Un indegno Salvator Mundi
Riflessioni di André Gounelle* pubblicate sul blog della redazione del mensile protestante Évangile et Liberté (Francia) il 21 novembre 2017, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Un quadro raffigurante Gesù e intitolato “Salvator Mundi” (Il Salvatore del mondo) è stato venduto a New York per la somma astronomica di 450 milioni di dollari: è forse il quadro più costoso al mondo. Posso ripetere finché voglio che si tratta solo di una tela, e non dell’Evangelo, provo comunque un sentimento di indecenza e aberrazione.
Quest’operazione mi sembra contraddire il senso tanto religioso quanto estetico del dipinto. Non è più un’opera d’arte che intende esprimere un messaggio e suscitare emozioni, è diventato una merce costosa e noleggiabile (sembra che i compratori vogliano noleggiarla per musei e mostre).
Gesù, o piuttosto la sua immagine, cade così tra le braccia di Mammona: è come se si vendesse un ritratto di Gandhi per finanziare il traffico di armi o una fotografia di Mandela per fare propaganda razzista. Gesù sarebbe stato rappresentato (ovvero, reso presente) molto meglio se quei milioni fossero stati utilizzati per aiutare i derelitti.
Apprendo dalla stampa che, finché quel quadro veniva attribuito a un pittore oscuro, valeva molto meno; quando si è scoperto che è di Leonardo da Vinci, il suo prezzo è salito in maniera vertiginosa. Cadiamo così nell’assurdo più assoluto: è la qualità estetica, ovvero la capacità di comunicarci qualcosa ed emozionarci, che conferisce a un quadro la sua importanza; la firma dell’artista non lo rende più o meno bello e non dovrebbe farne schizzare il prezzo.
* André Gounelle, pastore, professore onorario all’Istituto protestante di teologia di Montpellier, è autore di numerosi libri e collaboratore di Évangile et Liberté da 50 anni.
Testo originale: Un Salvator Mundi indigne