Un corpo non accogliente. Storie di adolescenti transgender
Articolo di Natalie Pattillo pubblicato sul sito dell’emittente Al Jazeera America (Stati Uniti) il 4 novembre 2015, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Chiedete a Victor Lopez, un ragazzo transgender di 17 anni, di raccontarvi le sue prime mestruazioni all’età di otto anni e sentirete la straziante storia di come si chiudesse in camera sua per ore a piangere e nascondersi dalla sua famiglia. Già solo alzarsi dal letto per andare a scuola era una lotta. La comparsa del menarca lo disgustò e lo terrorizzò, come se il suo corpo lo avesse scagliato nella pubertà di qualcun altro senza che potesse farci nulla. “Quel periodo, e poi l’adolescenza, sono stati i miei anni più incasinati” dice Victor, aggiungendo che si è sempre sentito un maschio: “Con l’arrivo della pubertà ho dovuto passarne tante, più di ogni ragazzo o ragazza normale, perché ho cercato di capire me stesso, di capire chi ero. È qualcosa che nessuno dovrebbe essere obbligato ad affrontare, qualcosa di spaventoso”.
Per i giovani transgender FtM [da femmina a maschio, n.d.t.] statunitensi i segni della pubertà, come le mestruazioni e lo sviluppo dei seni, sono visti con grande spavento: affrontare una realtà biologica che contraddice la propria identità di genere può causare grande stress e perfino traumatizzare i giovani trans. La terapia a base di ormoni può posticipare la pubertà ma pochissime persone sanno che esiste e, quando lo sanno, spesso non possono permettersi di pagare di tasca propria un trattamento costoso e solitamente non coperto dalle assicurazioni.
A Houston, anche se un bambino o una bambina transgender può ritardare la pubertà, la comunità transgender cittadina non è protetta dall’Ordinanza per la Parità di Diritti (HERO). La HERO costituisce uno sforzo per proibire la discriminazione sulla base di determinate caratteristiche (come l’orientamento sessuale e l’identità di genere) nell’impiego e nei servizi pubblici, negli appalti e in generale nel settore pubblico oltre che nell’impiego privato e nel mercato immobiliare ed è simile alle misure antidiscriminazione approvate in duecento altre città. Approvata dal consiglio comunale lo scorso maggio, non è mai entrata in vigore. Pochi giorni fa, in un referendum cittadino, è stata respinta dal 61% dei votanti. Il voto costituisce una vittoria per i conservatori, che sostengono che gli uomini non dovrebbero utilizzare i bagni delle donne né i maschi gli spogliatoi femminili. Gli sconfitti come Annise D. Parker, la sindaca apertamente lesbica della città, hanno ribattuto che l’ordinanza intendeva combattere ogni tipo di discriminazione e non l’accesso alle toilettes in particolare.
Gli oppositori della HERO non si rendono però conto di come la questione dei bagni possa colpire i bambini e gli adolescenti con la disforia di genere, come dice la dottoressa Johanna Olson-Kennedy, direttrice medica del Centro per la Salute e lo Sviluppo dei Giovani Trans all’Ospedale Pediatrico di Los Angeles. La disforia di genere è la condizione di chi possiede un’identità emotiva e psicologica opposta al genere di nascita. “Per le persone trans texane, di qualsiasi età, utilizzare i bagni pubblici continuerà ad essere un’esperienza traumatica” afferma la dottoressa Olson-Kennedy: “Sfortunatamente, molti giovani con disforia di genere e transgender decidono di fare a meno dei bagni durante la giornata, esponendosi così al rischio di infezioni del tratto urinario e altri problemi”.
Durante la pubertà Victor aveva i capelli corti e in disordine e comprava i suoi vestiti nel reparto maschile dei grandi magazzini. Anche durante le torride estati della Florida indossava felpe di due taglie più grandi per nascondere i seni che sbocciavano. Il suo rifiuto del reggiseno fece intervenire la famiglia attraverso un colloquio con una cugina: “Ho frignato per due giorni buoni perché volevano che indossassi il reggiseno, ma io non mi sentivo a mio agio”. In quinta elementare la disforia di genere gli procurò una forte depressione. Sua nonna, che era stata molto importante nella sua infanzia, morì quell’anno di cancro: “Ebbi un collasso emotivo e cominciai a tagliarmi. È stato un periodo pieno di dolore. Pensavo di voler morire”.
Secondo un nuovo studio pubblicato dal Journal of Adolescent Health i giovani transgender sono più a rischio di ricevere una diagnosi di malattia mentale, con i relativi problemi, rispetto agli altri. La dottoressa Olson-Kennedy afferma che la depressione e l’ansia derivano dalla risposta che i genitori, i coetanei e la società offrono al bisogno del o della giovane di abitare un corpo differente: “La maggior parte della gente pensa che il genere sia la stessa cosa dei genitali, ma non è così. La pubertà è già un periodo difficile per chiunque, ma se la si affronta nel modo sbagliato può causare molti traumi interiori”. Secondo l’Associazione Mondiale dei Professionisti della Salute Transgender, ai bambini con disforia di genere dovrebbero essere somministrati i bloccanti della pubertà, che impediscono i cambiamenti fisici come lo sviluppo del seno e le mestruazioni. Questo trattamento è completamente reversibile. Chi è favorevole afferma che i benefici sono superiori ai potenziali rischi ma non è sicuro sul fatto che la soppressione della pubertà possa o meno mettere a rischio lo sviluppo neurocognitivo e osseo. Gli specialisti sottolineano l’importanza di spiegare accuratamente i pro e i contro ai pazienti e ai genitori prima di procedere con la terapia. Nel 2007 il dottor Norman Spack, endocrinologo cofondatore del Servizio di Gestione del Genere all’Ospedale Pediatrico di Boston, fu uno dei primi medici del Paese a offrire i bloccanti della pubertà ai bambini con disforia di genere. Spack afferma di usarli da più di trent’anni sui bambini affetti da pubertà precoce e gli specialisti che si occupano dei giovani trans sanno che tale cura è sicura e reversibile.
Per fermare la pubertà gli adolescenti transgender maschi che cominciano a sviluppare il seno devono sottoporsi a iniezioni ogni tre mesi. Un’alternativa è l’impianto del bloccante sotto la pelle dell’avambraccio, da sostituire ogni anno. L’impianto può durare anche più di un anno e attraverso le analisi del sangue si può capire se funziona. Secondo il dottor Spack questa cura offre ai bambini il tempo per comprendere meglio la loro identità ma non possono assumere i bloccanti indefinitamente: devono vivere la pubertà che corrisponde alla loro identità di genere e, se sceglieranno la transizione, si sottoporranno poi alla terapia ormonale.
La copertura assicurativa per la transizione dei giovanissimi varia da compagnia a compagnia ma la maggior parte dei piani assicurativi non copre i bloccanti della pubertà. Le iniezioni costano circa 1.200 dollari al mese, secondo l’associazione non-profit TransYouth Family Allies, e un impianto sottopelle può costare tra i 4.500 e i 15.000 dollari, senza contare le spese per le analisi del sangue, i raggi e le altre visite: “È una assoluta negazione dei diritti umani che molte compagnie assicurative impongano delle clausole che escludono dalla copertura le terapie relative al genere” dice la dottoressa Olson-Kennedy.
Nonostante gli alti costi, i bloccanti della pubertà funzionano. Un recente studio condotto nei Paesi Bassi su 55 giovani trans adulti mostra come le persone curate con i bloccanti della pubertà durante l’adolescenza siano soddisfatte degli esiti e nessuna di esse riferisca di essersi pentita di aver ritardato la pubertà: “È dimostrato che questo trattamento offre enormi benefici a questi bambini” dice la dottoressa Olson-Kennedy. Per molti e molte è una questione di vita o di morte: “Una cura adeguata somministrata presto può salvare la vita di questi bambini”. La salute dei giovani trans è un campo di alta specializzazione; negli Stati Uniti può essere difficile reperire risorse, soprattutto per gli adolescenti che vivono nelle zone rurali. Comunque il sostegno psicologico, con o senza trattamento medico e con l’aiuto dei genitori e della comunità, è essenziale per i giovani transgender.
In prima media Victor tentò il suicidio. Uno psicologo gli suggerì di visitare lo Yes Institute, un gruppo giovanile di Miami che si occupa di genere e orientamento sessuale. Per la prima volta Victor incontrò altre persone che sentivano di vivere in un corpo non accogliente. In occasione del laboratorio per genitori e ragazzi Victor incontrò il quindicenne Jack Jordan, un altro ragazzo transgender. Jack, che si riferisce a se stesso usando il pronome plurale “loro”, abita a Miami Gardens, a pochi minuti di macchina dalla cittadina di Victor. I due sono diventati amici e all’inizio di quest’anno hanno iniziato una relazione. Jack si è identificato presto come maschio, proprio come Victor. Sua madre Maritza Jordan ricorda come, quando aveva sei anni, piangesse inconsolabile quando doveva indossare un vestitino da bimba. Quando Jack fece coming out con lei, Maritza fu inizialmente ambivalente ma poco a poco finì per accettarlo, soprattutto quando, a 17 anni, iniziò la somministrazione di testosterone: “Finalmente uscì fuori il vero Jack. Non ho mai pianto la perdita di mia figlia perché ho guadagnato un figlio fiducioso”. Talvolta ha incontrato persone scettiche, che credono che gli adolescenti come Jack cerchino attenzione o attraversino una semplice fase; Maritza chiede loro perché qualcuno dovrebbe andare in cerca “dei guai che la società riserva a tutte le persone gay, lesbiche e transgender”. Per i giovani che non si conformano al genere di nascita, come suo figlio, è terribile sentir parlare di tassi di suicidio, bigottismo e omicidi di persone transgender. Sia Victor che Jack hanno amici che hanno tentato il suicidio.
Nel 2011 una ricerca condotta dal Centro Nazionale per l’Uguaglianza Transgender e dalla Task Force Nazionale Gay e Lesbica stimò che il 41% delle persone transgender avesse tentato il suicidio almeno una volta nella vita, un tasso dieci volte maggiore di quello delle persone non transgender. Fortunatamente, grazie alle polizze assicurative, le terapie ormonali negli Stati Uniti sono relativamente sostenibili; Jack, che è coperto dalla polizza di suo padre, paga circa 20 dollari al mese per il testosterone (all’ingresso della pubertà non era ancora “uscito allo scoperto” come transgender, quindi non ha mai assunto i bloccanti). Per gli adolescenti come Jack, che fanno coming out a un’età più tarda, è disponibile la terapia con il testosterone: a differenza dei bloccanti, la terapia ormonale modifica l’aspetto fisico del paziente.
Alcuni adolescenti e adulti hanno resa pubblica la loro transizione su YouTube, attirando visibilità e sostegno per la comunità transgender. Lo scorso marzo il ventenne Alexander Campbell, un musicista transgender FtM di Ottawa in Ontario, ha documentato il traguardo di un anno di testosterone su YouTube. Nel video vediamo Alexander che sfoggia la sua barba, la sua massa muscolare e la sua voce fonda mentre scherza sulla pubertà. Durante l’adolescenza Alexander combatteva la depressione e la disforia di genere con stimolanti quali l’MDMA, l’ecstasy e lo speed per “catturare il sentimento della felicità. Ora sento di avere finalmente il controllo della mia vita, di poter essere chi voglio essere. È meraviglioso”. Quando Alexander, a 17 anni, fece coming out con i genitori, questi erano preoccupati di come gli amici e i parenti lo avrebbero trattato, preoccupazioni alleviate quando lo videro diventare molto più felice grazie alla transizione. Ora, dopo aver imparato molto sulla vita transgender, sostengono incondizionatamente il loro figlio. Tra pochi giorni sua madre Rachelle lo accompagnerà a Mississauga per l’operazione di riassegnazione del genere.
Anche Victor spera di cambiare il suo corpo in maniera permanente; per ora anela alla mastectomia, in modo da non dover comprimere il seno quando esce di casa. Guardando indietro, Victor dice che affrontare la disforia di genere e le pressioni per conformarsi mentre si sentiva intrappolato nella pubertà sbagliata è stato debilitante per il suo benessere: “Volevo solo essere normale, volevo non odiarmi”. Ora, all’ultimo anno di liceo, prova una maggiore fiducia grazie al sostegno dei suoi cari e al testosterone, ma ciò che lo fa andare avanti sono la compassione e la pazienza verso se stesso: “Non puoi certamente pretendere che gli altri ti accettino se non riesci ad accettare te stesso”.
Testo originale: Betrayed by their bodies: For trans teens, puberty can be a trauma