Un padre e una madre riflettono sull’omofobia
Lettera aperta di Nella e David Buttitta di Firenze, maggio 2007
In occasione della prima edizione delle veglie per le vittime dell’omofobia, tenutesi in Italia il 28 giugno 2007, una giovane coppia di Firenze scriveva una lettera aperta in cui, come credenti, riflettevano sull’omofobia e le “tante occasioni dove non abbiamo saputo e voluto reagire alla mentalità corrente che, quando va bene, ghettizza e riduce a macchiette da barzellette le persone omosessuali”.
Ed aggiungevano “Vorremo per i nostri figli un futuro in una società dove ci sia posto per tutti”. Parole terribilmente attuali che vi invitiamo a rileggere.
Care sorelle e cari fratelli, come qualcuno di voi sa noi abbiamo programmato le nostre ferie prima che voi abbiate pensato a questa giornata particolare e importante per tutti. È una giornata, una veglia che noi coppia eterosessuale tradizionale con due bambini piccoli, noi “famiglia”, riteniamo molto importante e significativa anche per noi e per tutti quelli che si trovano nella nostra condizione.
È una veglia che ci deve far riflettere prima di tutto su quante e quali scorie radioattive e omofobe abbiamo nella nostra mente, nella nostra cultura e nel nostro modo di pensare e di agire.
Aiutati da quella relazione speciale che Iddio ha voluto instaurare con noi e che vuole avere con tutte le sue creature, dovremo avere il coraggio di farci un bell’esame di coscienza e guardando indietro nella nostra vita ricordare quante volte, quasi sempre per superficialità, non abbiamo trattato le persone di un diverso orientamento sessuale come fratelli e sorelle.
Con una certa dose di coraggio e insieme di vergogna ci vengono in mente tante occasioni dove non abbiamo saputo e voluto reagire alla mentalità corrente che, quando va bene, ghettizza e riduce a macchiette da barzellette le persone omosessuali.
Questo modo di pensare è tremendo, forse non uccide di morte violenta , ma crea i presupposti per tante “morti bianche” e per tante vite difficili da sopportare. Questa sera parlerete sicuramente anche di fatti atroci, ma noi invece vorremmo ricordare ai cosiddetti normali come noi di quanto siamo complici delle sofferenze quotidiane del vivere, dall’isolamento e dalla frustrazione che anche noi produciamo verso queste persone.
Noi che siamo una coppia di cristiani riformati abbiamo nel nostro dna la teologia del patto, prima di tutto del patto che Iddio ha voluto fare con l’umanità, poi i patti liberamente sottoscritti fra uomini e donne per vivere meglio, noi vorremmo suggerire un nuovo patto di convivenza dove ci impegniamo tutti a rompere questa catena di oppressione che sono i nostri pregiudizi e a vivere nella consapevolezza quotidiana che la vita, la libertà, i sentimenti di amore, di amicizia , di fraternità e la stessa felicità sono doni che Iddio ha fatto a tutti indistintamente e che noi non abbiamo alcun diritto di ledere.
Noi vorremmo suggerire infine che in questo patto ci sia l’impegno di chi vive “tranquillamente” la propria famiglia di non schierarsi mai più contro chi vive per libertà o per costrizione sociale in modo diverso la propria sfera affettiva.
Noi infine dichiariamo che ci impegneremo a rompere questa rete di odio contro gli omosessuali anche nell’educazione dei nostri figli, affinché questa lugubre catena di oppressione che è fatta di pregiudizio e di infamità venga spezzata.
Vorremo per i nostri figli un futuro in una società dove ci sia posto per tutti. Cari fratelli e care sorelle, ma forse tutto questo, anche se è tanto, visto da quale condizione di oppressione partiamo, non basta, forse il nostro Dio vuole qualcosa di più della semplice affermazione dei diritti individuali e collettivi per tutti, eterosessuali o omosessuali che siano.
Bisogna avere il coraggio di avere un sogno, di avere una profezia , un’utopia . Noi e voi insieme dovremo avere la capacità di assumersi il punto di vista dell’altro e cercare la felicità dell’altro. In fondo il comandamento che Iddio ci ha dato Ama il tuo prossimo come te stesso non significa anche questo ?
Se questo modo di comportarsi , se questa nuova frontiera dell’utopia sarà almeno simile alle promesse del nostro Dio essa si realizzerà.
Cari fratelli e sorelle, quando si hanno bambini piccoli come noi ogni tanto la sera vegliamo, bastano due linee di febbre ai nostri figli e il nostro cuore è in tumulto, e la notte diventa lunga. La veglia si protrae e i pensieri corrono e la preghiera di aiuto nasce spontanea nei nostri cuori.
Stasera anche voi sarete in una veglia, delle persone più indifese come dei bambini con la febbre non mancheranno nemmeno lì, nasca anche dai vostri cuori una preghiera di aiuto, il nostro Signore sicuramente vi aiuterà, ci aiuterà.
Nella e David Buttitta di Firenze