Un giorno uno di noi. Viaggio nella scoperta dell’amore gay
Dialogo di Katya Parente con Giancarlo Pastore.
Torinese, classe ’67, il nostro ospite di oggi è Giancarlo Pastore. Autore di diversi libri (tra cui “Meduse” e “Regina”) è qui per parlarci, in particolare, di “Un giorno uno di noi” (Marsilio, 2020), la storia di un viaggio, reale e metaforico, a due.
Chi sono Graziano ed Edoardo, i personaggi principali del libro?
Graziano e Edoardo sono i protagonisti di un viaggio che si snoda tra una costa e l’altra degli Stati Uniti e allo stesso tempo nelle profondità del proprio animo. Graziano, il più giovane dei due, è in fuga dal passato. Un passato di ombre, di violenze e di abusi che si sono scritti in modo indelebile nella sua memoria emotiva e in quella del suo corpo, e che lo hanno imprigionato in un guscio a difesa dal mondo esterno.
Edoardo, invece, sembra muoversi nel mondo senza alcuna fatica, con il cuore leggero di chi ha vissuto in mezzo alla bellezza e all’amore, fa parte di un mondo in cui gli abitanti sono legittimati a esistere da questa sorta di luce che si portano dentro. In realtà, anche lui è in fuga da ciò che teme di più: il futuro. Durante il viaggio i due imparano a conoscersi, e soprattutto iniziano a capire che il primo passo verso l’amore consiste nello smettere di difendersi.
Che parte ha l’omosessualità nella trama del libro?
Ha una parte centrale. Da un lato sono felice quando mi si dice che nelle mie storie chiunque si può riconoscere, ma penso anche non sia mio compito rassicurare i lettori: rimane pur sempre il fatto che Graziano e Edoardo sono due uomini, che si amano come si amano due uomini in un mondo in cui questo tipo di amore rimane per moltissimi un’aberrazione. I meccanismi dell’innamoramento etero non sono uguali a quelli omosessuali: nessun etero passa, per esempio, per la doverosa, a volte ancora parecchio dolorosa, accettazione di sé e la paura di essere rifiutati, quando va bene, per ciò che si prova.
È giusto parlare del libro come di un bildungsroman?
Ci sono alcuni elementi del romanzo di formazione, ma la storia lascia solo intravedere la crescita interiore e l’evoluzione del protagonista. Graziano impara, se pur con fatica, a fidarsi dell’altro, l’incontro con Edoardo lo trasforma, l’enorme fortuna di essere ‘visto’ diventa occasione di rinascita. Ciò che gli accadrà dopo che il guscio si è rotto, però, non viene raccontato. Sta al lettore, chiusa l’ultima pagina del libro, immaginare la nuova vita di Graziano.
Si può inserire la storia nel filone della letteratura di viaggio (penso a “Strade blu” o a “Sulla strada”)?
Il viaggio è lo scheletro del libro, con tutte le sue metafore e i rimandi letterari che si porta appresso. Gli Stati Uniti sono per Graziano prima di tutto la terra degli autori su cui si è formato studiando letteratura americana e poi, un po’ ingenuamente, anche la terra delle possibilità, un luogo in cui il passato non conta, conta il presente e ciò che si desidera diventare. Durante il viaggio verso la meta finale, i due protagonisti incontrano paesaggi di una bellezza quasi inesprimibile, i parchi naturali, i deserti, le grandi metropoli come Chicago e Los Angeles, ma si trovano anche di fronte a un’America ostile, inquietante, in cui sembra regnare una violenza pronta a esplodere in qualsiasi momento.
Passeranno sotto il grattacielo di Trump in costruzione la cui lunga ombra nera sembra allungarsi ovunque (la storia è ambientata nel 2008, alla vigilia della prima elezione di Obama). Viaggiare però, soprattutto per Graziano, vuol dire anche trovarsi ad attraversare i vuoti immensi dei deserti, o delle praterie, e guidare in questi paesaggi che si ripetono sempre uguali, in questo infinito rincorrere un orizzonte piatto in cui lo sguardo non ha appigli, significa per lui perdersi nei propri ricordi, nel proprio passato. Sono proprio certi scenari lunari, desertici, primitivi a risvegliare e a portare in superfice tutto ciò da cui cerca di fuggire.
L’omosessualità è il filo conduttore di molti dei tuoi lavori…
Ci sono scrittori gay o che rappresentano la realtà gay che non vogliono mettere in evidenza questa caratteristica per timore, forse, che i propri libri perdano il carattere di universalità propria di ogni forma d’arte; sostengono che ‘letteratura gay’ non significa nulla (è il romanzo a essere gay? il suo autore?) e che si tratta di una definizione anacronistica con cui il mondo lgbtq+ non fa che auto-ghettizzarsi. È una questione complessa, e io non ho un’opinione precisa. So che sono gay e qualunque cosa scriva non può e non potrà prescindere da questa realtà. Ho cominciato a capire che ero omosessuale in un’epoca in cui la parola per definirmi non esisteva: ‘omosessuale’ suonava come un termine medico, una malattia, si diceva finocchio, ricchione, invertito ecc. L’omosessualità era una devianza, una malattia, un vizio, un peccato, una vergogna da tenere nascosta. Durante la mia adolescenza, poi, è arrivata l’Aids, e allora siamo diventati appestati, untori. Ho fatto coming out diversi decenni fa, ed è stata dura, ma non si fa coming out una volta sola, lo si fa ogni volta che si cambia lavoro, che si cambia città, che si conoscono nuovi amici.
Sono stato insultato per anni da ragazzo perché effeminato e poi da adulto per strada, e mi sono sentito in pericolo più di una volta. Bene o male tutte queste cose hanno contribuito a farmi diventare la persona che sono. Perché dovrei dimenticare e rinnegare da dove vengo quando scrivo? Agli scrittori eterosessuali è richiesta una rimozione simile? Questo non significa che debba scrivere solo del mondo gay, ma che è da lì che parto perché è dalla mia esperienza che attingo quando invento un qualsiasi altro mondo.
Stai lavorando ad un nuovo progetto?
Ho consegnato da poco un nuovo romanzo che uscirà nei primi mesi dell’anno prossimo. È un libro a cui tengo davvero moltissimo, il più importante che io abbia mai scritto. Una storia queer, in cui saranno la passione, la musica, la danza a muovere i protagonisti.
Aspettiamo con impazienza la nuova uscita. Nel frattempo, ringraziamo Giancarlo Pastore per la sua gentilezza e mettiamoci on the road con Graziano ed Edoardo.