Un capo scout sposa il compagno, il paese lo festeggia, un prete partecipa alle nozze, un altro lancia strali
Articoli di Ciro Vitiello pubblicati sul sito del quotidiano Il Piccolo il 4 giugno 2017
STARANZANO. Il paese si è fermato. Ha riempito il Consiglio comunale in piazza Dante come non mai. Non era accaduto nemmeno quando a Staranzano si sperimentava il governo Pci-Dc. Ieri (4 giugno 2017) più di 300 persone, infatti, hanno invaso il Comune per assistere alle prime “nozze gay”, celebrate in pompa magna, di due staranzanesi molto conosciuti.
Luca Bortolotto è consigliere comunale di maggioranza eletto nella lista civica Staranzano Partecipa. Marco Di Just, invece, è capo unità degli scout. Finora a Staranzano c’era stata solo un’altra unione civile, ma la coppia per motivi personali aveva chiesto la massima discrezione.
Ieri non è andata così. Urla da stadio, fragorosi applausi e qualche lacrima di gioia e commozione, hanno accolto i giovani al loro ingresso in sala. Indossavano un elegantissimo smoking nero, una camicia bianca e di colore rosso, il papillon, il fazzolettino che fuoriusciva dal taschino della giacca abbinate alle scarpe da ginnastica Converse.
Ad attenderli il sindaco Riccardo Marchesan con la fascia tricolore, alla sua prima cerimonia di una coppia omosessuale. A centro sala, invece, la platea con i parenti più stretti e i testimoni di nozze. Tutt’intorno una marea di gente, tanti con macchine fotografiche, telecamere e telefonini per mettere l’evento subito in rete sui social.
Davanti alla coppia sul tavolo della giunta, un coloratissimo bouquet di fiori arricchito da delicati rametti di “velo da sposa” e da dalie bianche e rosse, simbolo dell’amore. Al loro ingresso, una band nata per l’occasione, ha cantato “Somewhere over the Rainbow” (Da qualche parte oltre l’arcobaleno…), mentre al termine della cerimonia si è esibita con il celebre brano “Dio è morto” di Francesco Guccini, arrangiato da Fiorella Mannoia.
Prima della cerimonia c’è stato il saluto di don Genio, guida spirituale degli scout, che ha voluto sottolineare di essere presente «sia come amico, ma anche come prete e sottolineando che la chiesa oggi ha tante difficoltà a riconoscere queste scelte».
Poi, prima Marco e poi Luca, hanno spiegato davanti a tutti quando è scoccata la scintilla del loro amore. «L’incontro speciale l’abbiamo avuto nove anni fa. Da quel momento la nostra vita è cambiata, anni durante i quali abbiamo costruito il nostro amore.
Finalmente oggi possiamo rendere pubblica la nostra unione. Avremo momenti bellissimi, ma anche quelli in cui – dicono – dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altro per affrontare insieme le salite. Oggi è la realizzazione di un sogno».
Poi la cerimonia ufficiale. Il sindaco Marchesan ha letto i commi 11 e 12 dell’articolo 1 della Legge del 20 maggio 2016 n. 76 delle Unioni civili dello stesso sesso, concludendo con la frase «in nome della legge siete uniti civilmente». I due si sono abbracciati, baciati e messi gli anelli portati in un cestino da due piccole damigelle.
Al termine della cerimonia, dopo il brindisi con spumante per tutti, gli “sposi” hanno affrontato la discesa degli scaloni dell’anfiteatro del municipio sommersi da applausi, dal lancio di riso beneaugurante, coccarde bianche, gemiti di “vuvuzela” e colpi di cannoncini ad aria che sparavano coriandoli a forma di cuore.
Capo scout sposa il compagno. Il prete furioso: “Ora non sia più educatore” (6 giugno 2017)
Il parroco di Staranzano don Fragiacomo chiede di rimuovere Di Just dall’Agesci, informando il vescovo e sfogandosi sul bollettino. «Una cosa è essere accolti dalla Chiesa, un’altra assumere simili responsabilità». Il giorno dopo conferma le sue opinioni a Radio Capital.
È bufera a Staranzano all’indomani delle “nozze gay” fra il consigliere comunale Luca Bortolotto e Marco Di Just, uno dei capi scout di Staranzano.
Il parroco don Francesco Fragiacomo, infatti, affronta di petto l’unione civile fra due omosessuali che riguardano da vicino gli scout cattolici del gruppo Agesci. La figura di educatore di Di Just, il nocciolo della questione, secondo il prete crea confusione nei ragazzi. Gli insegnamenti della famiglia cristiana vede l’amore fondato tra un uomo e una donna, che si uniscono in matrimonio per avere figli.
Della situazione don Francesco oltre ad aver già informato da tempo l’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, che non rilascia dichiarazioni ufficiali, è anche amareggiato e non approva la cerimonia di sabato scorso in municipio davanti a centinaia di persone.
Non commenta direttamente, in realtà, ma esprime il suo pensiero attraverso il bollettino parrocchiale.
A partire proprio dal ruolo di Di Just quale educatore scout. «Come cittadino – dice – ognuno può fare ciò che gli consente la legge dello Stato. Come cristiano, però, devo tener conto di quale sia la volontà di Dio sulle scelte della mia vita. Come educatore cristiano, in più, devo tener conto della missione e delle linee educative della Chiesa e della mia Associazione cattolica. Una cosa è essere accolti, un’altra è assumere responsabilità educative. Nella Chiesa tutti sono accolti, ma le responsabilità educative richiedono alcune prerogative fondamentali, come condividere e credere, con l’insegnamento e con l’esempio, le mete, le finalità della Chiesa nei vari aspetti della vita cristiana. Sulla famiglia la Chiesa annuncia la grandezza e bellezza del matrimonio tra un uomo e una donna. Un messaggio che percorre tutta la Bibbia e che la fede in Cristo rende possibile. Come cristiani, dunque, siamo chiamati ad annunciare il modello di famiglia indicata da Gesù: quella fondata nell’amore tra un uomo e una donna uniti nel sacramento del matrimonio».
Ecco che l’unione fra Bortolotto e Di Just, molto conosciuti a Staranzano, rischia di avere uno strascico. Sono stati uniti civilmente in una sala consiliare strapiena di gente dal sindaco Riccardo Marchesan, visibilmente emozionato.
Oltre alla gioia di “sposi”, parenti e amici, c’è infatti da sottolineare anche la dichiarata amarezza da parte del parroco di Staranzano, che si è sentito “sfidato”, subendo quasi un affronto dalla presenza del viceparroco e scout, don Genio Biasiol, protagonista anche di un intervento prima della cerimonia «come amico della coppia e come prete». Se la formula delle Unioni civili e lo scambio degli anelli impegnava solo una decina di minuti, tutta la cerimonia è durata oltre un’ora.
Dopo un breve saluto del sindaco Marchesan, infatti, nella scaletta della mattinata erano in lista a parlare diversi amici che, oltre agli auguri, hanno indirizzato ai due giovani versi di autori e poesie di Pablo Neruda. «Celebriamo una festa di due persone che si vogliono bene – aveva iniziato Marchesan – che oggi vedono costituita la loro unione. Il nostro paese da anni attendeva una normativa chiara per un riconoscimento anche sul piano giuridico, i diritti e i doveri di ogni coppia, volersi bene nel rispetto e nel reciproco sostegno».
Stipati come non mai nell’aula avevano trovato posto, oltre ad alcuni consiglieri comunali, alcuni rappresentanti dell’associazionismo di Staranzano quale la Corale Audite Nova, le pattinatrici delle Aquile Biancorosse, l’associazione Benkadì, La Tenda della Pace, BisiachiInbici.
E una ragazza scout, come al termine di ogni attività, a nome di tutto il gruppo a Marco e Luca aveva augurato una “Buona strada”.
Adesso la Comunità capi degli scout di Staranzano si trincera dietro un muro di silenzio e dietro le parole della sua guida spirituale, don Biasiol: «Mi spiace ma la comunità capi ha deciso di non rilasciare dichiarazioni in merito». Facendo intendere che per ora Di Just è a tutti gli effetti Capo unità e dal punto di vista educativo non c’è alcun problema. Tutto resta ancora da vedere, da capire, da riformulare. «In questo momento – commenta una delle responsabili del gruppo – per noi ha il placet per fare l’educatore scout, ma è da vedere con i nostri regionali, confrontarci, quindi la cosa è ancora da chiarire. La domanda ce la siamo già posta noi. Se qualcosa cambierà vedremo».