Padre James Martin e il ponte da costruire per l’inclusione delle persone LGBT+ nella chiesa cattolica
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Intervista di Alex Morris ai registi Evan Mascagni e Shannon Post pubblicata sul sito del mensile Rolling Stone (Stati Uniti) il 17 giugno 2021, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Quasi cinque anni fa un ventinovenne con un fucile semiautomatico e una Glock da nove millimetri entrò nel nightclub Pulse di Orlando (Stati Uniti) e uccise quarantanove persone, ferendone più di cinquanta. È stato l’attacco terroristico interno più letale dopo l’11 settembre, e l’attacco più violento che la comunità LGBTQ abbia dovuto subire in questo Paese.
“Penso che la cosa che più mi ha colpito sia stata il fatto che la maggior parte dei vescovi statunitensi non abbia reagito in nessun modo” dice padre James Martin in Building a Bridge, un documentario prodotto da Martin Scorsese che ha debuttato al Tribeca Film Festival 2021: “In occasione di altre sparatorie mortali, i vescovi si sono dichiarati vicini alle vittime, e in questo caso non posso credere che solo una manciata di vescovi abbia detto qualcosa. È stata una delle più tragiche sparatorie della storia degli Stati Uniti, e loro sono rimasti in silenzio”.
Quel silenzio ha determinato un svolta nel ministero pastorale di padre Martin: “Mi ha fatto molto arrabbiare il fatto che, anche nella morte, quelle persone erano perlopiù invisibili per la Chiesa”. Building a Bridge è una potente testimonianza dei suoi sforzi per cambiare questa situazione, e per diffondere un messaggio di inclusività in una tradizione religiosa che per molto tempo ha considerato l’omosessualità un “abominio”. Rolling Stone ha parlato con i registi del documentario, Evan Mascagni e Shannon Post, sull’impatto che sta avendo questo messaggio di inclusività e sul futuro di una fede che pare guardare al cambiamento piena di timore.
In che modo vi siete avvicinati a questa tematica?
Evan Mascagni: Sono cresciuto in un ambiente molto cattolico del Kentucky, e una volta cominciata l’università ho smesso di praticare con regolarità, ma mia mamma mi ha detto “Be’, ci sono delle voci progressiste nella Chiesa. C’è questo bravo prete che seguo su Instagram, e si trova anche lui a New York”. Mi pregava di andare a una delle sue conferenze, ma dapprima non ne volevo sapere. Poi mi dissi “Va bene, andrò a vedere questo prete”. E veramente mi ha colpito un casino l’energia che si sente alle sue conferenze, che poi si trasmette alla gente che lo segue. Non assomigliava per nulla a quanto conoscevo del cattolicesimo, in particolare quello del Kentucky. Ho subito pensato “Wow, qui c’è tanta roba”.
Shannon Post: Christine [Leinonen], che compare nel film, è la madre di uno dei miei compagni d’università [ucciso nel massacro del Pulse]. Quando studiavamo assieme, andavamo anche insieme al Pulse, perciò, quando Evan mi ha raccontato di padre Martin e di come fosse stato ispirato dalla sparatoria, ho visto subito il collegamento. Poi personalmente sono queer. Non sono cresciuta in un ambiente cattolico ma cristiano, e ho sempre percepito la chiesa come un posto non adatto a me, perciò mi sono subito connessa con il messaggio di padre Martin.
Quando lo avete intervistato, gli avete raccontato della vostra mancanza di fede?
Mascagni: Sì. Penso che fondamentalmente il mio problema con la Chiesa Cattolica sia (come dice padre Martin): il messaggio di Gesù è amore e inclusione. Giusto? E penso che il messaggio della Chiesa Cattolica, per come l’ho vissuto io da giovanissimo, non fosse questo. Perciò è stato corroborante ascoltare finalmente qualcuno che davvero, per me, predica il Vangelo, predica la parola di Gesù come si deve, senza usarla per dividere e per diffondere odio e bigottismo. È stato davvero corroborante per me vedere la Chiesa Cattolica come speravo potesse essere. È stata una guarigione. È stato molto bello vedere finalmente che non sei il solo a interpretare le parole di Gesù in quel modo.
Martin Scorsese [tra i produttori esecutivi del film], quando qualcuno gli chiede se sia ancora cattolico, dà una risposta del tipo “Ancora cattolico? Cioè, cosa intendi?”. Voglio dire, è parte di te, è nel profondo della tua identità, è il modo in cui sei stato tirato su, la cultura, tutto ciò che sta attorno a te. Non sono mica stato scomunicato dalla Chiesa. Sono cattolico e sono battezzato. Non vado regolarmente a Messa, e non partecipo a nessun Sacramento, niente del genere, ma è la mia identità. È difficile fuggire del tutto dall’identità cattolica quando da piccolo non hai conosciuto altro.
Ha parlato di Scorsese. Potete dirci come è diventato il vostro produttore?
Mascagni: Hanno sentito che stavamo facendo un film su padre Martin, si sono incuriositi, e abbiamo mandato loro una bozza del documentario. Poi qualcuno della squadra di Scorsese ha mandato un’email, e mi hanno detto “Hey Evan, abbiamo Marty in linea, sei libero?”; mi sono detto “Oh cavolo!”. Comunque sì, abbiamo parlato, ed era molto interessato al nostro tema (forse per le stesse ragioni per cui lo eravamo noi), ci ha dato dei feedback molto utili e idee creative, che abbiamo subito utilizzato. È un onore per noi avere il suo sostegno per il film e per tutti i suoi aspetti.
Be’, la reazione di padre Martin al massacro del Pulse è stata molto significativa, il fatto di non voler credere che la Chiesa non reagisse, e che questo lo abbia galvanizzato. Shannon, vorrebbe parlarci un po’ del momento in cui ha saputo della sparatoria?
Post: Io abito in Florida. Ho fatto l’università a Orlando, e quella notte mi hanno messaggiato. Io e il figlio di Christine abbiamo (o avevamo) una carissima amica in comune, che il mattino dopo mi disse che non riusciva a trovarlo al telefono. Per un po’ rimasi scioccata. Ci è voluto parecchio per capire cosa fosse successo, ma in un certo senso l’avevamo capito benissimo prima di saperlo.
Cosa pensate dell’inclusività, o della mancanza di inclusività, nella Chiesa Cattolica?
Mascagni: Penso che molta gente abbia cominciato a lavorarci molto prima di padre Martin. New Ways Ministry e suor Jeannine sono degli esempi di progetti che vanno avanti da moltissimo tempo, ma penso che siamo stati attratti da padre Martin perché lui è ascoltato dalla gerarchia, in quanto è molto attento a non criticare la dottrina. Voglio dire, il messaggio del suo libro è abbastanza moderato, vero? Trattate le persone LGBTQ con rispetto, compassione e delicatezza. Mi fanno incavolare le reazioni negative al suo lavoro, e il fatto che gruppi come Church Militant [organizzazione cattolica di estrema destra] abbia potuto far cancellare alcune sue conferenze facendo pressione sulle parrocchie che dovevano ospitarle. Questo ci ha fatto capire che, caspita, la Chiesa Cattolica ha ancora molta strada da fare, e questo abbiamo cercato di mostrare nel film.
Preferisco non parlare di Michael Voris [leader di Church Militant]. È stato difficile convincerlo a partecipare?
Post: All’inizio l’ho contattato io. Voris si è rivelato molto aperto. Forse pensa che qualsiasi tipo di pubblicità sia positivo.
Mascagni: Sì, è stato molto aperto e sincero, come potete vedere nel film. Il nostro è stato un gesto per creare un equilibrio. Noi registi non avremmo voluto dare voce a chi diffonde odio e bigottismo, ma d’altro canto Voris è il vero antagonista di padre Martin e del suo ministero, perché fa cancellare le sue conferenze, spamma i suoi social media, e più parlavamo con lui, più ci rendevamo conto che il suo non è un gruppuscolo di frangia, e quindi abbiamo pensato che fosse importante far capire chi sono gli avversari di padre Martin.
Perché, in queste tradizioni religiose, molta gente non capisce che Gesù vuole l’inclusione? Essere inclusivi non dovrebbe essere poi tanto rivoluzionario.
Mascagni: Penso che il messaggio di padre Martin sia così convincente, e abbia ricevuto tanta attenzione e pubblicità, perché è qualcosa di cui i cattolici sono sempre più convinti. È un tema che per troppo tempo la gerarchia ha ignorato, e penso che la gente ne sia stufa, e abbandona la Chiesa Cattolica. Leggete i commenti di padre Martin quando è uscita quella notizia, che la Chiesa non può benedire le unioni omosessuali: per molta gente è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne hanno abbastanza: “Perché dovrei stare in un posto che non mi accetta e non mi ama, e non lo farà mai?”. Penso che questo abbia fatto innervosire parecchia gente.
Non parlerò dell’annuncio del Papa sulle unioni omosessuali, che si vede alla fine del film.
Mascagni: Mi ha spezzato il cuore, davvero. Voglio dire, prima che accadesse, il film terminava con una nota molto positiva: padre Martin che incontra papa Francesco, il Vaticano che rilascia un’immagine dei due che parlano. Era bello da vedere. E poi è scoppiata la bomba. È proprio due passi avanti e uno indietro. Penso che per questo sia ancora più urgente che questo messaggio venga diffuso.
Lavorare a questo documentario ha cambiato il vostro rapporto con la fede?
Mascagni: Non sono più cinico come ero un tempo. Un tempo pensavo continuamente che la Chiesa Cattolica avesse bisogno di una riforma, che avesse bisogno di cambiare, e sono particolarmente interessato a come cambiare una istituzione dell’interno. Certo, i cattolici sono più di un miliardo. È una delle istituzioni più potenti del mondo. Vedere l’opera di padre Martin, e l’impatto vero che sta avendo su gente vera, mi ha ispirato un casino e mi ha reso molto meno cinico.
Post: Sì, penso che per me sia più o meno lo stesso. Non vado in chiesa, non sono ancora una credente, ma è stato davvero consolante per me sentire che esistono persone LGBT, persone queer, che sono a casa loro in chiesa e che si considerano cattoliche: ho visto che questo è possibile. Ora quindi sono molto più aperta.
Testo originale: Father James Martin and His Mission for LGBTQ Inclusivity Explored in New Doc