Un gruppo di evangelizzazione per camminare con i cristiani LGBT+ e i loro genitori
Testo tratto dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry di Yunuen Trujillo (Paulist Press, 2022), capitolo 3, pagine 23-26, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il gruppo di evangelizzazione (per i cristiani LGBT+ e i loro genitori) è un modello assai diverso da quello del gruppo di sostegno.
Caratteristiche
I gruppi LGBTQ di evangelizzazione di solito si incontrano una volta alla settimana, e la struttura degli incontri è molto simile a quella dei gruppi giovanili o di preghiera. Spesso iniziano con quindici o venti minuti di canti di lode (se hanno un coro o qualcuno che sa guidare il canto), seguiti da una preghiera o una riflessione biblica, poi un relatore espone un argomento fissato in precedenza, per un tempo che va da quarantacinque minuti a un’ora. In chiusura, un altro momento di preghiera.
Lo scopo di questo tipo di gruppi è sempre la cura pastorale, ma ci si preoccupa anche di evangelizzare e formare i partecipanti, vale a dire, fare delle lezioni su Gesù, il Vangelo, la dottrina, le festività cattoliche, e una miriade di altri argomenti. Perlopiù si cerca di creare uno spazio di accoglienza incondizionata dove sperimentare un profondo incontro con Gesù, con se stessi e con la propria fede.
Vantaggi
Il più grande pregio dei gruppi di evangelizzazione è che donano un grande senso di comunità, in quanto i membri si vedono regolarmente e non solo una volta al mese. I gruppi di questo tipo sono anche più frequentati e più attivi nella parrocchia. Quelli più dotati di risorse possono anche organizzare ritiri spirituali una o due volte l’anno, e sanno essere davvero luoghi di crescita spirituale che donano un profondo senso di comunità e di amicizia.
Svantaggi
Uno dei più grossi difetti di questo modello è che offre poco spazio per l’ascolto, e poco spazio, a chi sta attraversando un momento di difficoltà, perché possa parlare di ciò che sta vivendo. La maggior parte delle attività ruota attorno all’insegnamento piuttosto che alla cura pastorale. Tali ministeri possono offrire sostegno solo lì dove nascono profonde amicizie.
Un altro svantaggio è che questo modello richiede più impegno e risorse rispetto a un gruppo di sostegno, e un gruppo di questo tipo deve essere guidato o da uno staff retribuito, o da un gruppo di volontari che se ne assuma la direzione per un periodo di tempo fissato, per esempio due anni. Il comitato dirigente deve organizzare i vari eventi, gli incontri settimanali, i ritiri, la raccolta fondi e altro ancora. I gruppi di questo tipo prosperano nelle parrocchie che li sostengono, non dove la comunità parrocchiale non è aperta alla loro presenza.
Un altro problema è che spesso è difficile trovare relatori esperti in cura pastorale, bene informati sulle tematiche LGBTQ e sulle questioni sociali, dall’atteggiamento inclusivo e dotati di una appropriata formazione religiosa e/o esperienza pastorale con le persone LGBTQ. Dato che lo scopo di questi gruppi è l’evangelizzazione e la formazione religiosa, spesso è difficile capire quali argomenti trattare per poter offrire una cura pastorale adeguata, inclusiva e accogliente, ma fedele alle direttive della dottrina cattolica.
I ministeri non LGBTQ possono essere d’aiuto nello stilare un programma; per esempio, la maggior parte dei gruppi giovanili propone programmi di formazione integrale che toccano tutti gli aspetti della personalità, non solo la sessualità, programmi che aiutano a crescere nella consapevolezza di sé e nella conoscenza di Gesù e della dottrina cattolica, e a rendere concreta la propria fede attraverso atti di misericordia e giustizia (1). Un programma di formazione integrale aiuta nella formazione della personalità e nella crescita spirituale della persona tutta intera in quanto figlia o figlio di Dio. Questi ministeri possono anche insegnarci come essere una Chiesa che ascolta, una Chiesa dell’incontro, una Chiesa che accompagna.
(1) Gli argomenti trattati possono essere, tra gli altri, il rispetto di sé, le festività cattoliche, i talenti o i doni di Dio, la crescita personale, la giustizia sociale, le virtù cardinali e teologali, la castità, Maria, la storia e le questioni LGBTQ, la preghiera, le vocazioni professionali e religiose, la gestione dei conflitti, il perdono, il discernimento, i santi.
> Altre riflessioni tratte dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry