Un Dio da incubi che ci spinge ad andare oltre
Riflessioni bibliche* di Francis DeBernardo** pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 15 novembre 2020, liberamente tradotte da Grazia Pierangeli
Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. (Matteo 25:14-30)
Accidenti! La lettura del Vangelo di oggi (Matteo 25: 14-30) è una delle più spaventose della Bibbia! L’immagine di Dio che viene presentata non è di quelle su cui intendo meditare troppo a lungo; un proprietario “esigente” con un’inclinazione a rubare: “mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso”.
Non solo tratta in maniera differente i suoi lavoratori, ma perde anche le staffe quando uno di loro, per paura sincera, decide prudentemente di proteggere il denaro assegnatogli piuttosto che cercare di accrescerlo, e verosimilmente rischiare di perderlo.
Non si tratta di un dio vago e clemente: si tratta di un dio degli incubi. Il resto dei Vangeli ci indica che Dio è clemente, misericordioso, amorevole verso tutti, e che protegge anche le creature più piccole e vulnerabili. Tuttavia, nel racconto di oggi, Dio è un tiranno che non solo punisce il servo timoroso, prendendo dal povero e dando al ricco, ma giustifica questo sfruttamento affermando: “Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Grazie tante, Signore.
Credo che possiamo leggere questa storia traendone qualche lezione positiva. Il servo non ha sbagliato perché non ha fatto altri soldi, ma perché non ha corso nessun rischio ed è stato troppo protettivo. Il servo ha cercato di mantenere il tesoro così com’era invece di cercare nuove strade per accrescerlo. Entrambi gli errori insegnano almeno due lezioni a chi è interessato alle relazioni tra la comunità LGBTQ e la Chiesa istituzionale.
Dio ci chiede frequentemente di correre dei rischi, ma la nostra natura umana spesso ci impedisce di farlo. Il nostro istinto è di autoconservazione, di mantenimento di ciò che è familiare, teso a evitare il disagio. Tuttavia Anne Lamott, una delle scrittrici spirituali contemporanee che preferisco, cita volentieri uno slogan a effetto: “Dio ti ama esattamente così come sei, e Lei ti ama troppo per lasciarti rimanere così”. Dio ci invita sempre a spingerci oltre, e ci fornisce sempre il necessario per superare i nostri limiti. Sta a noi, però, correre il rischio di farlo.
Le persone LGBTQ la sanno MOLTO LUNGA sui rischi. Anche nella nostra società contemporanea che, rispetto a quella di una volta, è più aperta verso le persone LGBTQ, fare coming out per riconoscere, affermare e annunciare la propria vera identità è ancora rischioso. Si rischia di perdere affetti, amici, rispetto, l’appartenenza a una Chiesa, il lavoro.
Facendo coming out si rischia di ricevere minacce fisiche, di rimanere senza un tetto, si rischiano abusi e altre tribolazioni. Il fattore rischio è sempre stato presente nella vita di ogni singola persona LGBTQ con cui ho avuto modo di parlare nel corso dei decenni.
Questa consapevolezza ed esperienza del rischio è solo uno dei molti doni che le persone LGBTQ portano alla Chiesa. Chissà quanto potrebbe crescere la nostra Chiesa se si mettesse a imparare cos’è il rischio dalle persone LGBTQ!
La seconda lezione che possiamo trarre dalla storia di questo Vangelo ha a che fare con l’umana propensione all’autoconservazione e a ciò che è familiare. Lo sperimentiamo non solo come individui, ma anche come comunità, e in particolar modo nell’istituzione Chiesa, che troppo spesso si preoccupa più di preservare uno stato di cose immutabile che di diffondere il tesoro, impiegandolo con modalità nuove in situazioni nuove.
Il mio unico interesse sono le questioni LGBTQ, quindi chiedo: perché mai la Chiesa è così riluttante nell’applicare i suoi insegnamenti di giustizia sociale quando si tratta dell’uguaglianza e della dignità umana delle persone LGBTQ? Perché mai la Chiesa istituzionale ha così paura di interpellare e coinvolgere la comunità scientifica e il vissuto delle persone quando si discute di questioni LGBTQ?
Queste esitazioni non sono forse simili a quelle del servo che sotterra quello che gli è stato dato, invece di correre il rischio di impiegare questo regalo nel mondo, per vedere quale guadagno possa portare il tesoro?
Credo che questa parabola di Gesù non sia concepita per infonderci paura ma per motivarci. Il Signore ci sta dicendo “Datti una mossa! Fa’ qualcosa!”. Non importa se Dio ci ha dato molto su cui lavorare, o solamente un poco. Qualsiasi cosa ci abbia assegnato, possiamo fare del bene, ma solamente se corriamo il rischio.
Mi viene in mente la barzelletta dell’uomo che va in chiesa ogni giorno per pregare di vincere la lotteria, ma non vince mai. Un giorno, esasperato, domanda urlando a Dio: “Perché non mi fai mai vincere alla lotteria?”, Dio gli risponde: “A me piacerebbe, ma devi comperare almeno un biglietto!”.
Dio non può fare niente nel mondo attraverso di noi, a meno che noi non facciamo qualche passo, non importa quanto piccolo.
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Francis DeBernardo lavora per New Ways Ministry dal 1992, prima come volontario poi, a partire dal 1994, come membro dello staff; dal 1996 è direttore esecutivo. Propone iniziative riguardanti cattolicesimo e tematiche LGBT nelle parrocchie, nelle diocesi, centri conferenze, università e comunità religiose in tutti gli Stati Uniti. È autore del libro Marriage Equality: A Positive Catholic Approach (Il matrimonio omosessuale. Un punto di vista positivamente cattolico). È redattore e autore di Bondings 2.0, blog quotidiano di notizie e opinioni sulle tematiche LGBT nella Chiesa Cattolica. Suoi articoli sono apparsi nelle riviste The National Catholic Reporter, Commonweal, The Advocate e The American Catholic. È stato l’oratore di punta alla conferenza su religione e tematiche LGBT tenutasi al primo World Pride di Roma nel 2000; è intervenuto anche alla conferenze interfede in occasione del World Pride di Londra nel 2012.
Testo originale: The God of Nightmares Pushing Us Beyond