Un bilancio dell’azione di papa Francesco a quattro anni dalla sua elezione
Articolo di Robert Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 13 marzo 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Oggi [13 marzo] è il quarto anniversario dell’elezione di papa Francesco: è il momento di fare il punto sui suoi traguardi, su cosa sta facendo e cosa spera di ottenere nei prossimi anni. Sulle questioni del genere e della sessualità Francesco è stato oscillante ma vogliamo concentrarci anche sui suoi sforzi per aiutare la Chiesa ad attuare meglio il Concilio Vaticano II e per riformare la Curia.
Il gesuita Thomas Reese ha sottolineato sul National Catholic Reporter quelli che lui considera i cinque grandi traguardi di Francesco. Ai progressisti che criticano il Pontefice Reese risponde che gli atti di Francesco sono “rivoluzionari” e dovrebbero essere riconosciuti come tali. Vera o no che sia questa affermazione, vale la pena citare l’articolo di padre Reese, con un occhio alle vicende LGBT: “Primo punto: il Papa ci invita a evangelizzare in modo nuovo; ci dice che le prime parole dell’evangelizzazione devono vertere sulla compassione e la misericordia di Dio, non essere una lista di dogmi e regole che devono essere accettati… Non è ossessionato e non ossessiona gli altri con le regole e i regolamenti; è più interessato all’ortoprassi (il modo in cui viviamo la fede) che all’ortodossia (il modo in cui spieghiamo la fede)”.
Questo nuovo modo di evangelizzare dà la priorità agli esseri umani in quanto soggetti, e non categorie o oggetti, di fronte a Dio. In un’intervista del 2016 torna sulla sua famosa frase “Chi sono io per giudicare?” e parla delle persone omosessuali in tono conciliatorio e senza fare nessuna menzione della tradizionale etica sessuale. Questo approccio sembra aver funzionato, almeno all’inizio. Il Papa è stato nominato “Persona dell’anno” non solo da Time ma anche da Advocate e diverse celebrità, tra cui Edie Windsor, Antonio Banderas ed Elton John, lo hanno lodato per il suo insistere sulla misericordia e non sulla legge.
Le azioni di papa Francesco nella Chiesa sono state alquanto positive. A una cinquantina di cattolici e cattoliche LGBT, in pellegrinaggio con le loro famiglie e New Ways Ministry, sono stati destinati dei posti d’onore durante un’udienza papale, un atto pieno di guarigione e speranza per i pellegrini. Francesco ha incontrato personalmente un uomo transgender, Diego Neria Lejárraga, cacciato dalla sua parrocchia in Spagna. In seguito il Papa ha descritto Diego in un’intervista come “lui che era una lei che è un lui” e ha usato i pronomi maschili. Se gli incontri umani aprono i cuori spezzati, come ha detto suor Simone Campbell, simili atti interpersonali non possono essere sottovalutati.
Il secondo traguardo individuato da Reese è “permettere l’aperta discussione e il dibattito nella Chiesa… Impossibile sopravvalutare questo traguardo straordinario… Solo durante il Concilio Vaticano II è stato possibile un simile dibattito… Durante i due ultimi papati il dissenso è stato violentemente condannato e soppresso. Le teologie di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non potevano essere messe in discussione… Sotto Francesco i partecipanti ai Sinodi sono stati incoraggiati dal Papa a esprimere senza timore le loro opinioni e a non preoccuparsi se non erano d’accordo con lui. Il risultato è stato uno scambio di opinioni più libero, pubbliche prese di distanza e critiche molto dure da parte di alcuni cardinali conservatori. Niente di tutto questo sarebbe stato permesso sotto i precedenti Papi”.
Questa nuova apertura comprende la fine delle ispezioni e delle condanne ai teologi; secondo Reese “è estremamente importante che la teologia si sviluppi e studi le questioni contemporanee in modo comprensibile alle persone del XXI secolo”. Ma non sono entrate nel dibattito, né ai Sinodi sulla Famiglia né altrove, le voci delle persone LGBT e delle loro famiglie, che devono dare forma alla teologia e ai ministeri parlando della loro vita e della loro realtà.
L’accoglimento del dissenso e il giocare pubblicamente con le sue idee sono segni di salute di questo papato, ma molti nella Chiesa hanno espresso costernazione. Cosa precisamente intenda Francesco in certe interviste o dichiarazioni estemporanee non è sempre chiaro. Questo fenomeno ha creato dei problemi, come la falsa notizia secondo cui aveva paragonato le persone transgender alle armi nucleari o varie speculazioni prive di fondamento. Forse l’esempio più notevole sono le reazioni sul suo incontro con l’icona della destra Kim Davis durante la sua visita negli Stati Uniti.
Nell’ambito politico papa Francesco ha avuto meno tolleranza verso la diversità di opinione. Spesso ha condannato il matrimonio omosessuale (per esempio in Slovacchia, in Slovenia, nelle Filippine), arrivando persino a dire che è in atto “una guerra mondiale per distruggere il matrimonio”. Inoltre è rimasto in silenzio di fronte ai tentativi di criminalizzare e discriminare le persone LGBT, anche quando molti cattolici e cattoliche gli hanno chiesto di parlare a difesa dei diritti umani. La sua decisione di entrare nel dibattito sul matrimonio senza parlare della criminalizzazione non rende buona testimonianza a un Papa che promuove i diritti umani.
Terzo punto: secondo Reese, Francesco “presenta un nuovo modo di concepire le questioni morali nel capitolo 8 della Amoris Laetitia” che promuove un approccio più ricco e maturo alla vita etica: “Grazie a questo approccio alla teologia morale è possibile scorgere la santità e la grazia nelle vite delle persone imperfette, anche di quelle che hanno contratto matrimoni irregolari. Invece di vedere un mondo diviso in buoni e malvagi, siamo tutti considerati peccatori feriti per i quali la Chiesa è un ospedale da campo, dove l’Eucarestia è cibo per i feriti e non premio per i perfetti. Così sparisce ogni tentativo di spaventare per rendere buoni”.
L’Amoris Laetitia è stato un passo positivo per la Chiesa nel suo complesso ma non abbastanza per i cattolici e le cattoliche LGBT e le loro famiglie: infatti i teologi hanno fatto notare come la trattazione della sessualità contenuta nell’esortazione sembri poco coerente con il resto del documento. La delusione della minoranza LGBT si è fatta sentire durante i Sinodi sulla Famiglia dove, a parte qualche momento positivo, l’omosessualità e le questioni connesse sono state perlopiù lasciate da parte.
Quarto punto: Reese nota il forte impegno del Papa per la giustizia ecologica, che comprende l’enciclica Laudato Si’, che è stata molto bene accolta; gli attivisti LGBT, però, hanno sollevato interrogativi riguardo al suo ambiguo linguaggio relativo all’identità di genere. La difficoltà a capire cosa intenda, in questa enciclica e altrove, per “colonizzazione ideologica” e le critiche generiche alla teoria del gender hanno dato ai vescovi ostili al mondo LGBT campo libero per le loro condanne.
Infine, Reese scrive che Francesco “si muove nella direzione della riforma delle strutture di governo della Chiesa” e afferma che quest’opera è lenta ma decisa. Tra questi sforzi vanno menzionati la nomina di vescovi più orientati verso la pastorale e meno interessati alle questioni sessuali, descritti non come dei crociati ma come “umili e fiduciosi seminatori di verità”. Ha inoltre ricevuto il vescovo Jacques Gaillot, che nel 1995 venne rimosso per aver benedetto una coppia dello stesso sesso.
E oggi? Vorrei offrire tre brevi spunti per capire e valutare papa Francesco oggi.
Primo punto: quando giudichiamo qualsiasi cosa papa Francesco dica o faccia, dobbiamo tenere a mente il suo impegno ad incarnare il Vaticano II. Questo è il suo progetto fondamentale, messo da parte dai suoi due predecessori e che, se continuerà, a lungo termine sarà esplosivo.
Secondo punto: Francesco capisce abbastanza bene che le persone LGBT sono emarginate e riconosce che hanno bisogno di un accompagnamento pastorale “come farebbe Gesù”. Yayo Grassi, un ex studente gay del Papa che è rimasto suo amico, ha dichiarato a New Ways Ministry che Francesco gli ha detto esplicitamente che “non c’è posto per l’omofobia” nell’ambito del ministero. Questi sono mattoni per costruire l’inclusione e la giustizia.
Terzo punto: è probabile che papa Francesco rimarrà sempre nei suoi limiti di anziano prete cresciuto nella cultura tradizionale argentina per quanto riguarda il genere e la sessualità. Questo fatto indica che non possiamo esitare ad andare avanti con la nostra opera. Il cambiamento nella Chiesa viene dal basso. I cattolici australiani hanno colto l’invito del Papa a chiedere scusa alle persone LGBT organizzando una liturgia apposita. Come ho scritto altrove, dobbiamo fare lo stesso, utilizzando lo spazio creato da Francesco e lavorando per l’uguaglianza lì dove siamo, quando e come possiamo.
Giudicando papa Francesco oggi con un occhio al futuro, non dobbiamo perdere di vista la foresta per gli alberi. Questo papato parla della misericordia espansiva di Dio e Francesco si è impegnato nelle cause di molti gruppi vulnerabili. È un testimone del Vangelo bello e deciso, anche se imperfetto.
Testo originale: Four Years Later, What to Make of Pope Francis and LGBT Issues?