Come cambia l’accettazione delle persone LGBT nelle religioni a seconda delle nazioni?
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 7 luglio 2017, libera traduzione di Pietro P.
Ero già pronto a dire “uffa” quando ho letto i paragrafi di apertura di una notizia sull’Huffington Post USA circa un nuovo studio che rivela che i popoli cattolici siano più favorevoli di quello che si pensi alle questioni LGBT. Ero pronto a dire: “roba già letta”. Per almeno una mezza dozzina di anni, quasi ogni sondaggio che è apparso sul rapporto fra religione e le questioni LGBT, mostrava che i cattolici fanno da apri strada, tra i gruppi religiosi, per quanto riguarda il sostegno ad iniziative egualitarie.
Ma, proprio quando stavo per fare clic su un’altra pagina (ai vecchi tempi avrei detto “voltare pagina”), ho notato che il giornalista diceva che il ricercatore di questo nuovo studio stava cercando di rispondere alla domanda:”Perché, nonostante la maggior parte delle religioni mondiali abbia prospettive contrarie alle pratiche omosessuali, alcune nazioni sono molto più tolleranti di altre? “.
A questo punto non potevo esimermi dal leggere.
Un nuovo studio: Cross-National Public Opinion About Homosexuality: Examining Attitudes Across the Globe , è il saggio di Amy Adamczyk, sociologo alla City University di New York. Lo studio di Adamcyzk afferma che diversi fattori influenzano la tolleranza e il sostegno verso le questioni LGBT, anche se la fede è un fattore importante, lo sono altrettanto anche elementi culturali. L’Huffington Post ha riportato un solo estratto dello studio che ho ritenuto fosse affascinante:
“Un recente studio ha scoperto che gli immigrati gay polacchi che vivono a Chicago hanno maggiori probabilità di mantenere la loro identità cattolica rispetto agli uomini gay cattolici che vivono a Varsavia
“Solo uno dei 27 uomini gay presi in esame, cresciuti da due genitori cattolici a Varsavia, e rimasto cattolico. Dieci dei 23 uomini di Chicago presi in esame invece lo sono ancora”.
Il ricercatore Hubert Izienicki ha scoperto grazie ad approfondite interviste che “l’ambiente ostile percepito in Polonia ha costretto molti uomini gay polacchi a fare una scelta difficile e a dichiararsi atei”.
“Al contrario, gli intervistati gay di Chicago trovandosi in una società religiosamente pluralista e culturalmente mista, hanno mantenuto la loro tradizione religiosa e l’identità cattolica, accanto alla loro identità di uomini gay “.
Quando la democrazia si diffonde, la nuova cultura politica può talvolta indebolire la presa che le istituzioni religiose hanno sulle persone. Queste le evidenze portate:
“. . ..Nelle nazioni prevalentemente cattoliche come la Spagna e il Brasile, che si sono liberate da governi autoritari per diventare democrazie, i miglioramenti nell’accettazione delle persone LGBT sono stati notevoli.
“Nei primi anni ’90 il 38% degli adulti spagnoli e il 70% degli adulti brasiliani dichiaravano che l’omosessualità non fosse mai giustificata. Nell’attuale decennio, solo l’8 per cento degli spagnoli e il 36 per cento dei brasiliani hanno la stessa opinione”. Questo riferisce Adamczyk nel suo studio.
Ricordando la recente notizia sul cardinale Joseph Tobin di Newark, che accoglie un pellegrinaggio LGBT nella cattedrale locale, Adamcyzk ha affermato che i messaggi personali dei leader religiosi hanno un ruolo importante nella promozione della parità: “Aiuta davvero che i gli uomini di chiesa escano fuori dicendo: “noi siamo tolleranti”..
Lo studio di Adamczyk dimostra anche che una forte polarizzazione tra questioni religiose e LGBT non è solo dannosa in termini sociali ma anche personali.
“Ciò che non funziona è la polarizzazione dentro la quale alcuni gruppi per i diritti dei gay e le comunità religiose si guardano reciprocamente con ostilità, escludendo la possibilità di dialogo, spesso aggravando la salute mentale delle persone che cercano di riconciliare le loro identità religiose e sessuali”.
Quest’ultimo punto mette in evidenza la necessità di costruire ponti tra la comunità LGBT e la Chiesa cattolica – un’idea che riceve molta attenzione ultimamente a causa del nuovo libro di James Martin “Building a Bridge”.
Una citazione finale di Adamczyk mi dice che questo ricercatore non è solo un ricercatore e un analista altamente qualificato, ma qualcuno che si riconosce molto coinvolto in questo studio, che contiene ben di più che semplici numeri e grafici:
“Non importa come si descrive il conflitto, da ogni parte della barricata troviamo individui e comunità che cercano di dare senso alla propria vita e vivono con coerenza i propri valori, verso i propri cari e verso ciò che è sacro nelle loro vite.”
Sì, alla fine, il dibattito sull’uguaglianza LGBT nella chiesa e nella società non è tanto una battaglia culturale ma una battaglia sulla dignità umana, sull’amore e sul divino.
Testo originale: New Study Examines Religious Acceptance of LGBT Equality