per poter penetrare più a fondo la verità rivelata, capirla meglio, e presentarla in modo corretto (The Church in the Modern World, paragrafo 44). Per conoscere interamente la posizione cattolica su ogni questione, si deve prestare ascolto a tre gruppi: i vescovi, i teologi ed il laicato. Questo è stato il percorso della tradizione cattolica durante la sua lunga storia. Questo testo sottolineerà alcuni degli argomenti sull’uguaglianza matrimoniale all’interno della Chiesa cattolica, dando l’opportunità alle diverse voci all’interno della Chiesa di essere ascoltate. […]
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1. Cosa insegnano i vescovi cattolici a proposito dell’uguaglianza per lesbiche e gay?
Se ad una persona qualsiasi per strada venisse chiesto che cosa insegnano i vescovi cattolici sull’uguaglianza civile per lesbiche e gay, la risposta più comune sarebbe, “Sono contrari”. Questa percezione popolare non è abbastanza completa perché i vescovi hanno un approccio complesso e sfumato alle questioni lesbiche e gay. L’aspetto più familiare dell’insegnamento cattolico ufficiale è quello secondo cui l’attività sessuale tra persone dello stesso sesso non è consentita. Ma questa è solo una sfaccettatura della dottrina cattolica e non necessariamente la più importante.
Meno conosciuta è la condanna di pregiudizi e atteggiamenti odiosi da parte della gerarchia verso lesbiche e gay e le relative istruzioni a favore dell’accettazione di persone lesbiche e gay nella comunità della Chiesa. Alla base della questione relativa agli insegnamenti c’è la convinzione antica e fondamentale che tutte le persone vengono create con un’intrinseca dignità umana, indipendentemente da qualsiasi condizione, azione, o situazione all’interno delle loro vite. Poiché condividiamo questa dignità umana, la Chiesa insegna che tutti devono essere trattati con uguale rispetto. La tradizione di giustizia sociale della Chiesa guida i cattolici quando sono di fronte a questioni quali come prendere decisioni in ambito sociale o politico. Purtroppo un gran numero di cattolici non è consapevole del fatto che c’è questo insegnamento di giustizia della Chiesa è ancora meno che è applicabile alle questioni lesbiche e gay.
Molte delle discussioni nella comunità cattolica e civile sull’uguaglianza del matrimonio si riducono ad una discussione importante: le questioni vertono principalmente sulla giustizia sociale o sull’attività sessuale? Un altro modo di porre questa domanda è: nDobbiamo prenderci cura di lesbiche e gay essenzialmente come di tutti gli altri per l’umanità che è comune a tutti o dovremmo trattarli in modo diverso a causa della loro sessualità? Nella Chiesa cattolica, il dibattito sull’uguaglianza del matrimonio è focalizzato intorno a questa linea di faglia: etica sessuale o giustizia sociale. Alcuni vescovi, teologi e laici dicono che dobbiamo difendere gli insegnamenti sessuali che affermano che lo standard eterosessuale è parte essenziale di un matrimonio tra due persone.
Altri vescovi, teologi e laici dicono che dobbiamo seguire la nostra tradizione di base relativa alla giustizia sociale e trattare le persone come uguali, indipendentemente da razza, sesso, età, capacità, classe economica o orientamento sessuale. La comunità cattolica, tra cui i vescovi, ha affermato con forza che lesbiche e gay non devono essere intesi semplicemente nei termini del loro orientamento sessuale.
Molti cattolici, compresi i vescovi, credono che la giustizia sociale sia più convincente rispetto all’etica sessuale quando abbiamo a che fare con la vita delle persone. Nessun essere umano — eterosessuale o omosessuale — dovrebbe essere ridotto ad essere considerato solo in relazione al suo orientamento sessuale, come se solo l’orientamento sessuale ci definisse come esseri umani.
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2. Che dicono i teologi a proposito dell’uguaglianza del matrimonio gay?
I vescovi non sono l’unica voce nella comunità Cattolica che parla della morale dell’uguaglianza del matrimonio e delle relazioni tra persone dello stesso sesso. Dobbiamo anche considerare i teologi, gli studiosi che riflettono sulla tradizione morale e sugli insegnamenti della Chiesa e che cercano di capire queste tradizioni alla luce degli sviluppi intellettuali e umani. Tutte le volte che i vescovi hanno cambiato la loro posizione su un punto, l’hanno fatto in risposta ai teologi che hanno condotto nuove ricerche e mostrato nuovi vie a partire dalle esperienze della gente.
Negli ultimi 50 anni, la maggiore parte dei teologi cattolici ha iniziato a notare che l’approccio tradizionale dei vescovi in materia di moralità sessuale non era più adatto considerando anche i recenti sviluppi scientifici e sociali nel campo della sessualità. Per esempio, gli psicologi e gli psichiatri contemporanei capiscono che la sessualità è molto di più di un fenomeno semplicemente fisico e riproduttivo, bensì è parte integrante della personalità umana. Gli scienziati oggi sanno che un orientamento omosessuale è una variante naturale della sessualità umana e non un errore nello sviluppo di una persona. Nella nostra cultura, le donne e gli uomini omosessuali hanno fatto singolari progressi nella riduzione delle discriminazioni che prima subivano. Oggi sono integrati in maniera più normale nel tessuto della società.
Alla luce di questi progressi, molti teologi hanno proposto che l’insegnamento della Chiesa non sia esclusivamente focalizzato sull’attività sessuale, ma invece guardi all’insieme della relazione tra due persone nella quale la relazione o l’attività sessuale si svolge. Focalizzarsi sull’atto sessuale è ignorare la dinamica relazionale che nasce tra due persone che si amano e che s’impegnano in una relazione. Questi teologi credono che l’insegnamento dei vescovi sull’omosessualità abbia bisogno di considerare la relazione sotto l’aspetto dell’intimità, non solo sotto l’aspetto biologico.
Ciò che è importante in una relazione, sostengono, è l’amore e il rispetto che le due persone hanno l’una per l’altra, non il sesso di queste persone. Non si tratta per niente di difendere una morale che permetterebbe tutto e il contrario di tutto. Questi teologi chiedono dei criteri per valutare se una relazione sessuale è morale o non lo è. Ad esempio uno dei criteri potrebbe essere il senso dell’uguaglianza tra le due persone e il fatto che una delle due persone quindi non stia manipolando l’altra in nessun modo. Un altro criterio potrebbe essere che la relazione stessa sia un aiuto per entrambe le persone per essere più generose e produttive nella società. La maggiore parte dei teologi formulano criteri della fedeltà, della monogamia e dell’impegno perché la relazione sia morale.
Molto teologi pensano che adottando la posizione dell’uguaglianza delle persone gay di fronte al matrimonio, la Chiesa cattolica avrebbe l’occasione di riaffermare l’importanza di rendere permanente e pubblico l’impegno tra le due persone.
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3. Cosa pensano i cattolici laici americani a proposito di lesbiche e gay e dell’uguaglianza del matrimonio?
I cattolici laici americani sono fortemente solidali nei riguardi dell’uguaglianza del matrimonio per le coppie di lesbiche e gay. I sondaggi nazionali (ndr negli Stati Uniti) mostrano che i cattolici sostengono, in generale, l’uguaglianza del matrimonio per lesbiche e gay. I ricercatori Robert P. Jones e Dan Cox della Public Religion Research, un servizio di sondaggio, analizzati i diversi sondaggi dal 2008 riguardanti la visione cattolica sull’uguaglianza di gay e lesbiche, ha prodotto i seguenti dati significativi:
I) Di tutte le confessioni cristiane, il sondaggio sui cattolici è il più favorevole alle questioni su lesbiche e gay. Quando è stato chiesto loro se l’omosessualità dovrebbe essere accettata dalla società, il 58% dei cattolici ha risposto positivamente, mentre il 30% dei cattolici si è opposto all’accettazione.
II) Sulla questione specifica dell’uguaglianza del matrimonio per le coppie lesbiche e gay, il 43% dei cattolici ha risposto favorevolmente, mentre il 46% si è opposto, una percentuale quasi uguale. Quando l’indagine si è concentrata sugli intervistati sotto i 65 anni, i numeri sono cambiati drasticamente: tra i cattolici di 18-29 anni, il 60% sostengono l’uguaglianza del matrimonio, mentre il 37% vi si oppone, tra i cattolici di 50-64 anni, il 44% è a favore, mentre il 43% è contrario.
Solo i cattolici che hanno più di 65 anni mostrano più opposizione che sostegno. Questo mostra non solo un immenso sostegno da parte dei cattolici ma, cosa ancora più importante, che tale sostegno è in crescita.
III) Quando la domanda viene estesa dal matrimonio gay ai benefici ed alle protezioni ad esso associate (ad esempio visite ospedaliere, assicurazioni sulla salute, copertura pensionistica), il sostegno tra tutti i cattolici balza ad oltre i due terzi.
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Testo tratto dal volume Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (file pdf)