Un gruppo di teologi cattolici chiede che il grido di giustizia dei cattolici LGBT non sia ignorato
Articolo di Luca Badini Confalonieri pubblicato sul sito del quotidiano The Irish Times (Irlanda) il 1 giugno 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Roy era un mio collega gay, che oggi non c’è più. Ricordo di quando mi raccontava della sua lotta per cercare di mettere d’accordo la sua fede cattolica e la sua sessualità: “La Chiesa mi ha marchiato come disordinato, contro natura, un mostro. Trovare un compagno che mi ami? Non se ne parla neanche!”.
Qualche settimana fa il Vaticano ha rilanciato il suo punto di vista ormai obsoleto proibendo ai sacerdoti di benedire le unioni omosessuali perché “Dio non benedice il peccato”. Le fallacie di questo ragionamento sono descritte in uno studio di recente pubblicazione del Wijngaards Institute for Catholic Research.
Intitolato “Le obiezioni cristiane contro le relazioni omosessuali. Dichiarazione accademica”, questo studio nasce dalla collaborazione tra venti studiosi cristiani provenienti da tutto il mondo, ai quali si sono aggiunti più di sessanta studiosi che hanno sottoscritto le conclusioni della ricerca. Essendo uno dei principali estensori dello studio, mi permetto di fare un sommario delle nostre conclusioni.
Quali sono gli argomenti di Roma? Per prima cosa viene ribadito quello che dovrebbe essere un dato di fatto, cioè che la biologia dimostrerebbe che la “procreazione” è finalità essenziale e indispensabile di ogni atto sessuale, senza eccezioni. Questo argomento prende poi una piega teologica: dato che è Dio a stabilire tali leggi biologiche, l’uomo non può interferire con esse.
Le relazioni e gli atti sessuali omosessuali sono biologicamente sterili, dato che non possono produrre figli, scopo essenziale del sesso e del matrimonio: sono quindi contro natura, disordinati e peccaminosi.
Riduzionismo
Non c’è bisogno di essere grandi scienziati per vedere le pecche di tale posizione. Chiunque abbia diretta esperienza di una relazione sessuale percepirà subito il lato profondamente riduzionistico di affermazioni come queste.
Ovviamente, il problema fondamentale è che la sua premessa, che dovrebbe essere un dato di fatto, è palesemente falsa, e dimostrabile come tale: la relazione tra inseminazione da un lato, e trattamenti di fertilità, impianti e successiva procreazione dall’altro è statistica e relativa, e dipende dal verificarsi o meno di numerose condizioni; se così non fosse, ogni inseminazione sfocerebbe in una concezione.
Questo in pratica vuol dire che la grande maggioranza dei rapporti sessuali eterosessuali non possiedono la capacità biologica di procreare, e non ne hanno nemmeno la finalità, e quindi, sotto questo aspetto, sono identici ai rapporti sessuali omosessuali.
È quindi sorprendente che il grandioso edificio delle condanne papali nei confronti della contraccezione artificiale e delle relazioni omosessuali si basi interamente sulla giustezza di tale fondamento: basta smontarlo, e il castello di carte cade rovinosamente.
Davvero, a parte questo, non c’è null’altro: dal 1968 (pubblicazione dell’enciclica Humanae Vitae) ad oggi non è stato ufficialmente presentato nessun altro argomento a sostegno di questa tesi, nonostante la sua enormità.
L’inconsistenza del magistero papale su questo tema immagino sia riconosciuto in privato da un buon numero di vescovi, ma pochissimi sono coloro che lo dicono ad alta voce.
E per quanto riguarda le Scritture? “Aspetta un attimo, la parola di Dio condanna con parole chiare l’omosessualità!” vi dirà qualche monsignore vaticano, ma non è così: la nostra ricerca dimostra che anche l’ultima obiezione rimasta ha delle fondamenta molto deboli.
Le conclusioni della nostra ricerca son veramente esplosive, e sono state confermate dalle maggiori autorità nel campo della sessualità nella Bibbia. Prendiamo per esempio Levitico 18:22 e 20:13, che il grande pubblico ritiene contengano la condanna più esplicita e generale delle relazioni omosessuali.
Il nostro studio conferma che l’interpretazione tradizionale si basa su una traduzione scorretta del testo ebraico originale: i versetti in questione si riferiscono in realtà a tipologie specifiche di rapporti sessuali tra uomini (adulterini e incestuosi), e non condannano affatto le relazioni omosessuali in quanto tali.
In realtà, il fatto stesso che tale proibizione riguardi una tipologia specifica di atto sessuale ci conduce a ipotizzare che i rapporti omosessuali che ricadono al di fuori di questa tipologia fossero considerati permissibili.
L’altro passo cruciale, anch’esso male interpretato, è Romani 1:26-27. Recentemente, alcune ottime ricerche svolte da specialisti hanno dimostrato che l’interpretazione omofoba di questo passo, sostenuta dalla maggior parte degli esegeti, non ha alcuna ragion d’essere.
In breve, da nessuna parte nella Bibbia si trova una condanna delle relazioni lesbiche, né, in generale, delle relazioni omosessuali consensuali e basate sulla fedeltà.
Argomentazioni inconsistenti
Conclusioni? Vi perdoniamo se pensavate che le condanne papali abbiano per base profonde intuizioni umane e spirituali; dopotutto, sono decenni che il Vaticano e gran parte della gerarchia cattolica difendono strenuamente i loro giudizi.
Eppure, dall’esame critico emerge l’inconsistenza delle argomentazioni da loro utilizzate per giustificare la loro condanna, come è anche il caso della contraccezione artificiale.
Ora la palla passa a papa Francesco, perché non chiediamo la modifica della dottrina cattolica, ma di questo punto specifico del magistero, un punto che ha isolato il Vaticano dal resto della Chiesa, un punto che lo ha spinto a ignorare l’opinione di importanti esperti e l’esperienza vissuta dei cattolici.
Le persone omosessuali cattoliche, che in tutto il mondo gridano per avere giustizia, non devono essere ignorate. Noi speriamo che la nostra ricerca fornisca a papa Francesco gli strumenti necessari per indire un processo di consultazione indipendente e trasparente, che miri a rivedere la dottrina corrente per renderla pienamente inclusiva.
Testo originale: Cry for justice from gay Catholics must not be ignored